dolce_bacio

Francesca e Dante li avevamo lasciati a Sydney, ma hanno deciso di rivoluzionare ancora la loro vita trasferendosi ad Austin, nel cuore del Texas. Coraggio, forza e caparbietà rendono la loro storia bella ed affascinante. Vediamo come procede il Dolce Bacio a tre mesi dal loro trasferimento!!!

Dopo Sydney, vi siete trasferiti ad Austin (Texas), come mai questa scelta?

L’Australia è stata una scelta forzata fin dall’inizio; in realtà noi volevamo venire in Texas già 4 anni fa ma purtroppo le cose non si erano messe nel modo giusto e l’Australia in quel momento era l’unico Paese, scartata tutta l’Europa, con un clima favorevole e dove ottenere un visto ed aprire il proprio business era più facile. Poi comunque in Australia, anche volendo, dopo il cambio regole per avere un visto permanente, è diventato impossibile. Quindi ci siamo mossi semplicemente prima del tempo per riprovare con gl’Usa e per fortuna è andata bene. Gli australiani sono completamente diversi dagli americani, nonostante ne imitino usi e costumi. Il nostro cuore è stelle e strisce, non c’è dubbio. Il Texas poi è ancora diverso dal resto degl States, la gente è gentilissima, sono conservatori e amano la propria cultura e tradizione, patriottici al massimo, tant’è che ci sono t-shirts e gadget di ogni genere col Texas e la sua bandiera. Abbiamo scelto Austin perchè è una città centrale, in piena crescita, con gente che viene da tutto il mondo, con un clima quasi sempre caldo, molto giovane e dove praticamente per il gelato italiano non c’è concorrenza.

Sorbetto alla fragola fatto con frutta fresca e senza latte

Com’è il mercato americano rispetto a quello australiano?

Come detto sopra, più che una scelta di mercato è stata una scelta di cuore. L’Australia non c’è mai piaciuta. I mercati sono molto differenti: parlando di food trucks in Australia si lavora molto su markets ed eventi.. qui devi prenderti il tuo spot e trattare un truck come un negozio fisso. Poi chiaramente ti puoi spostare per andare ad eventi più importanti.

Combattete in un mercato dove l’ice cream detta legge, ci spieghi meglio le differenze tra ice cream ed il vostro prodotto?

L’ice cream detta legge, verissimo, perchè conoscono in pochi il vero gelato. Ma specialmente qui, dove appunto la gente arriva da ogni parte del mondo, o che comunque viaggia e molti sono stati in Italia e conoscono il gelato, una volta che lo assaggiano difficilmente tornano indietro. Se potessimo avere le locations di certi franchising di ice cream e poter affrontare gli affitti, li faremmo chiudere tutti!

La differenza la fa il prezzo: in zone ‘ricche’, dove la gente tiene alla salute e forma fisica, automaticamente è quasi sempre gente che ha un buon stipendio, sta bene e si può permettere di spendere di più per un prodotto di qualità; nelle zone più povere, dove le persone guadagnano meno e hanno spesso anche tanti figli, non possono spendere di più anche solo per un gelato, e allora vince l’ice cream…quantità giganti per prezzi metà dei nostri (aggiungici i fast food e trovi il 90% di obesi). Soprattutto ice cream da supermercato, perchè anche le catene di ice cream intese come negozi non hanno i prezzi poi tanto più bassi dei nostri… o se non altro possono fare porzioni più grosse e chi non ci tiene, o non conosce il vero gelato artigianale, va dritto lì.
Le differenze tra gelato artigianale e ice cream sono numerosissime: il gelato ha la metà dello zucchero e delle calorie, non ha grassi idrogenati ed è fatto dalla base fino al gusto finale con ingredienti freschi e di qualità; l’ice cream è un miscuglio di polveri chimiche, paste più o meno sintetiche, aggiunte ad acqua o latte, pieno di grassi e zuccheri di basso costo. Una vetrina di gelato artigianale in media va tra i -10/-12 gradi; una per ice cream -18/-20 gradi, perchè appunto pieno di zucchero e schifezze che, in quanto anticongelanti, farebbero sciogliere tutto a temperature più alte. Per non parlare dei coloranti che sono tutto tranne che naturali.

