Il rebranding sottolinea il forte legame della tradizione del Prosecco con il territorio di Asolo, uno dei borghi più belli d’Italia, e i consumatori italiani ritengono inscindibile il connubio fra il nome Asolo e il nome Prosecco

L’Asolo Prosecco cresce e vara la sua nuova strategia, totalmente indirizzata a mettere in luce, sia nei vini che nella comunicazione, il fortissimo legame fra la tradizione locale del Prosecco, le colline del territorio di Asolo e dei paesi vicini.

I vini a denominazione di origine controllata e garantita “Asolo – Prosecco” devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti costituiti dal vitigno Glera; possono inoltre concorrere in ambito aziendale fino ad un massimo del 15%, da sole o congiuntamente, le uve dei vitigni Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga.
La zona di coltivazione delle uve destinate alla produzione dei vini DOCG Asolo Prosecco si estende per 19 comuni attorno ad Asolo.
I vini DOCG si possono trovare nelle seguenti categorie: DOCG Asolo Prosecco, DOCG Asolo Prosecco “frizzante” e DOCG Asolo Prosecco “Spumante Superiore”.

 
All’analisi organolettica il vino della denominazione, ottenuto principalmente con la varietà bianca Glera, si presenta come un vino secco, con caratteristiche di eleganza, leggerezza, snellezza, che assieme al delicato profumo, gli donano gradevolezza e ottima bevibilità. All’olfatto fa percepire un profumo fresco, dove compare il fruttato, il floreale e a chiudere un leggero vegetale; al gusto è morbido, con corpo delicato, con acidità presente e ben armonizzata, il tutto con un retrogusto asciutto. Le note agrumate (limone, cedro), quelle fini e delicate di miele e i sentori di mela matura e di fiori bianchi sono presenti in relazione ai suoli di origine delle uve. L’acidità e la sapidità sono sempre ben presenti ad armonizzare un quadro gusto-olfattivo esaltato da un giusto equilibrio tra gli zuccheri e gli acidi. Analisi organolettiche ripetute su più annate, confermano una costanza aromatica indice di una stretta relazione tra prodotto e luogo di origine.

Dopo aver superato i 17 milioni di bottiglie nel 2019 e aver messo a segno un’ulteriore crescita a doppia cifra nel primo quadrimestre 2020 (+22% rispetto ad aprile dell’anno scorso), l’Asolo Prosecco, la più piccola delle tre denominazioni del panorama del Prosecco, mira a proporsi come una sorta di “cru” delle bollicine venete.
Alla base della strategia di riposizionamento ci sono i dati dell’indagine Bva Doxa commissionata dal Consorzio lo scorso anno su una platea di consumatori italiani di vini frizzanti e spumanti, che dimostra come il nome di Asolo sia conosciuto da tre quarti degli intervistati (il 74%) e che un quarto ha già visitato la cittadina (il 26%), mentre solo il 43% del campione sa che sulle colline asolane si produce Prosecco.
Che il connubio tra il nome di Asolo e quello del Prosecco sia inscindibile lo attesta un ulteriore dato dell’indagine, quello che dimostra che il 32% dei consumatori non sarebbe più disposto a considerare la denominazione tra le scelte d’acquisto se il nome Asolo apparisse privo della specificazione Prosecco, mentre solo il 22% lo berrebbe ugualmente. Per converso, ben l’84% del campione è disponibile a bere un vino che si chiami Asolo Prosecco.
“I dati della ricerca – spiega Ugo Zamperoni, Presidente del Consorzio Asolo Prosecco – confermano che accostare la parola Prosecco al nome di Asolo rafforza l’identità territoriale della denominazione, già fortemente radicata. L’Asolo Prosecco infatti è piena espressione del territorio, è cultura, è storia. In quest’ottica abbiamo creato anche un nuovo payoff, È tutta un’altra Storia, che mira a sottolineare il legame delle bollicine con la città che dona loro il nome e con il suo inestimabile valore culturale”.
Per rafforzare il senso di appartenenza al territorio, il Consorzio si è dotato di una nuova immagine coordinata, ideata dallo studio veronese Paffi. Nel marchio della denominazione sono rappresentate la Rocca, da sempre simbolo del borgo ed i profili delle colline su cui nasce l’Asolo Prosecco, mentre i colori riprendono quelli dorati del vino e delle facciate delle antiche dimore del centro storico. 

Redazione Foodmakers

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