Quando si dice pizza in qualsiasi parte del mondo ci si trovi si pensa subito alla città di Napoli. Napoli Pizza Village

È innegabile che uno dei simboli più noti della città di Partenope, oltre al forse più folkloristico mandolino, sia proprio il disco di acqua, farina e lievito che, nato proprio qui, con un condimento di pomodoro e pochi altri semplici ingredienti, ha fatto il giro del mondo e vanta ormai gli accostamenti più vari ed audaci.

Napoli nell’ultimo decennio ha assistito ad una rinascita di questo prodotto simbolo e di tutto quello che in qualche modo gravita intorno ad esso, dalla figura del pizzaiolo alle materie prime.

Ad innalzare il livello di attenzione intorno al “fenomeno pizza” sono state anche alcune importanti “kermesse”, manifestazioni nate da felici intuizioni dei loro organizzatori e che in pochi anni hanno conquistato un ruolo di prim’ordine, fino a oltrepassare addirittura i confini della Campania prima e dell’Italia in seguito.

Dal 2012 ad oggi la manifestazione con il maggior riscontro è sicuramente il Napoli Pizza Village, nata sottovoce e diventata presto un evento in grado di richiamare folle da ogni dove.

Abbiamo contattato uno degli amministratori della manifestazione, Claudio Sebillo che insieme al suo socio, Alessandro Marinacci, ogni anno riesce a organizzare questo evento ormai in continua crescita.

Claudio, come si arriva ad essere gli organizzatori del “Napoli Pizza Village”?

Io ed il mio socio, Alessandro, ci occupavamo di eventi già prima di arrivare al “Napoli Pizza Village”, si trattava di eventi organizzati su commissione.

La prima volta che ci siamo trovati a organizzare una festa della pizza è stato nel 2008, quando per conto del centro commerciale “Vulcano Buono”, abbiamo organizzato, per due o tre anni, questa sorta di “PizzaFest” all’interno del centro.

Dopo qualche anno, intorno al 2011, in piena emergenza rifiuti e con l’esperienza di qualche anno, abbiamo avuto una intuizione. Abbiamo cominciato a pensare, grazie ad un moto di orgoglio e di appartenenza alla nostra città, che c’era forse la necessità di valorizzare qualche immagine positiva di Napoli e che forse a tal fine potevano tornare utili anche alcuni clichè sulla nostra città, come per esempio pizza e mandolino, già conosciuti in tutto il mondo.

È cresciuta in noi la consapevolezza che Napoli era già ricca di un patrimonio artistico , culturale, ambientale e gastronomico che aveva bisogno solo di essere valorizzato nel modo giusto.

Quindi superando il pregiudizio che relegava la pizza nella categoria degli stereotipi abbiamo pensato che era giusto provare a renderla simbolo di positività nel mondo.

Pensammo quindi di coinvolgere la neonata giunta De Magistris chiedendo un sostegno non economico ma istituzionale che potesse aiutarci a valorizzare una immagine positiva di Napoli nel mondo.

L’idea di creare questo enorme “Villaggio” della pizza sul lungomare come è nata?

La prima edizione tutta nostra, non più su commissione, si tenne presso la Mostra d’Oltremare. Erano però gli anni della Coppa America, nei quali il lungomare di Napoli, universalmente riconosciuto come uno dei più belli del mondo, si era imposto come scenario naturale perfetto per richiamare folle di visitatori.

Da qui l’idea di “trasportare” il “Napoli Pizza Village” sul lungomare, creando una sorta di enorme pizzeria nella quale sia i locali che i turisti, durante i giorni della manifestazione, potevano cenare all’aperto godendo di uno spettacolo mozzafiato.

Lungomare di Napoli

Dal 2011 ad oggi quanto è cresciuto il Napoli Pizza Village?

In questi nove anni la manifestazione è cresciuta in modo esponenziale. Come si può vedere dai dati pubblicati sul nostro sito, siamo partiti nel 2011 con 60.000 presenze, per arrivare oggi a superare il milione di presenze. Già il trasferimento dalla Mostra d’Oltremare al lungomare ci consentì di arrivare a 300.000 visitatori, forse anche grazie al cambio di location. Da lì ad oggi il fenomeno è sempre stato in crescita fino ad arrivare ai numeri attuali.

Questa crescita costante ci ha permesso di compiere un passaggio fondamentale, da evento locale riconosciuto a Napoli e in Campania, ad evento prima nazionale e poi Internazionale.

Quanto è impegnativo oggi organizzare la manifestazione?

Oggi si può dire che programmiamo la manifestazione di anno in anno.

Soprattutto da quando lavoriamo con gli operatori del settore turistico che quindi devono necessariamente programmare con largo anticipo i loro eventi. Fondamentale è la pianificazione che ci consente ormai di lavorare nel medio e lungo periodo e che soprattutto trova apprezzamento nei partner stranieri.

Basti pensare che stiamo già lavorando alla prossima edizione, quella del decennale.

Il vostro prossimo obiettivo?

Ci sentiamo pronti per l’internalizzazione della manifestazione. Cominciamo a guardare sempre più concretamente all’estero.

Già lo scorso anno abbiamo preso parte al “New York Pizza Festival”, evento coprodotto in partnership con una società americana durante il quale gli americani hanno rappresentato varie tipologie di pizze americane mentre noi abbiamo rappresentato, con una compagine arrivata da Napoli, la pizza napoletana. Il prossimo ottobre torniamo a New York per la prossima data.

