Fiorella Breglia è una food-influencer, Chef Insegnante di cucina tradizionale e artistica e Creativa del food, che tra Napoli, dov’è nata, e Milano, sua città d’adozione, ha creato il blog Cucinoperamore nel 2015 con lo scopo di comunicare la sua passione per la cucina.

Fiorella ama lavorare con la bellezza naturale dei colori e delle forme degli alimenti, soprattutto delle verdure, che rappresentano per lei una primaria fonte di ispirazione dei suoi piatti.

L’abbiamo intervistata:

Ciao Fiorella, ci racconti come nasce il tuo Blog Cucinoperamore?

Il mio Blog Cucinaperamore nasce nel 2015, nasce a seguito della scomparsa di mia madre. Ho sempre ammirato ed amato questa donna speciale che aveva un rigore particolare, lei ha sempre avuto un modo di comunicare con il cibo molto empatico, avendo un rispetto per la materia prima e per lo spreco, lei ci amava attraverso il cibo. Io ho sempre cucinato per la mia famiglia e per gli amici, da quel momento ho deciso di mettere on line questo mi amore anche se da sempre avuto una fortissima esigenza di condividere. Lo dico anche ai miei alunni, nella vita si può fare tutto, si può fare un grande piatto e scegliere se tenerselo per sé oppure metterlo a servizio degli altri, per me la cucina è il più grande gesto d’amore. Sia nella prima fase, cioè quando si realizza un piatto con cromaticità, passione destando lo stupore dei commensali, ma la finalità è doppia quando si decidere di condividere. Io quindi cerco di dare a chi mi segue idee, soluzioni ma soprattutto trucchi in modo tale che le persone possano destreggiarsi nel modo più simpatico possibile. A volte la realizzazione di un piatto, in famiglia, diventa motivo di festa, ed questo che voglio veicolare con i miei social.

Il mio profilo Instagram  attualmente ha circa 140.000 followers, ma quello che più mi soddisfa sono gli insight, alcuni video hanno ricevuto 300.000 visualizzazioni con una copertura di circa mezzo milione. Pensare che così tanta gente mi segue mi riempie il cuore.

Chi in famiglia ti ha trasmesso questa passione per la cucina?

Mia madre era una donna meravigliosa, che esprimeva il suo amore con il silenzio, con il fare e con l’esempio. Ci ha impartito l’educazione, il rispetto per il prossimo e nel mio caso l’amore per il cibo con la sua dedizione. Cucinare per noi e per il marito era il suo primo pensiero la mattina e l’ultimo della sera. Io ricordo che la sera tornata a casa, pensava a mettere a bagno i ceci oppure preparare le macchinette per il caffè per il mattino seguente. Nessuna scuola potrà insegnarmi quello che mia madre mi ha trasmesso con i suoi gesti e questo grande amore è il più grande regalo che mi potesse fare.

Come nasce il tuo libro “Le ricette di Cucino per amore – Trucchi in cucina e 20 ricette d’amore”?

Sul libro puoi trovare ricette della tradizione, di casa mia ma anche della mia innovazione, c’è anche molta storia, sono racconti della mia vita culinaria. La mia cucina è in continua è evoluzione ed ecco perché è stato giusto metterlo nero su bianco. Con queste 20 ricette tra tradizione ed innovazione con alcuni piatti molto particolari come la genovese di polpo o quella di patate, mi ha fatto piacere condividerli.  Vedere i miei follower replicare quello che io ho esplicitato con un video è la mia più grande soddisfazione, perché credo che la cucina sia patrimonio di tutti. Io prediligo ingredienti semplici che costano poco e le mie ricette possano essere replicate da tutti nelle proprie case. Io ho fatto cori di cucina artistica.

Ci sono soprattutto i trucchi che sono fondamentali per la riuscita di un piatto, delle piccole accortezze che permettono di evitare dei pessimi risultati, come per esempio il fatto che per non far aprire in fase di frittura delle “arancine” è opportuno metterle in freezer per 15 minuti che permette di farle compattare e togliere quel residuo di caldo che non favorisce la frittura.

Sei una chef, cooking class teacher e food artist, come riesci a coniugare tutti questi ruoli in cucina con quelli di mamma?

Il ruolo di madre è al primo posto, io sono madre sempre, anche quando dormo. Credo che per coniugare tutto sia una questione di organizzazione e di impegno. Prima di andare a dormire mi organizzo per la giornata successiva in modo che il giorno dopo possa fare qualcos’altro non solo per me ma anche per gli altri, perché la vita è un donare al prossimo ed è la cosa più bella del mondo.

Qual è  il consiglio che dai ai tuoi studenti?

La mia è una generazione non tanto presente in cucina, i nostri genitori ci hanno dato tutti gli strumenti possibili per studiare ed affermarsi nel mondo del lavoro, ci sono mancate un pò le basi. Devo dire che i miei studenti, che in media appartengono ad una fascia d’età che va dai 18 ai 35 anni, hanno un enorme desiderio di apprendere le basi della cucina italiana. C’è un ritorno alla tradizione e posso consigliare di esercitarsi, di carpire i segreti, dico loro di comportarsi come delle spugne per assorbire tutti i segreti, i trucchi che sono alla base della nostra tradizione.

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Ami cucinare con le forme ed i colori  degli alimenti, come nasce un piatto di Fiorella Breglia?

Il mio piatto nasce dalla scelta della materia prima che normalmente nasce dal fresco. Vado al mercato ed ammiro le forme ed i colori dei vegetali, da qui inizio a fantasticare su cosa proporre in tavola. Io ho una grandissima passione per i vegetali che ovunque io vada provo a cercare e comprendere come questo si possa adattare ai diversi piatti per poi farlo mio.

