«Cari signori, vi ringrazio per lo chef ma io sono un cuoco!» chiarisce il maestro Andy Luotto, intervistato da Antonio Savarese e Luigi Cristiani nella diretta sulla pagina ufficiale Facebook di Food Makers.
Statunitense, ma innamorato dell’Italia sin dal suo primo arrivo da adolescente per conoscere il padre, aristocratico italo-americano impegnato nel doppiaggio del cinema italiano per il mercato anglofono. Proprio nel Bel Paese ha avuto inizio il suo amore sconfinato per il cibo: «Avevo già un buon palato, ma venendo in Italia mi si è aperto il mondo, la mente, il cuore di fronte al cibo» racconta Andy svelando come «la follia per cucina sia nata dalla “scarpetta” che mi fu insegnata da Maria Illuminati, quest’ultima faceva parte della servitù in casa di mio padre».
Oltre alla ristorazione con consulenze oggi in giro per il mondo, a caratterizzare la vita e il successo di Luotto è stata la televisione dalla metà degli anni settanta. Scoperto da Renzo Arbore, ha partecipato per la Rai a programmi di successo come L’altra domenica. «Avevo intuito che si stava facendo qualcosa di straordinario – dice Andy – ma non che sarebbe andato nella storia della televisione o del mondo della comunicazione. Da quel momento hanno cominciato a offirmi anche dei film per il cinema». Tra questi c’è SuperAndy, «che rientra nella categoria dei dieci film più brutti della storia della cinematografia mondiale!» sottolinea con umorismo Andy Luotto.
Un buon umore evidentemente dovuto alla sua condizione di «aspirante terrone, perché meridionalista di natura. Avevo tre nonni su quattro piemontesi e la nonna siciliana che ha salvato la faccenda». Secondo Luotto, «qualunque straniero venga dall’estero è instintivamente attratto dal Sud».