Sempre negli Stati Uniti, a dicembre scorso, abbiamo ricevuto un grande riconoscimento quando a Las Vegas ci hanno premiato come “Best Food Festival in the World”, evento che ci ha visto gareggiare con tante altre manifestazioni mondiali.

Nel 2020 è in programma una tappa milanese, capitale economica d’italia e forse la più europea della città italiane, quindi passaggio strategico, grande vetrina per arrivare alle capitali europee.

Stiamo inoltre lavorando per allargare i nostri confini verso oriente, con due tappe importanti, le due metropoli al momento forse più rappresentative di quella parte del mondo come Dubai e Tokio.

Da questi tre luoghi simbolo speriamo di arrivare in tante altri parti del pianeta.

Consentimi di parlare anche di pizza. Quanto è importante il movimento che si è creato intorno alla pizza?  E quanto tutto questo parlare di pizza ha portato al “Napoli Pizza Village” e quanto invece la vostra manifestazione ha portato al cosiddetto “mondo pizza”?

Sicuramente la pizza è stata ed è al centro di tutto ciò che è “Napoli Pizza Village”.

Nonostante sia diventato ormai un happening, un evento in cui anche altre attrazioni diventano  sempre più importanti, restiamo pizzacentrici. La pizza è il “Napoli Pizza Village”, tanto che ci piace definirci la più grande pizzeria all’aperto che esiste al mondo.

Speriamo poi di aver dato tanto alla pizza. Sicuramente una grande opportunità a tutte le pizzerie che da anni partecipano. Per loro la manifestazione è sempre più una occasione di promozione delle loro attività. Abbiamo superato le 500 richieste di partecipazione, che ormai arrivano anche dall’estero, a fronte di 50 postazioni disponibili.

Dal “Napoli Pizza Village” si sono mossi i primi passi di tante iniziative che hanno portato alla valorizzazione della pizza napoletana. Nel 2014, con Pecoraro Scanio, abbiamo dato il via alla petizione popolare più sostenuta (oltre 2.000.000 di firme) nella storia dell’Unesco per far ottenere all’arte del pizzaiolo il riconoscimento di Patrimonio dell’umanità.

Siamo entrati nel Guinness dei primati con la pizza più lunga del mondo. Ospitiamo anche la finale del campionato mondiale del pizzaiolo per la quale arrivano da tutto il mondo oltre 6/700 partecipanti a gareggiare per la conquista del titolo.

Tutte queste attività hanno di fatto consentito la promozione e la valorizzazione della pizza napoletana, la sua affermazione rispetto ad altri tipi di pizza che seppur rispettabili saranno sempre diverse dalla nostra. Tante iniziative ormai diventate volano per la promozione degli attori protagonisti e del prodotto e che ormai movimentano un settore economico importante.

Insieme al nostro ufficio stampa stiamo analizzando il mercato della pizza in Italia e stiamo  scoprendo numeri da capogiro, una economia enorme che gira intorno al mondo della pizza in tutta Italia,  forse l’unica “fetta” della ristorazione uscita vincente dalla grossa crisi che ha attanagliato l’italia e che ha contribuito a risollevare il settore.

Per quanto tempo assisteremo a questo trend positivo e sempre in crescita della pizza? Si tratta di un fenomeno che prima o poi si ridimensionerà?

Ciclicamente si assiste a delle battute d’arresto di ogni movimento ma credo che sarà difficile tornare indietro rispetto ai traguardi raggiunti fino ad oggi.

Basti pensare al legame che ormai vede lavorare in simbiosi pizzaioli e grandi chef, alla contaminazione che ha subito il mondo della pizza e che, secondo me, ha ancora ampi margini di crescita.

Probabilmente proprio perché la pizza è accessibile ai più, gode di una attenzione più generalizzata rispetto all’alta cucina, destinata invece a pochi. Il food è ormai il punto di incontro tra persone, è diventato argomento di discussione, in fondo ci sentiamo tutti un po’ esperti di food.

Si esce per andare a provare le novità in fatto di pizza, panino o altro. Anche questo contribuisce a mantenere alta l’attenzione. È ormai un vero e proprio fenomeno sociale che ha prodotto anche una trasformazione anche dell’immagine del pizzaiolo sempre più apprezzata rispetto al passato (basti pensare ad alcuni pizzaioli ormai diventati vere e proprie star televisive). Secondo me c’è ancora grande fermento e questo mi fa pensare che la cosa andrà avanti ancora per tanti anni.

E questo modo di guardare ancora oggi il fenomeno “pizza napoletana” è forse ciò che ci spinge sempre a nuove sfide, a voler allargare i nostri confini con la speranza di portare nel mondo una immagine sempre più positiva di Napoli.

 

Appuntamento quindi, per ora, a settembre sul lungomare più bello del mondo dal 13 al 22 settembre.

Poi chissà, magari anche nelle prossime tappe in giro per il mondo. 

Anna Orlando

Maturità classica, laurea in giurisprudenza, avvocato da oltre 15 anni. L'interesse per la cucina e per il cibo nasce dall'aver osservato in silenzio prima una nonna e poi una mamma ai fornelli. L'essere...

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