Luca Gardini

Abbiamo incontrato il talento iconoclasta della comunicazione enoica mondiale Luca Gardini, in attesa dell’imminente evento che lo vedrà protagonista a Paestum dal 18 al 20 marzo.

Proviamo ad immaginare la seconda vita di Luca Gardini – quarantenne romagnolo di Cesena – in breve tempo asceso nel gotha dei divulgatori della cultura enologica nazionale dopo importanti trascorsi da sommelier, come ad una rockstar impegnata in un lungo ed ininterrotto tour mondiale, senza requie né momenti di stasi.

Lontano, ma vivido nella memoria, il periodo in cui, a soli venti anni, approdò, da talento della sommellerie, in uno dei templi della ristorazione mondiale, la tristellata “Enoteca Pinchiorri” di Giorgio Pinchiorri, nessun tentennamento né cedimento rispetto alla gestione di una cantina fra le più celebrate del mondo. La stessa tensione “destrutturante” e gioiosamente anarchica – di alcune pratiche e ritualità ritenute eccessivamente arcaiche – l’ha riversata successivamente in tandem con lo chef Carlo Cracco, nell’omonimo ristorante meneghino, in cui, in soli sette anni, ha provveduto ad una palingenesi della carta dei vini, ed a rivoluzionare il servizio di sala.

Un cursus honorum di straordinaria eccellenza, a 23 anni miglior Sommelier d’Italia, sei anni dopo d’Europa, e nel 2010 il prestigioso titolo italiano della WSA, sino a culminare con l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana, ottenuta nell’anno 2019, per meriti consistenti nell’aver contribuito a diffondere la cultura enologica nazionale nel mondo, sorta di imprimatur alle suo nuove mire professionali, propaggini del primo arco della vita.

Lo incontriamo, a Napoli, in un tiepido mattino di un inverno ormai declinante, allo storico Caffè Gambrinus, in occasione della conferenza alla stampa di presentazione della X Edizione del Paestum Wine Fest. La manifestazione si svolgerà dal 18 al 20 Marzo 2022 nel Cilento, a Capaccio Paestum, organizzata dal nostro insieme all’inseparabile amico Angelo Zarra, Ceo di Divini Assaggi e di Zeta enoteca, con la collaborazione dell’imprenditore Ottavio Gabriel Sorrentino, sales director presso Exclusive Catering.

Luca anzitutto buongiorno, è davvero un piacere rivederti, e sempre in splendida forma, ci incontriamo nuovamente in occasione del Paestum Wine Festival, da te organizzato, speriamo sia foriero di una effettiva ripresa degli eventi in presenza, dopo tutti questi costringimenti che tanto hanno segnato il mondo del vino.

Carlo, buongiorno a te, per me è davvero un privilegio tornare a parlare di vino in Campania, quello che so fare meglio, ed a cui ho devoluto i futuri anni della mia carriera, come divulgatore “qualificato”. La location è d’eccellenza, gli spazi dell’ex tabacchificio SAIM di Borgo Cafasso, ottomila metri quadrati per una sede definitiva e di grande impatto visivo. Rimarcherà la creazione di un legame simbolico fra l’archeologia industriale e quella storica della Magna Grecia, che non a caso vedrà il coinvolgimento del designer Ottavio Gabriel Sorrentino, che ne ha curato gli allestimenti, presente alla conferenza di presentazione odierna.

Come descriveresti la sinergia che vi ha visto protagonisti nella messa a punto dell’organizzazione?

Di sicuro abbiamo registrato un coinvolgimento istituzionale davvero significativo, la manifestazione è patrocinata dalla regione Campania e dal Comune di Capaccio, grazie al supporto del sindaco, ci sarà la partecipazione di giornalisti d’eccellenza come Luciano Ferraro – del Corriere della Sera – e Luciano Pignataro, oltre ad opinion leader e scrittori come Paolo Lauciani e Cristiana Lauro. Ci saranno oltre trecento aziende presenti – contando anche quelle dei consorzi invitati – con oltre cento stand allestiti, ed uno spazio dedicato alla miscelazione e cocktail.

