Alessandro Sorgia, 57 anni, ha l’incarico di Assessore alle Attività Produttive, alla promozione del territorio e al Turismo del Comune di Cagliari. Chi lo conosce sa che è un fautore della politica d’altri tempi. Quella in cui il lavoro era prezioso, e che non si faceva fermare dalle avversità quotidiane.

Ha una lunga esperienza nel settore, nel ’98 è diventato Presidente della Circoscrizione più popolosa di Cagliari, che comprende i quartieri di Fonsarda, Cep, San Benedetto, Genneruxi, San Giuliano e Monte Urpinu. Da li è iniziata la sua carriera politica, arrivando all’attuale ruolo nell’amministrazione della città.

Padre di famiglia e professionista affermato, ha una grande passione per il calcio, che lo ha portato ad allenare le giovanili del Cagliari e la Rappresentativa Regionale di Calcio per la categoria giovanissimi FIGC.

Quando gli impegni lavorativi e politici sono diventati troppo gravosi, ha dovuto a malincuore abbandonare questo hobby, scegliendo di dedicarsi totalmente al suo attuale ruolo di Assessore. Lo abbiamo intervistato.

Chi è Alessandro Sorgia? Si presenti ai lettori di Foodmakers.

Purtroppo, penso di avere un record in negativo difficile da battere. In carica da due anni e mezzo come Assessore alle Attività Produttive, ne ho dovuto affrontarne due di pandemia, che ha portato forti disagi all’imprenditoria e al turismo. Il mio lavoro principale è un altro. Sono un dottore commercialista che segue la politica per passione e per la voglia di mettersi al servizio degli altri.

Se non ci fosse stata questa forte motivazione, superare gli ultimi due anni, si sarebbe rivelato ancora più complesso.  Invece, il confrontarmi con le tantissime attività in grave disagio, mi ha spronato a impegnarmi ancora di più per trovare soluzioni efficaci ai loro problemi.

Ci troviamo in una fase di grandi incertezze. La ripresa economica fatica a farsi largo, ma nonostante tutto, lei non si è fermato. Mi racconti come è riuscito a portare avanti il suo lavoro in questo periodo di chiusure forzate.

Sono stati due anni oscuri e purtroppo ancora oggi risulta difficile fare previsioni per il futuro e capire quando questa pandemia sarà definitivamente sconfitta. Ma in tutto questo tempo, ho avuto un unico obbiettivo: cercare di ascoltare e tradurre in azione politica le moltissime problematiche che si sono presentate.

Ho ritenuto doveroso affrontarle con chi le sopporta quotidianamente sulla propria pelle, confrontandomi costantemente con le associazioni di categoria e portando avanti azioni mirate.

Il mio rimpianto, che rimarrà per tutta la vita, è l’aver perso delle opportunità davvero importanti. Una tra tutte, le America’s Cup World Series, per le quali avevamo lavorato tanto. Dopo averci dedicato sei mesi intensi, abbiamo dovuto rinunciare al progetto. Dolenti per l’occasione mancata, per tutto l’impegno dedicato e per ciò che avrebbe portato all’economia della città.

Abbiamo comunque proseguito cercando di dare voce e possibilità un po’ a tutti. Dagli spettacoli viaggianti ai commercianti, agli ambulanti, dai mercati civici a quelli rionali e a tutte le attività produttive senza dimenticare nessuno.

Devo dire che nonostante il fermo forzato, si è lavorato veramente tanto. E devo ringraziare gli uffici e i collaboratori che si sono prodigati con me, nel cercare di far funzionare la macchina amministrativa.

Perché spesso e volentieri, quando i Dpcm arrivavano tardi la sera, e davano delle indicazioni che dovevano essere applicate entro brevissimo tempo, ci trovavamo costretti a fare orari prolungati. Per far sì, che le categorie che dovevano sottostare a queste regole, potessero ricevere puntualmente le indicazioni sui comportamenti da tenere.

Una fatica non da poco, che abbiamo affrontato con tenacia, perché ci siamo immedesimati nelle condizioni di persone in difficoltà, già stremate dalle chiusure totali e che in qualche modo dovevano mantenere le proprie famiglie.

Quali sono le priorità assolute per il prossimo futuro?

Le priorità sono legate al realizzare azioni che lascino il segno, andando a migliorare la condizione di Cagliari anche per gli anni a venire. In primis, per mettere ordine nel settore, vorrei creare un piano del commercio che manca alla città, andando ad equipararla ad altri capoluoghi del resto d’Italia.

