Amici lettori e appassionati venerdì è iniziato il mio nuovo viaggio in giro per cantine vitivinicole ed ho avuto la fortuna e l’occasione  di poter visitare  una realtà che volevo conoscere dal vivo da tempo l‘Azienda  Il Colle del Corsicano .

Il nome è stato scelto dal loro enologo/ agronomo richiamando il nome del Monte. 

Un’Azienda che si colloca in Contrada Franco a San Marco ( SA) , zona Castellabate, quindi parliamo di un territorio straordinario quale il Cilento. 

Il Cilento è un territorio ricco di storia e cultura. Infatti, il nome Cilento sembra derivare da ” Cis Alentum” , al di là dell’ Alento , in questo modo i Romani definirono il territorio compreso tra il Fiume Solofrone e l’ Alento. 

La storia di questo territorio ha inizio con quella delle sue città greche: Poseidonia, Paestum, Elea – Velia. 

Nel terzo secolo A.C. questi territori diventavano mete turistiche per i facoltosi Romani, che già apprezzavano la genuinità dei prodotti agricoli ed il mondo rurale, costruendo villaggi e fattorie. Geograficamente parlando il Cilento è una Subregione della Campania, nel territorio della Provincia di Salerno, dichiarato dal Giugno 1997 dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. 

Un territorio, in prevalenza montuoso ad eccezione di poche piane costiere, è formato da calcari e da dolomie, dovute ad una forte erosione che i corsi d’acqua Alento, Bussento, Calore, Mingardo provocano, insieme ai fenomeni carsici. 

In Cilento si trovano diverse vette tra cui il Monte Cervati, il Monte Faiatella , il Monte Sacro e il Monte Scuro con fauna e flora diversificata, che và a delineare i diversi areali ed altitudini. Il Cilento si contraddistingue per una vasta fascia costiera con un litorale accidentato, con tanti promontori rocciosi, piccole baie e spiagge sabbiose. La maggior parte del territorio è custodito dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con una vastissima area naturale e due aree marine protette, Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi. Il Cilento da millenni ha inspirato poeti e cantori. Il Cilento rientra tra i luoghi della Dieta Mediterranea, iscritta alle liste del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel Novembre 2010. 

Il proprietario dell’Azienda è Alferio Romito, che conduce l’azienda giovane insieme alla famiglia. 

L’idea di produrre vini è il frutto del sogno di un ragazzo giovane di neanche 30 anni, che portava con sé da sempre, per il suo attaccamento al territorio. Da piccolo trascorreva le vacanze chiedendosi sempre quando sarebbe giunto il momento di vendemmiare le uve che la nonna gli mostrava in vigna. Per Lui la vendemmia era gioia ed emozione che trascorreva nella loro piccola cantina, ” u vuttar” nel dialetto cilentano, aiutando il padre. Scendere nel tino a recuperare le vinacce fermentate, da inviare alla torchiatura, era la fase che preferiva. Guardare scorrere il mosto/vino dal tirchio scolpito nella pietra era un’emozione unica, tanto da custodirla ancora oggi. Terminate le scuole di primo grado ha le idee chiare e si iscrive all’Istituto agrario di Eboli, dove prosegue gli studi con interesse, anche se la sua materia prediletta è l’enologia. Diplomatosi inizia subito gli studi in viticoltura ed Enologia alla Federico II di Napoli, mettendo in pratica la sua passione. Non ha mai delegato il suo lavoro in vigna, lo ha sempre custodito. Raggiunto il titolo di enologo si è specializzato in scienze e tecnologie agrarie. Tutto questo ha accentuato la sua voglia di produrre vino, o meglio il suo vino, che ha sempre sognato, dalle uve e vitigni prodotti nella sua azienda. 

La sua azienda agricola nasce a Castellabate ( SA), immersa nella macchia mediterranea, poco lontano dal mare del Cilento. Da 4 generazioni coltivano sui suoi terreni, vigneti e olivii secolari, che rappresentano l’immagine del loro territorio. 

La loro prima vendemmia è stata nel 2017. 

L’azienda si sviluppa su una superficie di 10 ettari, divisa in due corpi. 

