Raffaele Palma, geometra e imprenditore di origini partenopee, nel 2005 fonda l’azienda viti-vinicola omonima, nell’incantevole scenario della costiera amalfitana. 

La costiera Amalfitana, affacciata sul mare Tirreno, indomita, sfrontata e impervia, appare come un balcone sospeso fra il mare blu cobalto e le pendici dei Monti Lattari, in un emozionante susseguirsi, senza soluzione di continuità, di calette, spiagge spesso semi-celate allo sguardo, e terrazzamenti coltivati ad agrumi, viti e ulivi.

Per sineddoche, tale definizione potrebbe attagliarsi all’azienda agricola biologica di Raffaele Palma, che, quindici anni orsono, riscoprendo e volgendo le proprie origini contadine e rurali in una logica imprenditoriale, con pervicacia e sacrificio dissoda e rende fertile un’impervia superficie pedemontana, lasciata sino a quel momento all’incuria.

L’azienda agricola è ubicata, più precisamente, in località San Vito, ad una manciata di chilometri dal centro di Maiori, con terreni che si innalzano – prodigi della morfologia territoriale della zona – da soli cinquanta metri sul livello del mare sino a quattrocentocinquanta, con complessivi ventidue ettari di proprietà, di cui sei adibiti alla coltivazione della vite, due di limoneto, e dodici di bosco e macchia mediterranea, terreni che sembrano  tuffarsi verso il mare, nella zona di Capodorso, uno scorcio panoramico unico al mondo.

Incontriamo il titolare in una soleggiata e alquanto fredda giornata di inizio primavera, le asperità dei tornanti ripidi della costiera faranno da viatico alla proverbiale ospitalità del sig. Raffaele, che in tale luogo è dimentico delle incombenze quotidiane, qui la natura impone i suoi ritmi produttivi e cicli vitali, senza interferenza alcuna e lontana dalle moderne tecniche di meccanizzazione lavorative.

Di sicuro l’imprimatur professionale del proprietario è evidente in alcuni riscontri, il convinto rispetto dell’ambiente e dell’agricoltura biologica, ad esempio, lo hanno persuaso della necessità di produrre in loco la necessaria energia fotovoltaica per la trasformazione dei prodotti, nonostante i costringenti vincoli ambientali e paesaggistici.

Il panorama è davvero mozzafiato, lo sguardo tracima verso la linea dell’orizzonte, vagando tra le mille sfumature del blu che ne circoscrivono il perimetro: una parte della passeggiata, preliminare alla degustazione di rito, è fra i limoneti, eccellenza gastronomica paradigmatica del territorio, le coltivazioni a terrazzamento fanno da padrone, qui chiamate giardini, seguiti dagli ulivi autoctoni.

L’Oriente non è mai stato cosi vicino nelle influenze, come vedremo successivamente nella terminologia mutuata della linea dei vini prodotti, davvero la memoria olfattiva e gustativa ha straordinarie sollecitazioni, partendo dai profumi della macchia mediterranea – inframezzata da cactus e pini secolari – sino ad immaginare le incredibili caratteristiche pedo-climatiche del luogo, che trasforma l’attesa in stupore.

Passando al novero dei prodotti rappresentanti il catalogo aziendale, iniziamo dalle “vertigini – confetture”, prodotte esclusivamente con frutti provenienti dai terreni aziendali, dunque marmellata di limoni, confettura di uva, di fichi, ed infine quella, molto rara e preziosa, di fichi d’India, ottenute dalla semplice cottura in pentola della materia prima.

Si continua con l’unico olio di oliva extravergine delle “colline Salernitane D.O.P. biologico NODO – DONO”, ottenuto dal recupero di antichi ulivi abbandonati della varietà autoctone frantoio, leccino, rotondella, carpellese e ogliarola, sino ad arrivare ai due liquori, che anteponiamo al novero dei vini. Il primo è il “Femminello sfusato”, liquore di limoni Costa D’Amalfi I.G.P., ottenuto con una tecnica di macerazione a freddo delle scorze in soluzione alcolica, con aggiunta di alcool etilico biologico e zucchero di canna bianca, analoga metodologia per il secondo, il liquore di finocchietto selvatico, ottenuto dall’essiccazione di frutti selezionati, lontano dalla luce del sole, per non fare evaporare gli olii essenziali.

Ed infine, doveroso menzionare i vini in degustazione, si va dall’imponente esordio del pluripremiato bianco – tre bicchieri Gambero Rosso in svariate annate – Puntacroce Doc Costa D’Amalfi 2014, incredibili capacità di affinamento per un equilibrato assemblaggio fra le varietà Falanghina, Biancolella e Ginestra, proseguendo con la novità “Ciarariis I.G.P. Colli di Salerno 2018”, frutto della vinificazione di Ginestra in purezza, una vera e propria sfida produttiva per un vitigno autoctono antico, di difficile reperibilità, armonico, sapido e di lunga persistenza, che prende in prestito il proprio nome da un antico etimo ebraico.

Passando alla seconda batteria, quella dei rosati e rossi, è la volta dal “Salicerchi Rosato Doc Costa D’Amalfi 2012”, altro vino “identitario” aziendale, da una pressatura soffice di Piedirosso, Aglianico e Tintore, dal colore cerasuolo intenso, leggere note ossidative con profumo di cassis, liquirizia, chiodi di garofano, vino “da meditazione” di struttura complessa, l’abbiamo abbinato voluttuosamente a delle nocciole di Giffoni. Si conclude con il “Montecorvo Rosso Costa D’Amalfi D.O.C. 2013”, da un uvaggio di Piedirosso, Aglianico e Tintore, dal colore rosso rubino con profumo di prugne rosse, more e ribes, tannino incredibilmente levigato e corpo imponente e di gran classe.

Azienda Agricola di Raffaele Palma, dove i monti si tuffano nel mare, e le loro sagome ritagliano e fendono il cielo.

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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