Un piano del commercio che dovrebbe essere contemplato in un lavoro sinergico col piano della sosta e il piano del traffico. In modo tale, che poi si possa intervenire anche sul piano delle aree. Ci sono oggi tantissime attività che si svolgono nelle aree mercatali. Ma ci sono altre potenziali zone che si potrebbero utilizzare e mettere a disposizione di chi svolge un lavoro all’aperto.

In piena pandemia ci sono state delle categorie che hanno sofferto tanto per via del paradosso di certe leggi italiane. Ho portato avanti delle battaglie, anche a livello nazionale, perché ritenevo che fosse scorretto che alcuni lavori all’esterno non si potessero svolgere. Ma purtroppo, le nostre rimostranze non sono state ascoltate.

Mi sono fatto portavoce dei vari gruppi che durante il lock-down potevo raggiungere solo in videoconferenza. E nonostante questo, siamo riusciti a cooperare, creando una importante sinergia con tante città metropolitane, costiere e turistiche in tutta Italia, andando a riscontrare che questo problema era sentito ovunque.

Faccio un esempio che può spiegare meglio la situazione. Io, ovviamente non ho nulla contro certe categorie. Ma viene da chiedersi: che differenza c’è tra un commerciante che vende scarpe, con la sua bancarella distanziata, sanificata, che adotta i dispositivi di sicurezza, e un commerciante di fiori o di altri beni ritenuti arbitrariamente di prima necessità? Gli assembramenti e i rischi di un contagio, è evidente a tutti, che possano sussistere in entrambi i casi. Queste sono le cose “all’italiana”, che fanno fatica a trovare una spiegazione logica e che hanno portato alla profonda crisi economica che ha investito tanti settori.

Parliamo dei giovani, ma anche dei meno giovani, (categoria spesso dimenticata, che fatica a trovare nuove possibilità di reinserimento) e delle politiche del lavoro. Cosa si sta facendo di concreto?

Il primo pensiero per il futuro è creare un Bando De Minimis, che manca alla città di Cagliari dal 2012.

Lo scopo di questa iniziativa è di cercare di salvare quelle attività legate alle botteghe artigiane che stanno andando scomparendo. Penso ai calzolai, penso ai sarti, ai ceramisti ma anche alle panetterie e le pasticcerie, che vengono per tradizione tramandate di padre in figlio.

Sarebbe davvero bello e gratificante, fare in modo che i giovani possano essere incentivati a prendere le redini delle aziende storiche familiari, grazie all’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal Comune di Cagliari.

Si andrebbe in questo modo a risolvere le gravi difficoltà legate alla disoccupazione. E allo stesso tempo si continuerebbe a tramandare e a tutelare la memoria storica della nostra terra.

Gli artigiani sono una risorsa fondamentale per la Sardegna. Quindi coniugare le nuove e le vecchie generazioni, facendo sì che le prime possano proseguire nelle attività di famiglia, oppure formare dei giovani che partano ex novo con attività artigianali, potrebbe essere una grande prospettiva per il futuro.

E inoltre aiuterebbe a combattere l’abusivismo che si è ampiamente diffuso, soprattutto riguardo gli oggetti tipici che vengono offerti ai turisti. Spesso chincaglierie, ben lontane dal rispecchiare l’identità di quella che è la vera tradizione sarda, perché di tutt’altra provenienza.

Lei ha un grande consenso popolare. In quali settori ritiene che le istituzioni possano concentrare il proprio operato, in modo ancora più produttivo, per valorizzare e far crescere una città come Cagliari?

Penso che non ci sia un settore che sia più importante di un altro. Per quanto mi riguarda, ho cercato di dare a tutti la possibilità di poter vivere, in un periodo in cui si è arrivati a parlare di limite di sussistenza.

C’è stato un livellamento globale dei redditi, tanto da poter affermare che sta andando a scomparire anche quella che in passato veniva definita “la classe media”. Oggi ci sono tantissime persone insospettabili che sono in gravi difficoltà. Spesso costrette a rivolgersi alla Caritas o ad altre associazioni di volontariato, per ottenere dei beni di prima necessità.

Sto toccando con mano queste situazioni, confrontandomi con loro da un duplice profilo, sia come Dottore Commercialista che segue le aziende in crisi, sia come Assessore, che le vive dall’altra parte della barricata.

Penso che Cagliari, se parliamo di promozione del territorio, abbia tante potenzialità da coltivare e sulle quali puntare. E penso che il primo passo sia mostrarla al meglio a chi ancora non la conosce. E farla diventare meta ambita di visitatori, che arrivino ad apprezzarla fuori da un contesto prettamente legato alla stagionalità.

