Moralisti o voyeur?
Può davvero il finto moralismo dei nostri giorni costringerci ad affermare, per dovere di perbenismo, il contrario di realtà evidenti all’occhio di tutti?
In questi giorni ne stiamo parlando ovunque. I giornali, le rubriche, i magazine brulicano di articoli che narrano della partecipazione di Vanessa Incontrada al concerto di Gigi D’Alessio a Napoli di qualche giorno fa. Sui social ci siamo sbizzarriti, tutti o quasi, in analisi più o meno profonde di quanto accaduto e delle varie reazioni.
Partiamo dal fatto.
Concerto di Gigi D’Alessio in Piazza Plebiscito a Napoli.
Grande successo di pubblico e parterre di ospiti da concertone di Capodanno (e infatti lo trasmette in diretta Rai1).
Sale sul palco Vanessa Incontrada, fresca di feroci attacchi subiti dopo una sua foto in costume “rubata” dai giornali.
Argomento delle critiche?
La forma fisica della Incontrada.
Perché si, Vanessa è attualmente morbida, burrosa, sarebbe moralmente sbagliato affermare il contrario.
Forse un po’ sovrappeso?
Si sicuramente sovrappeso se vogliamo attenerci agli standard healty e fitness che da anni la società prova a inculcarci.
E quindi dopo quelle foto via alle polemiche, tra chi afferma che la show girl sia bellissima in questa sua versione, chi dice il contrario, chi attacca i giornali per aver pubblicato le sue immagini facendo così “Body shaming”.
Dopo tutto questo lei va da Giggino, che le offre un piatto di mozzarella, in perfetto stile Sorrentino con la signora Gentile.
Il pubblico di rimando le canta sei bellissima.
Da qui un fiorire di commenti, articoli, post e piccioni viaggiatori equamente divisi tra chi sottolinea il calore e l’umanità del pubblico di Napoli e chi, invece, attendendosi ai fatti cerca di ragionare in modo obiettivo.
Per prima cosa vorrei spendere una parola su questi termini inglesi spesso usati e abusati per sottolineare ovvietà o rafforzare concetti traballanti.
Hanno un filino stancato. Body shaming, catcalling, politically correct, solo per fare un esempio.
Va bene la globalizzazione ma a volte sembra quasi che con il parolone anglofono si voglia caricare di significato un qualcosa che esisteva ma suscitava ben altre reazioni.
In secondo luogo, partendo dal presupposto che nessuno si è permesso di dire che la Incontrada sia diventata brutta, siamo sicuri che dire a qualcuno che ha qualche chilo di troppo rientri nel body shaming?
E tutte le chiacchiere che ci avete venduto sulla forma fisica, i corpi tonici e scattanti sempre pronti per la copertina di Vanity Fair che fine hanno fatto?
Siamo sicuri che sia più opportuno dire a chi ha tanti chili di troppo, a chiunque, che sta bene così anzi, lo troviamo un filino sciupato in nome di un non ben precisato politically correct, senza scadere nel ridicolo?
Quello che dovremmo chiederci in realtà è perché siamo giunti a questo.
Perché una persona non è libera di ingrassare, dimagrire, diventare bionda o mora, amare un uomo o una donna e sentirsi se stessa.
La politica addirittura fonda intere campagne elettorali su temi come la famiglia naturale, o tradizionale che dir si voglia e sull’identità di genere, ricoprendosi di un moralismo sconosciuto anche ai vecchi volponi della Democrazia Cristiana degli anni 70/80.
Perché tutto ciò accade oggi? Questo è il fulcro del problema e ciò su cui dovremmo interrogarci.
C’è tanto voyeurismo nell’ambiente che ci circonda, alimentato da una società perennemente sovraesposta.
Non abbiamo privacy, viviamo tutti in un continuo “grande fratello” nel
quale non sappiamo distinguere più tra finzione e realtà, tra vita da social e vita reale.
Esposti h 24 alla visione altrui, come un tempo capitava solo alle star di Hollywood, dobbiamo essere perfetti, belli, magri, competitivi, uguali…
Perché di standardizzazione si tratta, se non rispondiamo a certi canoni siamo fuori dal circoletto.
Ed ecco perché troviamo la vicina di casa con labbra che fino a 20 anni poteva sfoggiare solo una Valeria Marini, o la cassiera del supermercato fino a ieri filiforme che sfoggia all’improvviso una quinta di reggiseno e una scollatura che fa il verso alle Kardashian.
Ci sentiamo tutti un po’ star dello show business, o meglio siamo portati a sentirci tali perché “metti scappa un selfie all’improvviso” dobbiamo farci trovare pronti.
Questo e tanti altri sono i problemi della nostra epoca e non i chili di Vanessa Incontrada.
Dovremmo indignarci per il silicone e per tutto ciò che ci ha reso perfetti replicanti ma siamo qui a discutere dei suoi chili di troppo.
Perché, per chiudere, quei chili ci sono e lei, come chiunque altro, ha il sacrosanto diritto di averli, così come noi abbiamo quello di non nascondere la testa sotto la sabbia per accontentare i moderni cyber-benpensanti.

Anna Orlando

Maturità classica, laurea in giurisprudenza, avvocato da oltre 15 anni. L'interesse per la cucina e per il cibo nasce dall'aver osservato in silenzio prima una nonna e poi una mamma ai fornelli. L'essere...

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