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A San Marco di Castellabate si trovano i terreni storici di famiglia dove coltivano le loro vigne da cui si ottengono uve a bacca rossa, da vitigni autoctoni, Aglianico e Primitivo( questo è quello del cuore di suo padre). A Punta Licosa, a pochi metri dal mare, hanno impiantato un Vigneto di 2,5 ettari. In questo vigneto suggestivo, hanno deciso di coltivare in prevalenza uve da Fiano con cui producono i loro vini bianchi. Non a caso, il termine Licosa, deriva dal greco Leukosia che vuol dire bianca. 

La coltivazione dei terreni, la cura delle piante si svolge seguendo attentamente le pratiche dell’agricoltura biologica. Nutre il suolo con sostanze organiche ed elementi minerali rilasciati dallo sfalcio degli inerbimenti spontanei o seminati. Le vigne come gli oliveti sono totalmente inerbiti in modo da proteggere il suolo contro l’erosione e dalle alte temperature estive sempre in aumento. La protezione delle piante avviene tramite l’uso di prodotti biologici, di copertura, a protezione dell’ambiente. Hanno scelto la coltivazione biologica perché credono nei valori  della loro terra e non per moda. 

Hanno una linea di tre vini : 

Un bianco che si chiama ” Licosa” Cilento Fiano DOC, è l’autentica espressione del Fiano del Cilento. Uve Fiano coltivate nella sola vigna a Punta Licosa, a Castellabate Fiano 100% con esposizione sud/ ovest, nord/ ovest, il terreno un po’ sabbioso altri  misti sabbiosi/ argillosi, praticano coltivazione e potatura a controspalliera semplice con potatura a Guyot. Effettuano raccolta manuale con vinificazione in bianco in serbatoi termo condizionati. 

Ho degustato un Licosa 2019 100% Fiano 13,5 vol. Con un’etichetta abbastanza identitaria. Risulta di un giallo paglierino. Al naso si percepisce la polpa bianca, fiori bianchi, al gusto una nota di ananas. Un vino che può avere un’ invecchiamento di massimo tre anni. Ha una buona acidità, sapidità e persistenza ed è abbastanza fresco. Poi siamo passati a degustare il Rosato : 

Il ” Furano” Cilento Rosato IGP Paestum . Un vino rosato, ottenuto da Vinificazione in bianco di uve Aglianico. Uve coltivate nella vigna a Punta Licosa, durante la maturazione giovano della brezza marina derivante dal mare, detta Furano in Cilento. Al naso ho percepito note floreali che rimandano alla rosa e ai frutti rossi e già si sente il Tannino. Ha un gusto fresco che ti avvolge tutta la bocca, con ingresso morbido, esprimere anche grande persistenza. Note di fragola, fragoline di bosco ed un accostamento con note di pasticceria e qualche percezione agrumata. Abbinato a una tartina di pane, ricotta e fettina di kiwi. 

Ed infine ho degustato il rosso : 

Il ” Patrinus” Cilento IGP Paestum 14,5% vol. 

Il nome è stato scelto in onore del padrino di cresima di Alferio . Un vino ottenuto da uve Aglianico ( 93%) assemblate in piccola parte con uve Primitivo ( 7%) prodotte in Azienda. La struttura dell’Aglianico e l’equilibrio del Primitivo rendono questo vino armonico e raffinato con note di frutti rossi, mora, lampone e ciliegia. Ma ho anche percepito amarena sotto spirito, un gusto morbido,nota di liquirizia a poco a poco che si apre ed una leggera tostatura, dovuta al lieve passaggio in barrique di rovere francese di 2° e 3° passaggio. Può tranquillamente resistere fino a tre anni di invecchiamento. È preferibile in abbinamento alla sopressata locale fatta dal papà di Alferio, formaggi locali,con un piatto di paccheri al pesce spada e pomodoro, polpette con prezzemolo fatte da Carmela. 

Loro producono anche due tipologie di olio, sempre dagli oliveti della loro azienda. 

