Una famiglia imprenditoriale con una storia secolare, la “Mastroberardino” è una storica cantina di Atripalda (Av), le prime tracce della viticultura di casata risalgono alla metà del settecento.
Piero Mastroberardino oggi rappresenta la decima generazione dalla prima vite di famiglia, dalla fine degli anni novanta è al timone dell’azienda che ha trasformato in una realtà vitivinicola moderna, ma senza mai perdere le sue radici.
Chi lo avrebbe mai detto che dalla passione comune per i “motori” sarebbe nata una bella amicizia che spazia a tutto campo, così ho chiesto al Professore Piero Mastroberardino un po’ cose sulla sua azienda, spaziando tra cibo, storia e passioni.
Penso che di fondamentale importanza sia stato il filo rosso della coerenza tra impegno familiare e caratterizzazione territoriale. Oggi un simile argomentare è molto diffuso, ma ti assicuro che nei decenni trascorsi questa visione è stata decisamente pionieristica. Dunque ritengo che la nostra attuale credibilità derivi dall’aver, in tempi non sospetti, contribuito in modo determinante alla costruzione e all’affermazione del paradigma brand familiare – brand territoriale.
L’Italia è da sempre ai vertici delle classifiche di produzione, consumo ed esportazioni di vino sia in volume che in valore. Il settore ha, però, subito negli anni significativi cambiamenti sia sul fronte dell’offerta che della domanda, interna ed internazionale. Quali sono i paesi in cui esportate maggiormente e quali, in particolare, ti hanno sorpreso di più?
L’Italia è leader in volumi, ma non in valore. Si può lavorare meglio sul fronte del valore e abbiamo il dovere di trascinare l’intera filiera nella direzione di una adeguata remunerazione dei giusti sforzi di investimento in qualità. Quindi impegno senza sosta nella ricerca, per dare sempre maggiore qualità alle nostre offerte di prodotti di “terroir” e lotta senza quartiere contro lo svilimento dei nostri vini. I Paesi più interessanti per la diffusione dei nostri prodotti sono USA, Germania, Canada, Giappone, UK, Russia, Svizzera, Norvegia, Svezia, e la lista è ancora lunga.
Senza dubbio il vino ha caratteristiche diverse da altri settori, per le mille implicazioni culturali che s’innervano in quelle tipiche della filiera produttiva. Il vino ha radici antiche e accompagna l’evoluzione dei popoli, le loro usanze, costumi, credenze. In poche righe davvero non è facile. Mi limiterei a stimolare la riflessione sulla lenta e sapiente forza contemplativa della vigna in confronto alla rapidità dei cambiamenti nelle dinamiche dei consumi di vino: solo questo già fornisce un’idea della complessità da padroneggiare dentro le nostre aziende.
Quali sono i vini che ti danno maggiori soddisfazioni in Italia e quali quelli esteri ma, soprattutto, esiste una spiegazione a tutto questo?
Nella mia vita ho sempre avuto tante passioni, dall’arte alla letteratura, che mi hanno accompagnato sin da ragazzino. Tra questa anche le due ruote. Ho una collezione che spazia tra pezzi classic, special e moderni. Durante le uscite il momento enogastronomico ci sta, l’importante è mantenere sempre governo di sé stessi e senso di responsabilità. E non aver fretta di ripartire dopo una sosta.
Come te la cavi in cucina? Qual è il tuo piatto preferito e quale vino usi come ingrediente segreto quando indossi le vesti di chef?
In cucina non sono un fenomeno, proprio no. I miei piatti preferiti sono quelli che ricordano la cucina di mia mamma, napoletana purosangue (sartù di riso e genovese sono i miei più grandi amori).
È un progetto che ho curato personalmente sin dai primi passi. Da un lato sentivo l’esigenza di offrire a mio padre un luogo dove poter vivere in età avanzata un rapporto con la vigna un po’ più ovattato e confortevole. Infatti se lo è goduto molto perché fino al momento in cui è mancato si è concesso lunghissime passeggiate nel suo habitat più congeniale e questo mi riempie tuttora di gioia. Poi c’era l’intento di offrire una cornice di hospitality di profilo alto ai nostri vini di pregio e di creare uno stimolo all’emulazione territoriale per favorire la crescita del turismo enoico in Irpinia. Anche su questo fronte penso di aver lanciato un discreto sasso nello stagno.
Lavoriamo sodo su tutti i fronti della comunicazione per favorire l’engagement del nostro consumatore. C’è una bella presenza social, molto attiva ed efficace, abbiamo attivato vari servizi online per favorire il coinvolgimento degli appassionati nelle fasi più affascinanti e delicate del nostro lavoro. Abbiamo messo in campo un progetto molto ambizioso sui temi della viticoltura sostenibile (“Mastroberardino per il pianeta”: www.mastrogreen.com
Grazie mille Piero, è stato un piacere ospitarti su Foodmakers.it