In questo momento stiamo lavorando alla creazione di un bando con un’agenzia di comunicazione che cercherà di portarla alla ribalta. Verrà ampiamente promossa in due grandi città italiane e in due principali città europee, che sceglieremo collegialmente in una riunione di giunta. Nel progetto, sarà coinvolta anche la Sogaer, l’ente di gestione dell’aeroporto di Cagliari. Affinché le mete prescelte siano collegate con voli diretti, che permettano ai futuri visitatori di raggiungerci agevolmente.

Ma non solo, stiamo lavorando anche su un turismo integrato. Da quello religioso a quello gastronomico, dal turismo sportivo a quello culturale, ma anche quello prettamente vacanziero, legato al sole e al mare e all’ambiente.

Una scommessa importante l’abbiamo fatta sugli eventi di tipo sportivo di caratura internazionale. E ci siamo resi conto che moltissime persone che hanno raggiunto la nostra città per partecipare a dei campionati sportivi, di pallavolo piuttosto che di beach-volley o di scherma, quando sono tornate alle loro case, hanno lasciato qui un pezzetto di cuore.

Abbiamo diverse testimonianze del loro affetto. Una in particolare, quella della schermitrice olimpica plurimedagliata Arianna Errigo. Che andando via dalla città, ha mostrato di averla particolarmente apprezzata dichiarando sui social: “Non conoscevo Cagliari ma ci tornerò di sicuro”.

Questa è una dichiarazione importante. La dimostrazione che, qualsiasi strada porti alla valorizzazione della città, e al far incuriosire le persone, nonostante le difficoltà legate al trovarci in un’isola, può farci raggiungere l’obbiettivo di far parlare di noi, creando una sorta di fidelizzazione con i visitatori.

Affinché chi ci raggiunge la prima volta, resti catturato dalle bellezze di Cagliari in tutti i suoi aspetti. E decida poi di tornare, magari con la famiglia e gli amici per rivivere le esperienze positive fatte, e trascorrere altro tempo qui in vacanza.

Come risponde a chi non apprezza il turismo legato alle grandi navi da crociera di cui Cagliari è diventata meta?

Ci tengo a dire a coloro che si lamentano dei croceristi, affermando che questi non portino vantaggi economici, che la loro è una percezione errata.

Il crocierista viene visto come una presenza che arriva in città, trascorre una mattinata e un pomeriggio e poi riparte, limitandosi a piccoli acquisti e non favorendo il mercato locale.

Ci si dimentica però, che le attività cittadine sono molteplici, e non solo strettamente legate alla vendita al dettaglio. Con la presenza di questi visitatori, abbiamo dato la possibilità a tutte le persone che fanno parte della filiera del turismo, dalle guide turistiche ai titolari dei bus, di riprendere in mano le loro mansioni ferme da tantissimo tempo.

È importante ragionare in modo più ampio, per arrivare ad accorgersi che non ci lasciano solo le briciole. I croceristi vanno visti come altri potenziali futuri turisti. Persone che, anche se per poche ore, sostano, visitano e apprezzano la città, tappa importante della loro crociera nel Mediterraneo. E possono, in futuro, diventare nostri testimonial, raccontando di Cagliari e invogliando altri a venire a visitarla.

Ecco perché vorremmo arrivare, in collaborazione con il Cruise Port, ad accoglierli sempre più numerosi ed in modo speciale. Magari offrendo loro la possibilità, appena scesi dalla nave, di trovare una ampia vetrina di prodotti tipici locali di qualità. Da quelli artigianali a quelli enogastronomici tra i più apprezzati.

Come hanno vissuto a Cagliari i ristoranti e in generale l’intero comparto del food&beverage, i disagi legati alla pandemia?

Questo è uno dei settori maggiormente provato dalle chiusure forzate. Noi come Amministrazione Comunale, abbiamo cercato come in tante altre città italiane, di arginare le perdite applicando degli sconti sulla tari e sulle tasse comunali. E soprattutto, concedendo, talvolta in disaccordo con i residenti, di occupare degli stalli più ampi fuori dai locali.

Anche in questo caso, ci siamo immedesimati con i lavoratori. E ci siamo resi conto che, sia per le restrizioni imposte, sia per la paura che aleggiava di un possibile contagio, le persone, per quanto desiderose di tornare ad una vita normale, avevano delle remore a trovarsi in posti al chiuso. Abbiamo quindi agevolato l’estensione di spazi all’aperto che sono risultati comunque preferiti. Anche per il nostro clima mite e per poter godere della piacevolezza degli scorci cittadini.

