Ci sono prodotti che si portano con sé le specificità del territorio dove sono nati e territori che si arricchiscono grazie alle produzioni tipiche di quel luogo. Uno scambio senza fine e che spesso affonda le radici nella storia, nella dedizione e nella forza delle popolazioni locali. È quello che è successo al vino Chianti, un marchio e una garanzia di italianità nel mondo.

Una vera eccellenza che parla di un territorio, la Toscana, e in particolare di quelle zone dove queste specifiche bollicine sono nate e “cresciute”. Sull’origine del nome, come spesso accade, non c’è certezza. Alcune testimonianze parlano del termine latino “clangor” che significa “rumore” indicando quello delle batture di caccia. Secondo altre fonti, invece, il nome del vino deriva dal termine etrusco “clante”, nome di alcune famiglie etrusche che abitavano le zone dove è nato il Chianti. Ma anche se non c’è certezza sull’origine, il Chianti resta uno dei vini più apprezzanti del Bel Paese. Ma come riconoscere la qualità? Vediamo tutti i dettagli. 

Il Chianti Classico e il disciplinare

Quando si parla di Chianti c’è da ricordare che per questo tipo di vino esiste un apposito disciplinare denominato del Chianti Classico che definisce le precise caratteristiche e i requisiti che un vino deve avere per potersi fregiare del nome e della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.). Poi in base alle zone di produzione, alla lavorazione e al legame con il territorio si presentano tantissime varietà e peculiarità come, ad esempio, un Chianti Gran Selezione o anche un vin santo del Chianti Classico e così via. 

Una delle prerogative essenziali per poter parlare di Chianti è il tipo di uva utilizzata: deve essere Sangiovese, con la possibilità di aggiungerne altre varietà, sempre rosse, ma in quantità minime che non superino il 20% del totale. Anche i metodi di produzionee di coltivazione delle vigne sono regolati dal disciplinare, con la produzione di massimo 75 quintali di uva per ogni ettaro con i quali si realizzano, al massimo, 52,5 ettolitri di vino. Ogni pianta, inoltre, può “regalare” un massimo di 3 kg di uva. 

Inoltre, i vigneti del Chianti Classico non possono essere posizionati a un’altitudine di oltre 700 metri sul livello del mare,per fare in modo che ci siano le condizioni ideali per la perfetta maturazione delle uve e il mantenimento delle caratteristiche organolettiche peculiari del vino. Ottobre è il mese esclusivo entro il quale realizzare la vendemmia, conclusione di un percorso di maturazione che si svolge in estate e si conclude a settembre. 

Differenza tra denominazioni

Sul Chianti c’è un’ulteriore precisazione da fare in merito ad alcune sigle che spesso si leggono sulle bottiglie dei vini. Si tratta delle denominazioni Chianti DOCG e Chianti Classico DOCG, entrambe a simbolo del prestigio delle produzioni, ma con specifiche diverse. 

Il Chianti Classico DOCG viene prodotto in Toscana, nelle province situate tra Siena e Firenze. Il Chianti DOCG viene prodotto, invece, nei vigneti situati nel resto della Toscana. Come distinguerli? Attraverso la presenza del Gallo Nero sul collo delle bottiglie prodotte nella zona d’elezione, il resto del vino è comunque un Chianti, venduto a buon mercato.

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