Una consolidata realtà l’azienda agricola pugliese Mazzone in Ruvo di Puglia, da circa venti anni fautori di una realtà capace di coniugare tradizione ed innovazione

La storia di una famiglia, la storia di una passione avita, la storia di un territorio probabilmente unico al mondo, a pochi chilometri da Bari e dall’affascinante Castel Del Monte.

Gli anni settanta, un territorio di provincia a vocazione rurale, scosso da rivolgimenti socio-economici: questo il contesto nel quale Domenico Mazzone, padre di Francesco – oggi a capo dell’azienda – Giuseppe e Massimo, ereditò piccoli appezzamenti terrieri nell’agro di Ruvo di Puglia, precipuamente adibiti a frutteti, oliveti, e solo marginalmente vigneti.

La volontà di Francesco che si fa concrezione, il diploma di enologo al culmine di un corso di studi di enotecnico presso l’istituto di Locorotondo, seguito dall’avocazione a sé della gestione aziendale, in seno alla famiglia, con la collaborazione dei fratelli. La costruzione della cantina sotterranea, la realizzazione di nuovi impianti di vigneti, l’acquisto delle prime barrique di rovere francese unitamente alle vasche di acciaio per la vinificazione, fece da viatico all’implementazione del proprio progetto, volto alla produzione di vitigni tradizionali locali, sotto l’egida dell’accoglienza in cantine e della divulgazione culturale.

Circa undici ettari coltivati, con vigneti in Ruvo di Puglia, nel pieno rispetto dei cicli della terra e della natura, ad un’altitudine di circa duecentosessanta metri sul livello del mare, circa settantamila le bottiglie prodotte.

La produzione si avvale esclusivamente di vitigni autoctoni per la coltivazione delle uve, mediante l’utilizzo degli uvaggi Nero di Troia, Montepulciano, per i rossi, Bombino, Malvasia, Greco e Minutolo per le uve bianche, con una vendemmia manuale ed una bassa resa per ettaro.

Un impegno che potrebbe definirsi composito ed integrato, volto non solo alla vendita e diffusione dei prodotti delle linee aziendali, ma esteso sino ad una promozione tout court del territorio di appartenenza, sottesa la sostenibilità produttiva, alla ricerca diuturna di nuovi vitigni da affiancare a quelli esistenti. Last but not least, l’utilizzo di tecnologie innovative di vinificazione, che mirano a limitare al massimo l’impatto umano sui vini.

Tra dolmen – vestigia dell’antico passato megalitico in Puglia – e masserie, ideale anello di congiunzione con il presente, fatto di agricoltura e turismo vocato all’accoglienza, si sviluppano i primi passi di Francesco in seno alla propria azienda familiare, con la prima vinificazione di Malvasia Bianca nell’anno 2004, seguita dai primi travasi, e dall’immediato successo oltreoceano dell’etichetta originaria, l’Immensus, seguita, qualche anno dopo, dai rossi.

Linea aziendale suddivisa nelle tre categorie, “classici”, “superiori” e “trendy”, suddivisi in base alla filosofia produttiva ed alle caratteristiche organolettiche, seguite dai due vini speciali, il passito “collezione jazzisti. Lo spumante metodo classico “Lucy”, ad avviso dello scrivente uno dei prodotti più notabili e significativi, è invece un metodo classico ottenuto da uve di Bombino bianco rifermentate in bottiglia, con una sosta sui lieviti di due anni.

Passando alla degustazione dei prodotti, iniziando dai bianchi, doveroso menzionare il seminale “Immensus Malvasia Bianca I.G.P. Puglia 2020”, all’olfatto aromi di frutta fresca, camomilla e timo, al palato mineralità recisa, grande duttilità negli abbinamenti.

Si continua con il Bombino Bianco I.G.P. Murgia 2021 “Terre Bianche”, vendemmia manuale e successiva vinificazione in acciaio, seguito dal “Trousse I.G.P. Bianco Murgia 2021”, Minutolo in purezza con sentori di agrumi, mela, pera e fiori bianchi.

Interessante e paradigmatico del territorio il rosato “Nero di Troia I.G.P. Murgia 2020 Dandy” – splendida l’etichetta – colore rosa cerasuolo con riflessi violacei, in evidenza aromi di ciliegia e frutti rossi, un vino “del sole” davvero fragrante e gustoso.

Ed infine è la volta dei due rossi in degustazione “Capocasale  Nero di Troia IG.P. Murgia 2019” non filtrato, morbido e mediamente tannico, per concludere con il “Filotorto Nero di Troia I.G.T. Murgia 2015”, caratterizzato da un profumo ampio e complesso, colore rosso rubino con sentori di frutta matura, tessitura tannica levigata, ideale pairing per piatti di carne succulenta, magari alla

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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