Contiguo al lungomare partenopeo, My Seacret Restaurant è il nuovo progetto di GM Group, azienda titolare del brand “Le voci di dentro”, galleria e piattaforma dedicata alla promozione delle arti figurative.

All’insegna del sincretismo nasce “My Seacret Restaurant”, raffinato ristorante collocato in una delle strade più storiche e suggestive del lungomare, e riduttivo sarebbe considerarlo una sorta di side-project di un asset proprietario operante precipuamente nel settore della promozione culturale ed artistica.

Crew di grande qualità e sinergia, fautori di una proposta chiaramente improntata al fine-dining, con influenze e contaminazioni composite e stratificate, dalla cucina fusion a quella macrobiotica. Direzione della cucina affidata al talentuoso chef Antonio Passariello – già in forze alla stellata Locanda del Borgo presso la struttura Aquapetra Resort Spa – e la gestione della cantina e sala curata dall’impeccabile maitre Christian Moreno, adiuvato dall’inseparabile collaboratrice Nicolina Luisa La Perugia.

Visitiamo il locale in una ventosa serata di inizio primavera, le luci del lungomare si infrangono, facendo da contraltare alle onde, sulle eleganti facciate dei palazzi nobiliari di Via Chiatamone. Bello il colpo d’occhio all’ingresso, soli ventidue coperti distribuiti su due livelli con cucina a vista, pareti adorne di opere d’arte provenienti dall’atelier Le Voci di Dentro, sorta di allestimento-vernissage, da raccordarsi idealmente – e cromaticamente – con le creazioni dello chef Passariello, in un mood di accorata intimità.

Evocazioni e vocazioni, avrebbe detto Veronelli con uno dei calembour da lui tanto amati, in un inestricabile processo di creazione artistica e culinaria: variazioni del menu approntate dallo chef, rigorosamente seguendo la stagionalità e con preminenza di pescato fresco locale. Progressioni gustative formalizzate in tre menù degustazione diversi, di quattro, cinque e sei portate, con possibilità di pairing di tre o cinque calici, largo spazio ai cocktail, spirits e distillati, secondo l’impostazione offerta da Christian.

Rimandi sensoriali ed olfattivi, con la tradizione che diviene crasi con l’innovazione, le isole non sono distanti, e neanche la costiera, la nostra è una terra colonizzata da mille culture, con tradizioni gastronomiche eterogenee ma ugualmente radicate e connesse, le simmetrie e il gusto negli impiattamenti restituiscono il senso di tale complessità ed esperienze.

Passando alla degustazione, si inizia con l’appetizer “unagi – anguilla alla griglia laccata con salsa teriyaki, crema di cipolle sotto sale e barbaietola”, davvero dalla sapidità calibrata, la stura alla teoria delle bevande è offerta dall’imponente Champagne Boizel Blanc de Noirs 2012, Pinot nero in purezza come vitigno impiegato, per un prodotto iconico e dalla straordinaria complessità.

Si prosegue con l’altro appetizer “peas and love – seppia ed il suo nero con piselli in tre consistenze”, notabile il gioco di croccantezza e temperature difformi ideato dallo Chef Passariello, uno dei migliori piatti offerti all’assaggio, lo sostiene perfettamente ancora lo Champagne Boizel, calibrato e rotondo.

Passando al primo, “back to the past-a – mezze maniche di Gragnano con ragout di gallinella di mare, vongole veraci, aria marina e limone candito”, è impossibile non notare la perfetta cottura della pasta, ed il raggiunto equilibrio degli ingredienti di pescato, nella preparazione della bisque. In abbinamento enologico, il Viognier Ars Magna 2018 di Omina Romana –vitigno originario della Valle del Rodano ma azienda ubicata in Velletri – è un prodotto di grande austerità, legno dell’affinamento in evidenza per una struttura spessa e longeva.

Il secondo è rappresentato dal “1 Maggio – merluzzo nero salato in casa, fave, pecorino e pancetta”, omaggio ad un abbinamento della tradizione rurale e contadina, con una importante componente vegetale, sorprende il sommelier con la proposta delle “Volte dell’Ornellaia 2020 Toscana I.G.T.”, un rosso che non sembra azzardato ma anzi perfettamente calibrato.

Si conclude con l’iconoclasta “Bloody Mary” da mangiare, solidificazione di un cocktail fra i più diffusi, e poi il “Fior di fragola – bisquit al limone, fragoline di bosco al maraschino, gelato alla fragola e cialda di latte”, un dessert che pulisce il palato con noti aromatiche mai stucchevole. In ultimo abbinamento il raccordo gustativo di un cocktail alla fragola, ed il rigore esclusivo dell’Appleton Estate 21 Jamaica Rhum, uno dei più prestigiosi della categoria, per un maitre Christian anch’egli in grande spolvero.

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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