Dunque ci sarà una tua presenza quotidiana alla manifestazione, se non erro curerai anche delle masterclass, o sbaglio?

Assolutamente sì, insieme al mio amico fraterno Angelo Zarra vogliamo porre le basi di un sistema virtuoso, un gioco di squadra, nel quale le eccellenze della viticoltura possano esaltarsi e rafforzarsi a vicenda, con un coinvolgimento sistemico del pubblico di appassionati e operatori del settore, lontano da pratiche autoreferenziali e celebrative. Personalmente sarò sempre presente e dirigerò più masterclass, una dedicata alle vinificazioni naturali con l’azienda di selezione e distribuzione “Meteri”, un’altra al territorio della Valpolicella, un’altra ancora all’azienda Tramin, inoltre numerose verticali, con produttori del calibro di Paraschos, Petra e l’azienda di casa “San Salvatore” di Giuseppe Pagano.

Tornando alla tua personale interpretazione del ruolo di divulgatore, in più interviste hai dichiarato di essere anti-dogmatico nell’approccio. Cosa intendi esattamente con quest’espressione?

Per anti-dogmatismo intendo che il contenuto deve essere reso accessibile alla platea dei fruitori, senza preconcetti di sorta, come più volte asserito, un prodotto, magari illustrato da un pool di esperti, verrà comprato da una massaia in un market, è questo il senso ultimo della comunicazione, rivolgersi indiscriminatamente, senza cesure né soluzioni di continuità. Bisogna ripartire dal territorio e dalla sua narrazione, nel mondo dell’enologia, come forse in quello dell’arte – al quale credo appartenga – tutto è stato quasi già detto, quindi innovare a qualsiasi costo risulta essere un manierismo, se non si parte dal nucleo emotivo della materia.

Quanto riversi della tua personalità nello svolgimento dell’attività di wine communicator?

Tantissimo, molti mi dicono che ho un approccio e dei comportamenti eterodossi, ma senza un pizzico di follia e gusto del divertimento non si arriva da nessuna parte. Così come nel mondo della musica – penso al jazz ed al blues – l’improvvisazione non significa anarchia compositiva, anche la trasgressione ha le sue regole, e va gestita. Ancora, grandi campioni dello sport come Maradona e Tomba, non lo erano perché vincessero sempre, ma semplicemente perché creavano il senso dell’attesa nel pubblico, ed inoltre sapevano tracciare un solco nelle rispettive discipline, che molti saranno obbligati a seguire nel futuro, per non risultarne sempliciepigoni. Nei miei eventi non utilizzo mai slide, salendo in cattedra, ma ricerco costantemente quello che chiamo il punto G della degustazione, alfine di stimolare le zone erogene del gusto dei miei ascoltatori, è un’espressione che restituisce il senso della mia filosofia e metodologia di lavoro, fatta anche di studio e formazione continua.

Un’ultima domanda, prima del commiato. Quali sono i tuoi progetti prossimi?

Beh, ho fatto tanto negli ultimi anni, ivi includendo tasting ed eventi in giro per il mondo, dalla Russia alla Groenlandia, come “wine killer”, cioè scopritore di vini alla cieca, tanto da mutuare come immagine iconica quella di un mirino. Di recente sono stato premiato come migliore critico italiano di vini al mondo, dalla giuria di tastingbook.com, formata da esperti e critici di settore, sorta di riconoscimento al culmine del mio lavoro annuale di catalogazione e recensione sul sito gardininotes.com. A Maggio avrò l’ulteriore privilegio di scegliere per la rivista Forbes i migliori cinquanta vini d’Italia, ma state tranquilli, alla “vertigine della lista” so come resistere, da buon bevitore……….

carlo straface

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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