Ad Austin proponete anche il gelato vegan e gluten free, anche in America si sente quest’esigenza?

Assolutamente si…abbiamo sempre opzioni vegane, sia per vegani che per intolleranti al latte; ultimamente faccio il sorbetto al cioccolato per dare un’alternativa ai gusti frutta, che facciamo non solo perchè vegani ma perchè ci piace farli solo con frutta fresca. Quando assaggiano un sorbetto di frutta non credono al loro palato! 1) perchè non sono abituati al sorbetto solido come un gelato ma a quello liquido da ristorante che spesso sa solo di acqua (sempre perchè fatto chissà con quali ingredienti); 2) perchè non hanno mai mangiato in vita loro un gelato fatto con frutta o in generale con veri ingredienti e non polveroni. Vedi il gusto tiramisù che facciamo col vero mascarpone, savoiardi e caffè e non credono alla bontà quando lo assaggiano…ormai è diventato l’acerrimo rivale del cookies and cream, che facciamo sempre e sempre artigianale con veri biscotti, ma quando assaggiano il tiramisù non hanno più dubbi.

Oltre al gelato state proponendo anche dei classici della pasticceria italiana  come il tiramisù ed il cannolo, che riscontro hanno?

Il tiramisù va alla grande! Lo faccio con la ricetta che faccio da 30 anni come mi ha insegnato la mia mamma ed a differenza di tutti i ristoranti italiani – autentici o meno – che usano pan di spagna e panna nella crema, io lo faccio coi veri savoiardi e non metto panna…è super leggero e buonissimo, il tempo di consumo è di circa 3 minuti 😀 ; in più appunto riempiamo i cannoli o col gelato o con la ricotta fresca come mi ha detto una siciliana d.o.c.. poi aggiungiamo a scelta pistacchio o cioccolato o frutta candita. Ho altre cose in mente, come la panna cotta che inserirò a breve. Diciamocelo, il cibo italiano è sempre il più amato, e quando capiscono che è autentico ne vanno letteralmente matti… ma oltre all’ice cream dobbiamo lottare contro il finto gelato italiano..fatto come l’ice cream ma chiamato gelato perchè fa figo e chiama gente… e questo non è giusto; e anche coi finti ristoranti italiani che oltre a piatti inesistenti nella nostra cucina propinano dolci rivisitati.

Pumpkin pie, fatto con zucca, noce moscata, zenzero, chiodi di garofano e cannella

Avete modificato molto la vostra offerta rispetto al mercato australiano?

Siamo partiti molto semplici e classici, con tipici gusti italiani che sono molto apprezzati. Pensa che dal secondo giorno mi hanno chiesto la stracciatella…l’ho chiamata proprio così ed è uno dei più venduti e ormai ce l’ho tra i gusti fissi. Non mancano mai tiramisù, pistacchio e cioccolato. Cerco sempre di fare 2-3 gusti che vanno più incontro ai gusti americani, come cookies and cream, caramello salato, ora ad esempio faccio la pumpkin pie.. ma noto sempre di più che chi torna non me li chiede nemmeno più, chi viene la prima volta assaggia un pò e in percentuale sceglie di più i classici italiani… questo ci fa molto piacere. Cerco sempre di pensare cose nuove comunque, mi piace sperimentare. In Australia invece erano sempre quei 3-4 gusti, perchè non conoscono altro, o i mappazzoni come li chiamo io, ovvero intrugli di quelli che erano i miei ingredienti rimasti ma che andavo alla grande perchè l’australiano, più è condito e ricco anche se gli ingredienti non c’entrano nulla l’uno con l’altro, più è contento.

Cosa potreste consigliare a chi volesse trasferirsi in USA?

Ma sai, l’esperienza si fa sempre sul campo, dipende dal business che si vuole fare. Consiglio sempre di mantenere l’autenticità e poi valutare che cambiamenti fare. Per il discorso ‘immigrazione’ di rivolgersi a gente competente perchè il percorso è lungo, difficile e soprattutto molto ma molto costoso.

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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