La mia grande passione e lavoro quando sono in cucina è quello di preservarne i colori, questa è un’altra tecnica che mi ha insegnato mia madre, lei era capace di cucinare i “friarielli” più verdi che abbia mai visto. Anche questo è un trucco, consiglio sempre di utilizzare casseruole molto ampie in modo da preservarne i colori e le forme, non coprirli e girarli in modo continuo, quindi potrei affermare che l’ingrediente più importante è l’amore e la dedizione che si mette in cucina. Il cibo deve essere coccolato per ottenere il massimo.

Il tuo mantra è : ” La cucina è semplice e per tutti”, ci spieghi come?

La cucina è patrimonio dell’umanità e soprattutto chi comunica, chi fa l’influencer come me, non può permettersi di utilizzare degli ingredienti che discriminino chi non può trovarli. è fondamentale far utilizzare prodotti a tutti accessibili.

Sicuramente uno dei miei chiodi fissi è la cucina non spreco, anche questo un insegnamento di mia mamma. Tutto il cibo si può reinventare e quindi bisogna partire dalle scorte che si hanno in frigorifero per decidere cosa cucinare. Credo che un ottimo consiglio prima di andare a fare la spesa e vedere quello che abbiamo in frigo e così definire la spesa da fare.

Tra i tuoi diversi eventi ci piace ricordare “Blind Gourmet Dinner”, ci racconti qualcosa in più?

Questo evento è nato con la collaborazione con Annalaura Di Luggo che presentava il suo progetto fotografico-performativo Blind Vision, presso l’Istituto per i non vedenti “Paolo Colosimo”.  L’obiettivo della cena, esaltare le percezioni sensoriali, un gioco di sperimentazioni percettive che ha visto partecipi il gusto, il tatto, l’udito e l’olfatto. Poiché tutti i piatti furono presentati al buio chiesi ad Annalaura di proiettare a valle della cena tutti i piatti presentati, preparai questi piatti come se dovessero essere visti, impiattati nel modo più artistico possibile. Il menù era composto da una melanzana striata in ballshape, con cuore di delizia al limone su tagli di frisella di kamut allo specchio rosso di Sorrento, poi una julienne di seppia nostrana su salsa di cardamomo e menta su ice-cream alla paprika. Come primo un risotto alla “Nerano” con schizzi di caramello di canna grezzo ed infine una sbriciolata con marmellata di foglie e fragole su laghetto di cacao amaro ecuadoregno.

La difficoltà di una blind dinner è che devi servire tutto molto velocemente ed in contemporanea, un’esperienza fantastica.

Durante la pandemia hai fatto compagnia, e continui a farla, con i tuoi video, ti aspettavi tutto questo successo?

A dire il vero no. Io ci metto il cuore e l’anima nel fare i miei video, ricordo con piacere quando abbiamo fatto la nottata delle pastiere momento nel qual sono stata sommersa da commenti e richieste di informazioni da parte dei miei follower. Accostarsi alla cucina significa accostarsi ai ricordi alla tradizione è un momento di vera e reale condivisione, la cucina rappresenta forse uno dei collanti di forti che esistono.

Qual il piatto della memoria di Fiorella Breglia?

Il mio piatto della memoria è un piatto di pasta che mia madre chiamava “boulunieu”, consiste ne preparare questo sughino di pomodorini misto come il piennolo, il vesuvietto, il corbarino e di farli ridurre con cipolla abbondante, non fritti ma bolliti in modo che si creava una bella cremina con l’aggiunta dei germogli del basilico che danno un sapore eccezionale. Infine, mia madre aggiungeva questo formato di pasta “Rosa marina”, che anticamente a Napoli era conosciuta come il riso napoletano, facendo risottare il tutto ed infine aggiungeva parmigiano e peperoncino.

Sei napoletana, qual è il piatto della tradizione a cui sei particolarmente legata?

Sicuramente la genovese che è un piatto di una bellezza unica, con una cromaticità notevole, riesci ad ottenere un giallo, un colore oro misto tra la cipolla un pò caramellata e la carne, un piatto iconico che ha bisogno di tanta dedizione perché si è in parte obbligati a stare vicino ai fornelli, per me è un momento di riflessione e potrei affermare che per me è teraupetico!

Sei anche Console Generale Onorario della Repubblica Popolare del Bangladesh in Campania, ci puoi dire qualcosa sulla loro cultura gastronomica?

Io adoro il loro modo di cucinare, spesso faccio piatti della loro tradizione, come loro adoro le spezie che spesso utilizzo nei miei piatti. Adoro il loro riso accompagnato spesso con il pollo o anche i gamberi, nei loro piatti si rispecchia in toto la loro cultura, una cucina lunga e complessa.

Sei un vulcano d’idee, hai altri progetti per il tuo Blog?

Sicuramente sempre più condivisione non solo virtuale ma condividere la mia idea di cucina anche fisicamente. Proprio in questi giorni abbiamo presentato a Milano la prima cooking class con un circa 20 influencer che vanno dal fashion, all’arte alla fotografia. È stato un momento di aggregazione molto bello. Abbiamo preparato gli gnocchi, partendo dalla patata bollente e poi condendolo con il ragù che avevo già preparato, ognuno di loro in base anche al proprio passato lo arrotondava chi con le mani chi con la forchetta, è molto bello vedere come il retaggio di ognuno si esplicita in questi piccoli gesti.

Credo che queste cene conviviali siano il futuro della nuova forma di socialità. Coinvolgere le persone nel preparare i piatti è un esperienza molto bella, persone diverse con  background differenti è un arricchimento anche per me.

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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