Quanto è importante valorizzare l’enogastronomia locale per la crescita di una città turistica come Cagliari?

Ritengo che per poter realizzare una promozione della città a 360 gradi, si debba fare in modo che ci sia una reale sinergia tra tutte le attività che fanno parte della filiera del turismo. Il cibo è imprenditoria, ma anche motivo di incontro, scambio, e svago, puntare sull’offerta esperienziale è fondamentale. Riportando dei dati legati a recenti studi dell’Università di Bergamo, il 70% dei visitatori, sceglie la destinazione dove andare in vacanza, sulla base dell’offerta gastronomica locale.

Ecco perché, nel bando tutt’ora in essere per promuovere la città dal punto di vista turistico e commerciale, l’enogastronomia è una delle sette azioni che abbiamo voluto introdurre, per favorire un turismo integrato.

È quindi importante non farsi trovare impreparati, coinvolgendo le associazioni di categoria. Facendo sì che Cagliari diventi sempre di più una città a misura di viaggiatore, attrattiva da tutti i punti di vista.

Ci tengo a ricordare l’importante riconoscimento che recentemente Gambero Rosso le ha dedicato, proclamandola “Città Gastronomica dell’Anno 2021”. Premio prestigioso che riconosce il valore del nostro cibo e della nostra accoglienza, donandoci un’ampia visibilità in una vetrina internazionale di altissimo livello. Una medaglia che ci sprona a non cullarci sugli allori. Bensì a viverla come un punto di partenza per lavorare ancora tanto e raggiungere nuovi gratificanti risultati.

Di recente si è parlato del Mercato di San Benedetto. Fiore all’occhiello della città, è il più grande Mercato Civico d’Italia e tra i maggiori d’Europa. Che decisioni sono state prese?

Insieme al Sindaco, Paolo Truzzu, alla mia collega Gabriella Deidda, l’Assessore dei Lavori Pubblici e ai rispettivi Dirigenti e Funzionari, abbiamo incontrato i concessionari del Mercato di San Benedetto. Il progetto di riqualificazione presentato,ufficializza l’ottenimento delle risorse necessarie: 41 milioni di euro dei fondi PNRR della Città Metropolitana.

Un investimento importante per un nuovo mercato a basso consumo energetico. Che non perda la sua identità storica ma che possa essere completamente rinnovato all’interno. Il piano prevede di rendere fruibile il terrazzo all’ultimo piano, e la creazione di nuove aree esterne. Si ottimizzerà il posizionamento delle bancarelle, come un moderno boulevard, ricco di servizi e funzionale per i clienti. E verranno creati degli spazi preinstallati ed esteticamente omogenei che saranno messi a disposizione degli esercenti.

Come dimostrato in questi giorni di grave crisi mondiale per la guerra tra Russia e Ucraina, le emergenze sono sempre dietro l’angolo. Gli effetti del conflitto sono arrivati puntuali con un forte aumento dei prezzi dei combustibili e delle materie prime.

Gli autotrasportatori uniti ai pastori sardi sono scesi in piazza creando forti ritardi nelle consegne e nei ritiri delle merci, anche di quelle deperibili. Come state affrontando questa situazione a livello politico?

Ho deciso di incontrare la delegazione degli autotrasportatori e dei pastori sardi, impegnata nella protesta pacifica, recandomi personalmente nel presidio di stanza al porto di Cagliari in viale La Playa.

Ho cercato di mediare, pur condividendo la lecita battaglia, perché non finalizzata solo al proprio tornaconto ma portata avanti per il bene di tutti noi. Infatti i costi dei carburanti e dell’energia in genere, sono diventati insostenibili sia per le aziende che per le famiglie.

Ho espresso il mio pensiero rivolto alla tutela di tutte le attività produttive. Cercando di far capire che non bisogna permettere una guerra tra poveri, e invece, facendo vincere il buonsenso, sbloccare il transito dei beni di prima necessità. Evitando così, di aumentare i già gravi problemi della filiera del food.

E stato compiuto un gesto di grande solidarietà da parte delle attività produttive, che nonostante il loro stato di profonda crisi, si sono impegnate a donare i pasti a tutti coloro erano coinvolti nel presidio. Ringrazio per questo, la famiglia Dedoni del Ristorante di Cagliari, “Su Cumbidu” e la Fipe Confcommercio nella persona del Presidente Emanuele Frongia.

Sara Sanna

Ho 49 anni e abito in Sardegna. Ho lavorato come tecnico del restauro archeologico prima, poi, come guida turistica e operatrice museale presso la "Fondazione Barumini Sistema Cultura" che si occupa della...

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