Con la Brexit sembrava sepolta la possibilità di utilizzare il sistema di etichettatura a “semaforo” in uso in Francia, ora al vaglio della Commissione Europea e la cui adozione è raccomandata anche da Germania, Belgio, Paesi Bassi e Spagna e simile al sistema in uso nel Regno Unito, ma nelle ultime settimane se ne è tornato a parlare con insistenza.

E l’Italia? Il nostro Paese è schierato compatto contro questo sistema, che alcuni stati spingono per l’adozione al livello europeo entro la fine del 2022, quando la Commissione presenterà una proposta legislativa per introdurre un’etichetta informativa uniforme. Ma procediamo con ordine.

Cosa è il Nutri-score?

Nel 2013 un gruppo di ricercatori universitari francesi denominato EREN, guidato dal nutrizionista Serge Hercberg, mette a punto un sistema a punteggio pensato per semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare, chiamandolo appunto nutri-score.

Come funziona?

Utilizzando due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E.

Il calcolo del punteggio valuta sette diversi parametri di informazioni nutritive per 100 g di cibo e 100ml di bevande. Un alto contenuto di frutta e verdura, fibre e proteine promuove un punteggio più alto, mentre un alto contenuto di energia, zucchero, acidi grassi saturi e sodio si traduce in un punteggio negativo.

Figura 1 – Il bollo grafico di Nutri-score fronte etichetta – credits: santepubliquefrance.fr

E allora?

Il problema è che con questa misurazione secondo l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) i punteggi e i giudizi forniti dal Nutri-Score, senza adeguate avvertenze, “potrebbero venire erroneamente percepiti come valutazioni assolute sulla salubrità di un determinato prodotto, che prescindono dalle esigenze complessive di un individuo (dieta e stile di vita), dalla quantità e dalla frequenza di assunzione all’interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato”.

Qualche esempio

L’ olio extravergine di oliva su tutti, sarebbe infatti classificato nella parte meno nobile del semaforo suggerendo d’impatto l’idea di un ingrediente poco salutare nonostante sia alimento cardine della dieta mediterranea, riconosciuta dall’intero globo la più salutare e sostenibile con un impatto ambientale di circa il 60% inferiore rispetto ad una alimentazione di tipo nordeuropeo o nordamericano.

Ancora: Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala, i grandi salumi italiani, solo per citarne alcuni, sarebbero tutti marchiati a fuoco con il rosso mentre ad esempio la Coca Cola light oppure le patate surgelate sarebbero orgogliosamente in zona verde prateria. Poco importa se la prima sia piena di dolcificanti sintetici (con le note controindicazioni al sistema nervoso) e le seconde faranno un bel tuffo in olio (e poi quale olio?) bollente per trasformarsi in bombe caloriche fritte.

In medio stat virtus

È tutta questione di quantità. Il principio guida per un consumo consapevole è l’equilibrio. Qualunque cibo o bevanda assunta in dose eccessiva può arrecare danni all’organismo o determinare il sovrappeso. Partendo da questo assunto l’Italia ha proposto un sistema alternativo di etichettatura basato sul fabbisogno giornaliero medio per porzione.

La via italiana per l’etichettatura europea

Si chiama Nutrinform BATTERY e si base graficamente sul simbolo della “batteria” in ognuna delle quali è indicata la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalla singola porzione rispetto alla quantità giornaliera di assunzione raccomandata.

– Il sistema Nutrinform-BATTERY – credits: nutrinformbattery.it

La guerra silenziosa per il ricco mercato europeo tesa a “livellare” i prodotti delle grandi multinazionali europee ed americane del food con i prodotti tradizionali dei singoli paesi è ripresa con rinnovato vigore.

Il vino

Qualche giorno fa gli stessi autori del Nutri-score hanno provato di nuovo (la prima volta nel 2018) a suggerire un sesto colore e una sesta lettera, la F su fondo nero, per etichettare tutte le bevande alcoliche, compreso il vino nell’ambito della relazione della Commissione speciale sulla lotta contro il cancro (BECA).

Il blitz è fallito e il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo in sessione plenaria, ha votato per eliminare dal report la possibilità di inserire in etichetta, sulle bottiglie di vino e birra, riferimenti sanitari, ritenendo che il consumo in sé non risulta essere un fattore di rischio per il cancro.

Se vogliamo continuare a difendere le nostre produzioni di qualità e il blasone dei nostri vini occorre che ci diamo una svegliata su quali siano i reali meccanismi che muovono la comunicazione in ambito enogastronomico, mettendo al bando lo spreco di risorse disperse in mille rivoli pubblicitari, talvolta utilizzati per meri scopi elettoral-personalistici, e selezionare con cura i canali di comunicazione che possano dare un contributo alla diffusione mirata e precisa del messaggio. Ad ogni modo dopo questo ulteriore affondo le nostre produzioni sembrano essere salve. Per ora.

Links:

https://www.santepubliquefrance.fr

https://nutrinformbattery.it

https://www.europarl.europa.eu/committees/it/beca/home/highlights

Piero Gabriele

Casertano da almeno 5 generazioni. A 14 anni è già sui palchi dei peggiori locali della città con una chitarra in mano e testi scritti in bolscevico. Nome della prima band: Servi della Gleba. Produttore...

Join the Conversation

2 Comments

Leave a comment

RispondiAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.