Il progetto di microbrewery nasce a Baltimora, a Brewers Hill, cuore pulsante della “rivoluzione birraria” americana, ma il suo effettivo sviluppo e la sua crescita sono completamente salentini. Si chiama “Birrificio del Capo” ed è l’etichetta che nasce prima nel cuore e poi nella testa di Daniele Rizzo, salentino doc che negli States si era trasferito per motivi di lavoro: si occupava di nautica prima di scoprire il mondo della birra artigianale. Dopo l’idea progettuale a “stelle e strisce”, Daniele decide di tornare nella sua terra, a Tricase, centro che dista una manciata di chilometri dall’estrema punta della Puglia e di realizzare il suo birrificio. Dopo aver studiato al Cerb di Perugia, il Centro di Eccellenza di Ricerca sulla Birra, Daniele ha realizzato l’idea di creare il primo  Birrificio Agricolo Salentino a filiera corta: dalla semina dell’orzo nazionale “Concerto”, usato come malto base, fino all’imbottigliamento: tutto in loco.

Dall’attività del mastro birraio salentino nascono tre grandi birre, eleganti, raffinate nella loro semplicità, delicatamente amare e da un intenso aroma: la  “Bionda del Capo” dai riflessi dorati, con un abbondante cappello di schiuma, il profumo di spezie e di frutta, un aroma erbaceo di luppoli americani;  la  “Bruna del Capo”  con una schiuma cremosa color nocciola, un aroma fruttato di malto tostato, che spazia dal caramello al cioccolato e le bacche di Goji, (frutto della longevità), e le conferiscono un gusto morbido e armonioso; la “Rossa del Capo” con una schiuma densa e compatta, che ha con sé il sentore di caramello e risulta  amara, pulita e secca nel finale. Ma, l’estro e la bravura di Daniele Rizzo non finiscono qui. Lui utilizza alcuni prodotti specifici del territorio per creare nuove birre. “Abbiamo sperimentato nuovi sapori – ci racconta – utilizzando la “pestanaca” di Tiggiano  (una carota dai colori giallo e viola), oppure l’opuntia (pianta appartente alla stessa famiglia del fico d’India, dai frutti magenta, molto ricchi di antiossidanti e vitamina C, il cui sapore ha note acidule ed erbacee), le giuggiole, le carrube, i fiori di “lampascione”, insomma elementi naturali che offrono gusti inediti, ben adatti ad una birra. Non solo: – continua Daniele – è nata la linea Vanity Beer e le collaborazioni con chef locali. Ognuno di loro mi chiedeva, per il proprio ristorante, un gusto inedito con un ingrediente particolare e quindi creo birre “sartoriali”, su misura per ogni esigenza”.

 L’attività di Daniele Rizzo non finisce qui perché in collaborazione con Slow Food, il Banco delle opere di Carità e l’associazione Coppula Tisa, nell’ambito di un progetto di agricoltura sociale, ha creato una birra speciale con il pane raffermo, per lanciare il messaggio che ogni avanzo di cibo potrebbe essere recuperato: “ Con il ricavato delle vendita di questo prodotto – racconta –  abbiamo offerto dei buoni pasto ad alcuni bambini in Guatemala”. L’attività del Birrificio del Capo riserva altre iniziative per il futuro, sempre tutelando la biodiversità dei prodotti locali, nell’ottima idea di una rivalutazione degli stessi, con una sguardo all’innovazione e alla solidarietà.

Federica Sabato

Federica Sabato divide la sua vita professionale tra l’attività giornalistica e quella di educatrice all’interno delle comunità per minori e nelle scuole, oltre ad essere impegnata nel mondo del...

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