Alto Casertano, nelle immediate adiacenze di Teano, l’azienda agricola Cacciagalli è collocata in un lembo di terra sospeso, ai margini di un’arteria a scorrimento veloce, tra il vulcano spento di Roccamonfina ed il Matese. Trentacinque ettari di proprietà, di cui dieci vitati, trasformati dai coniugi Mario Basco, da sempre appassionato di enologia, e Diana Iannaccone, agronoma, in una realtà viti-vinicola di assoluta eccellenza nazionale, oltre a delle recenti propaggini, vero e proprio paradigma di bio-edilizia, con la costruzione di una piscina naturale, un ristorante, una sala degustazione, ed ovviamente la cantina e i vigneti, tutti di proprietà familiare.
Evolutasi progressivamente dal biologico al biodinamico, l’azienda lavora esclusivamente – sin dall’anno di fondazione, il 2012 – su varietà autoctone, come Fiano, Falanghina, Piedirosso e Aglianico, sotto l’egida, del padre putativo della branca summenzionata, Rudolf Steiner: il nome dell’azienda deriva, per estensione nominale, dalla terra che la ospita, una masseria di proprietà da generazioni della famiglia Iannaccone, nei tempi primigeni destinata alla lavorazione della nocciola, dei castagni, degli olivi e dei ceci (presidio slow-food), un retaggio tradizionale divenuto nel tempo, rifuggendo da qualsiasi staticità imprenditoriale, archetipo produttivo, in un contesto territoriale unico di matrice evidentemente vulcanica.
Il cammino percorso dai coniugi – titolari dell’azienda, si è dipanato in una serie di tappe – teleologicamente rivolte alla valorizzazione dell’identità territoriale, corrispondenti a ciascuno dei prodotti in catalogo: partendo dal Bianco IGT “Aorivola”, falanghina in purezza, passando per il Fiano Zagreo – di recente insignito del riconoscimento dei tre bicchieri Gambero Rosso 20121 – un vino che fa circa due mesi di macerazione a conferire una tonalità unica, con fermentazione ed affinamento in anfore di terracotta, come dicevamo, finendo con il rosato Pellerosa, un aglianico in purezza vinificato in rosato, dal colore rosa chiaretto, con un inteso bouquet floreale, dal sorso sapido e pieno.
Due note, infine, sull’ultimo arrivato in casa “Cacciagalli”, un interessante “petillant nature”, ovverosia bollicine da metodo ancestrale, non senza avere rimarcato l’eleganza muliebre dell’etichetta, ideata e stilizzata dalla giornalista – consulente della comunicazione eno-gastronomica – Marina Alaimo: fatta la tara al grande appeal commerciale di cui gode attualmente tale categoria di prodotti, la pressatura diretta, la prima fermentazione in anfora, e successiva in bottiglia, oltre alla carenza di sboccatura, conferiscono rotondità e croccantezza al palato, ed aromaticità in via retro-olfattiva, senza tuttavia avvertire quell’eccesso di note zolfate che rappresentano un viatico di sgradevolezza nel prosieguo.