Ci sono storie che cominciano quasi per caso, da una passione nasce la voglia di “fare” in prima persona.
E’ così nel campo della musica, nel campo dello sport ed ovviamente anche in quello della birra…
Daniele e Lino sono due amici, da sempre una delle loro passioni è la birra. Vivono la propria vita professionale, odontoiatra il primo e tecnico informatico il secondo ma oltre quindici anni fa decidono di cominciare, per gioco, a produrre la bevanda che tanto amano. Nascono cosi i Monaci Vesuviani

E il gioco comincia a diventare interessante, gli esperimenti, le ricette, le giornate passate a produrre, imbottigliare, gli assaggi degli amici che gradiscono sempre di più e che li incoraggiano.

Quasi 10 anni fa decidono di cominciare a fare sul serio, cominciano a viaggiare, ad incontrare persone, ad acquisire esperienze e confrontarsi con problemi e con la loro risoluzione.
Il loro primo impianto è piccolo ma permette di gestire e governare in maniera professionale l’intero processo produttivo perché fare la birra è una cosa seria e richiede dedizione e conoscenze.
Oltre a farla diventano anche esperti nel giudicarla, perché ovviamente i giudici più severi delle proprie creazioni sono proprio i “genitori”.
Daniele e Lino mandano le proprie “creature” in giro in Italia e le fanno partecipare a vari concorsi birrari ottenendo risultati lusinghieri, nel 2014 iniziano la produzione presso un impianto da cinquecento litri mentre l’attività di distribuzione verso locali comincia a crescere.
La risposta del mercato è positiva ed in crescente aumento, nel 2016 tagliano il traguardo delle 30.000 bottiglie e fanno conoscere la propria birra anche al di fuori della regione, in Italia e con puntate anche all’estero, Stati Uniti e Cina.

Daniele e Lino curano personalmente tutto, dall’approvvigionamento, alla produzione, alla commercializzazione e si appoggiano per adesso a vari stabilimenti di produzione in Campania gestendo però in prima persona ogni aspetto.
Questo a mio avviso è il vero spirito della beer firm: un produttore che non possiede un suo impianto ma che produce, diciamo così, in trasferta. C’è chi affida totalmente la produzione al birrificio limitandosi alla sola commercializzazione e chi invece, come nel caso dei nostri amici,  prende in affitto lo stabilimento e realizza di persona la propria ricetta: solo in questo modo si può avere il pieno controllo di ogni aspetto e, aggiungo, la piena paternità del risultato.
Bravi, continuiamo così!

Ho degustato  quattro delle loro birre, ecco le mie impressioni!

GOLDEN SAND. La schiuma è bianca, pannosa, abbondante e compatta aderisce al bicchiere ad alle labbra. Al naso profumi di frutta gialla, in particolare albicocca e pesca nettarina poi arriva l’erbaceo con una punta di pepe. In bocca è gentile, ancora frutta gialla, melone bianco, corpo centrato per lo stile, ottimo l’equilibrio malto/luppoli per un finale piacevolmente abboccato. Warming alcolico piacevole a riportare  le piacevolissime note fruttate. Abbinamento a cui ho pensato, zuppe di cereali e funghi oppure una crostata con albicocche del Vesuvio.
BLAZE. Colore ramato, brillante, con schiuma abbondante e profumata di luppoli inglesi. Bella la nota agrumata che emerge insieme al caramello. In bocca inizialmente amara sviluppa poi un buon equilibrio. La componente maltata, biscotto al caramello, sostiene l’aromaticità dei luppoli che regalano note di frutta tropicale. Sul finale leggere note tostate lasciano una bocca pulita e con la voglia di bere ancora. Il corpo è leggero come deve essere in una bitter ale e la frizzantezza non è eccessiva. Potrebbe essere un’ideale abbinamento per uno spaghetto a vongole oppure un risotto alla pescatora.

PARTENOPEA. Una bella blanche, profumata, dal colore paglierino, opalescente con una bella schiuma granulosa che profuma di agrumi e coriandolo. In bocca acidula, parecchio, nonostante il corpo leggero riesce a sostenere con un certo garbo anche cibi grassi e fritture. In bocca l’equilibrio è spostato sull’amaro e leggere ritornano le note di agrumi. Come abbinamento la vedo con un fritto di merluzzetti oppure ad accompagnare una caprese con pomodorini e mozzarella di bufala. 

ARROW. Questa è  davvero una gran bella birra, una doppelbock dal bellissimo color rubino, brillante con una schiuma abbondante e dai profumi di biscotto e panna cotta al caramello. In bocca l’alcol è ben percepibile accompagnato però da un continuo alternarsi di biscotti al caramello, prugne e mandorle tostate. Il warming alcolico, piacevole, riporta una elegante nota amara di luppoli europei, di cacao amaro e di liquirizia. Una birra dal corpo leggero e dal grado alcolico traditore che accompagnerebbe benissimo un cotechino con lenticchie

Alfio Ferlito

Fisico per formazione accademica, curioso di natura, tra i suoi tanti interessi da oltre quindici anni quello per la birra di qualità, in tutte le sue sfaccettature. Degustatore, giudice in concorsi,...

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