L’ ” Olio Corsicano” , un olio extravergine di oliva. Olio base ottenuto con una raccolta a maturazione perfetta; mentre l’altro tipo di olio, è creato con olive raccolte una settimana prima della completa maturazione così da renderlo più ricco in polifenoli e più ricco al gusto. Corsicano olio extravergine di oliva ottenuto in coltivazione biologica, delle varietà Ogliarola, Rotondella, Frantoio e Leccino, raccolte a mano ancora verdi, agli inizi della maturazione. La lavorazione delle olive è effettuata subito dopo la raccolta, tramite sistema integrale con estrazione dell’olio a freddo. Le sue caratteristiche: ha un fruttato medio con sentori che rimandano alla mandorla, la figlia di carciofo, erba appena sfalciata. Al gusto si percepisce una sensazione di amaro e piccante ma ben in equilibrio tra loro, rilasciando un piacevole consumo e versatilità su differenti portate. Ricco in antiossidanti ( polifenoli e Vitamina E)che apportano all’organismo. 

È un’azienda che per me è una chicca di piccola produzione ma di grande eccellenza e qualità. Un luogo che merita davvero di vedere più diffusione sul territorio italiano ed extra territoriale . 

Posso lasciarvi la mia esperienza personale e raccontarvi che passeggiare ed immergersi tra i filari della vigna è stata un’emozione che mi ha preso il cuore e l’anima.. calpestare e toccare con mano la terra che nutre la vigna, vedere il defogliamento e la raccolta dell’uva bianca terminata.. l’immergermi dentro il vigneto da sola al tramonto, mi ha permesso di sentirmi libera, di respirare pienamente, ho avvertito un senso di appartenenza… Mi ha permesso di riflettere e comprendere e sperimentare molte cose dentro me stessa. E poi osservare, godersi e gustarsi il tramonto sul mare a Punta Licosa dall’interno dei filari è una magia che non riesco neppure a tradurre in parole. Da appassionata ed esploratrice e sommelier del mondo del vino ed amante in particolare delle piccole realtà vinicole.. vi suggerisco di andare a visitare dal vivo e di toccare con mano questa meravigliosa realtà e scoprire la magia di questo territorio. E vi assicuro che i loro prodotti vi resteranno nel cuore. 

Vi aspetto prossimamente per il successivo tour per vigne. 

Photo : Diritti Riservati Brunella La Salvia Facebook , @ fenice_82 instagram

 
 
Instagram : Il Colle del Corsicano Winery
 
Facebook : Il Colle del Corsicano  Alferio Romito

Brunella La Salvia

Sono un Assistente Sociale professionale, ma anche un insegnate abilitata per la scuola Infanzia e Primaria. Poi un giorno a furia di uscire e bere e mangiare fuori con gli amici e disquisire sui piatti...

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2 Comments

  1. Ciao Brunella, buongiorno. Bello l’articolo e interessante l’azienda che spero di poter visitare al più presto, soprattutto per conoscere Alferio.
    Una domanda: al Licosa e al Patrinus hai valutato una longevità intorno ai tre anni. Ma non è un po’ poco per un Fiano e soprattutto per un Aglianico? O sono vini pensati e prodotti proprio per essere bevuti giovani? Personalmente, ho assaggiato bottiglie di Fiano e Aglianico invecchiate per quasi un decennio ed erano ancora strepitose, per cui mi è sorto questo dubbio.
    Ti ringrazio e di nuovo buona giornata.
    Claudio Trinca – Roma

  2. Ciao Claudio grazie per il tuo commento tecnico e attendo. Io quando scrivo parlo dei vini che ho degustato in quel momento e racconto l’evoluzione di quel periodo. Ma sono certa che Aglianico può evolvere per 10 anni ma dipende molto da come vengono fatti i vini. Per i bianchi c’è ancora poca cultura sulla loro lunga evoluzione che stiamo cercando di sdoganare..e nell’articolo per il Fiano era una proposta iniziale di controllo di evoluzione del Licosa verificata fino agli anni indicati .. poi col tempo si può vedere anche se evolve bene anche oltre.
    Mi auguro tu possa andare presto a trovare Alferio. Poi magari mi racconti la tua esperienza.
    Mi auguro tu possa continuare a leggere i miei articoli sui vini e aziende. Grazie

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