Ora è ufficiale: la birra Peroni è diventa ufficialmente giapponese, infatti il gruppo Asahi fa sapere di aver chiuso il preannunciato accordo, comprando dai belgi di Anheuser-Busch Inbev anche la cugina olandese Grolsh.
Asahi Group Holding – fondata nel 1949, ma con radici a Osaka fin dal 1889 – ha raggiunto l’accordo per rilevare la Peroni – assieme all’olandese Grolsch e alla birra artigianale moderna britannica Meantime – in una operazione del valore di 2,55 miliardi di euro in contanti. Lo stringato comunicato di ieri del gruppo nipponico, per la verità, non conferma il prezzo, ma rinvia all’offerta vincolante effettuata lo scorso febbraio a questo importo.
L’attuale proprietaria (dal 2003) SABMiller ha reso noto che AnheuserBusch InBev (che sta comprando il gruppo britannico) ha accettato l’offerta di Asahi, che diventerà automaticamente operativa non appena la loro maxifusione da circa 110 miliardi di dollari sarà approvata dalle autorità Antitrust. Per l’intesa destinata a creare quello che sarà di gran lunga il maggiore gruppo birrario globale (con una quota di mercato intorno al 30%) il via libera è atteso per la seconda metà di quest’anno ed è reso più probabile dalla campagna di dismissioni in corso finalizzata proprio a evitare uno stop amministrativo alla concentrazione, soprannominata “Megabrew” in alcuni circoli finanziari.
Il mese scorso, ad esempio, SABMiller si è accordata per vendere la quota del 49% nella sua joint venture cinese al partner locale CRB per 1,6 miliardi di dollari, mentre è in cessione anche la quota nella joint americana MillerCoors al partner Molson Coors per circa 12 miliardi di dollari.
Asahi, con questa operazione, espande la sua piattaforma in Europa con l’obiettivo di diventare un player globale, visto che le prospettive di mercato in Giappone (dove ha una quota del 38%) non sono brillanti. Non sono previsti problemi per il via libera da parte di Bruxelles (altra condizione formale per la finalizzazione dell’acquisizione). Restano esclusi dall’accordo i diritti sulla Peroni e su Grolsch negli Stati Uniti.
Quando nel 1846 la ditta Peroni fece la sua comparsa a Vigevano, nessun giapponese sapeva cosa fosse la birra: solo otto anni dopo questa bevanda fece il suo primo ingresso nell’arcipelago, portata dal Commodoro americano Perry come regalo allo Shogun. Centosettanta anni dopo la sua nascita, la più famosa birra italiana fa rotta verso il Giappone, nel frattempo diventato il settimo Paese produttore al mondo.