Fiumi di zucchero, burro, cioccolato, miele e canditi agrumati, una gamma infinita di sapori suadenti, dolci e fragranti: queste alcune delle innumerevoli sensazioni olfattive che il panettone, ci regalerà durante le nostre feste natalizie.

Lui, che è considerato un po’ il re dei dolci di Natale, è un mondo di gusti e profumi che mescola gli ingredienti della tradizione per offrire un’emozione diversa in ogni regione italiana. Ma quale vino abbinare, per creare una simbiosi unica e avvolgente?

L’abbinamento perfetto esiste e come, basta solo partire da una semplice regola: il dolce chiama altro dolce. Ed è per questo che nella ricerca di equilibrio tra un vino e un dolce come il panettone il criterio deve essere quello della concordanza. In questo modo creeremo una similitudine di sapori, che esalterà ancor di più ogni morso di questo soffice e godurioso dolce.

Il panettone si sposa necessariamente a vini dal residuo zuccherino più o meno elevato, e un abbinamento con un priè blanc da uve stramature è un abbinamento che permette di apprezzare la bontà di un dolce assolutamente tipico della nostra terra e il gusto di un vino valdostano che, come il panettone, ha anch’esso una storia antica. Si tratta, infatti, di un vitigno autoctono della Valle d’Aosta allevato con il tradizionale sistema a pergola bassa per proteggere le uve dalle rigide temperature notturne. E il vigneto da cui viene prodotto il Ninive 2018 di Ermes Pavese, che è, poi, uno dei più alti di Italia, le cui vigne guardano direttamente il Monte Bianco. Le uve del Ninive di Ermes Pavese vengono vendemmiate a mano a partire dalla prima decade di dicembre, durante temperature bassissime, tra i meno 5° e i meno 10 °. I grappoli quindi sono ghiacciati. E una volta in cantina vengono pressati, fermentando lentamente in acciaio. Ne nasce un vino dai profumi caleidoscopici, tra note agrumate, mielata e di frutta candita, a dispetto del suo sorso che, invece, regala una notevole freschezza e gioca con una lunga linea sapida.

E se non avete mai provato la Ratafia abruzzese forse è il caso di colmare questa lacuna. La parola ratafia deriva da un’espressione latina “ut rata fiat” che significa ratificato, riferendosi alla stesura di un atto. Durante l’epoca romana si era soliti, infatti, concludere accordi notarili e poi brindare subito dopo con un liquore a base di vino e ciliegie, come il . Provatela a gocce sul panettone e vi innamorerete di quegli aromi intensi e dalla sua calda corposità.

Ottimo anche l’abbinamento con un delicatissimo vino bianco passito, come il Passito di Pantelleria DOC 2010 di Salvatore Murana. Uno dei pochi passiti di Pantelleria le cui viti sono effettivamente allevate sull’isola di Pantelleria. Le uve Zibibbo, dalle quali viene prodotto questo vino, vengono fatte appassire al sole su degli ‘stinnitura’ per un periodo di circa 30 giorni al fine di ottenere una maggiore concentrazione di zuccheri regalando così un passito avvolgente, concentrato e aromatico. Ottimo anche come vino da lunghe meditazioni dove freschezza e mineralità sferzano piacevoli e confortanti note aromatiche di origano e rosmarino, il tutto sostenuto da una lunga linea fruttata di albicocca, mele cotte e da persistenti e profonde note mielose.

Assunta Casiello

Persa negli effluvi nobili del vino da quando la maggiore età glielo ha consentito, curiosa di tutto ciò che è nuovo e che si può e si deve conoscere nella vita. Classe '84, ha speso gli ultimi anni...

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