Fotografa, graphic designer e giornalista, Alessandra Farinelli è nata e tuttora vive a Napoli, dove lavora occupandosi prevalentemente di fotografia pubblicitaria.

L’abbiamo intervistata:

Qual è la tua storia professionale?

Volevo lavorare in ambito pubblicitario sin da piccola. Chiesi il cosiddetto prestito d’onore per aprire la mia prima società di grafica a 20 anni. Purtroppo ero un pò troppo giovane e alcuni errori mi hanno costretta a chiudere dopo qualche anno. Cominciai a lavorare in una tipografia con l’idea ben precisa di farne scuola per scoprire tutti i segreti della prestampa e dopo un anno entrai in società in un’agenzia di web e grafica. Matrimonio durato 12 anni, poi la mia voglia di libertà, non avere orari e nessun genere di paletto è venuta di nuovo fuori e da allora lavoro felicemente da freelance. La fotografia ha preso il sopravvento su tutti gli altri campi, ma non mi dispiace mai chiudermi in una stanza con musica e Mac e creare nuove grafiche per i miei clienti.

Quando hai deciso di dedicarti al Food?

La fotografia nella mia vita c’è sempre stata. Fin da piccola avevo la passione per i ricordi, avevo paura di dimenticare e voglia di sentirmi addosso i bei momenti. Così giravo sempre con una piccola macchinetta fotografica. Sono la custode dei ricordi di tutti.

Ovviamente sono passata attraverso il tramontismo, ovvero quella corrente fotografica amatoriale che ti fa pensare che se fotografi un tramonto hai fatto una figata, perchè i colori forti sono i primi che attirano tutti noi. Poi i viaggi, le persone, ma le mie foto non mi piacevano, non ero soddisfatta.

Poi ho scoperto l’estetica dei piatti, mi piaceva vederli, mi piaceva crearli. Ho messo su una piccola attività di catering finger food per un periodo pur di fomentare la mia voglia di estetica del piatto. Così ho abbinato queste due passioni e finalmente qualcosa si muoveva, finalmente le mie foto avevano un senso. Da allora sono passati circa 10 anni.

Quali sono le peculiarità della fotografia in questo settore?

La fotografia pensata è sempre un’opera d’arte, in questo caso a 4 mani almeno: quelle dello chef e quelle del fotografo. Ma la fotografia di food non deve solo essere bella, deve essere succulenta, deve arrivare alla mente dello spettatore e regalargli una proiezione di sapore e consistenza.

Quali i fattori critici di successo?

In questo momento storico è facile improvvisarsi fotografo, scrittore, blogger, soprattutto in un campo così alla portata di tutti come può essere il cibo. Quindi direi che la concorrenza è abbastanza presente, eppure le aziende serie sono molto più propense ad investire in un’immagine professionale di quanto facessero fino a qualche anno fa. E’ come se ci fosse più sensibilità sull’argomento. C’è tanta mediocrità, ma i veri imprenditori, gli chef impegnati vogliono solo il meglio e qui, per fortuna non c’è iphone che tenga, serve un professionista.

Il piatto/prodotto più difficile e quello più semplice da fotografare?

Ogni prodotto ha le sue difficoltà, ad esempio la pizza può diventare monotona. La forma è sempre la stessa ed è difficile inventarsi ogni volta qualcosa di nuovo. Lo still life prevede grandi conoscenze tecniche, conoscere la luce e come usarla non è affatto scontato, nonostante sia l’etimologia della parola “fotografia”. I piatti più semplici credo siano quelli dei grandi chef, sono opere d’arte già da sole, se hai le giuste conoscenze tecniche di still life è difficile toppare.

La tua miglior foto, ce la racconti?

Ma sai che ho paura a risponderti perchè non vorrei che le altre si offendessero? Ho troppe foto a cui sono affezionata, ma posso dirti che le foto più belle sono quelle progettate. Quelle che nascono da un concetto, da uno studio del cliente o del messaggio, insomma quelle in cui non ti si porta solo il piatto a tavola e fai click, ma quelle in cui ti chiedono di metterci la tua testa.

Prossimi progetti?

Proprio ad inizio anno ho lanciato sui social questo richiamo a tutti coloro vorranno creare non solo immagini pubblicitarie accademiche, ma spingersi un pò fuori dai soliti canoni, la foto pilot è stata “La Pietà” realizzata con la pizzaiola Roberta Esposito e il suo team. L’idea è di continuare questa serie, ho già in mente due tre ambientazioni…

 

 

 

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“La verità è che sono amante del bello e del buono della vita. Ammiro i fotografi di guerra, ma io preferisco le macchie di sugo”

Nata e cresciuta a Napoli, Alessandra Farinelli è fotografa, grafico e giornalista. Esattamente in quest’ordine.

I suoi campi di specializzazione sono la fotografia di food e d’interni. Numerose le sue collaborazioni con ristoranti, chef e pizzerie come la nuova stella Re Santi e Leoni, Peppe Guida o Da Gigione. Tanti i rapporti consolidati negli anni e rinnovati ogni anno con le aziende del cibo, come Pastificio dei Campi o Pasta Di Martino, il Consorzio Mozzarella di Bufala Campana, Pomodama, Caseificio il Casolare, il Conciato Romano e tanti altri.

Nell’hospitality lavora soprattutto per Airbnb ed è fotografa ufficiale da un decennio del Hotel Caesar Augustus di Capri, votato miglior resort italiano per la rivista americana “Travel + Leisure”.

Ha pubblicato per le riviste Food&Wine, Cook_inc, Gambero Rosso, Food&Beverage. Sue le fotografie del libro La Buona Pizza edito da Giunti e di Birdy’s Bakery, un sogno americano.

Antonio Savarese

Ingegnere gestionale, sono un Project Manager in Enel Italia nella funzione System Improvements. Da piu' di 15 anni svolgo attivita' come giornalista freelance e consulente di comunicazione per alcune...

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