Si deve all’intrapresa dei tre soci Massimo ed Enrico Duranti, Ciro Di Dato l’apertura del Wettin Club, versatile lounge club lungo la costa porticese.

Anzitutto, l’elemento nominale, una stratificazione di suoni e significati: wettin’, dall’anglosassone to wet, bagnato, dal litorale di una costa straordinariamente pregna di bellezze paesaggistiche. Poi insiste la Storia, ovverosia i personaggi che l’hanno vissuta, e chissà cosa pensava Maria Amalia di Sassonia, sovrana e moglie di Carlo III di Spagna, quando passeggiava, solitaria e pensierosa, lungo questi luoghi densi di rimandi, ora sede della struttura ricettizia.

Ai più è conosciuto il “miglio d’oro”, tratto di strada che va da Portici a Torre Annunziata, fiancheggiato da stupende ville patrizie dell’aristocrazia partenopea, erette a partire dal Settecento. Pochi immaginerebbero, tuttavia, che dietro gli orpelli neoclassici dell’arco d’entrata di Villa Menna – uno degli edifici più notabili – a cui fa seguito un elegante giardino roccocò, si celi un moderno club di recente inauguratosi, con piscina, solarium, cocktail bar e servizi ristorativi, frutto di un ambizioso progetto di recupero e riconversione territoriale, ad opera dei cennati imprenditori.

Lounge

La scena è stata immortalata in un quadro riprodotto all’ingresso, di Salvatore Fergola, ed in effetti il tratto di costa delimitato e conculcato, alle rispettive estremità, dal porto del Granatello e dal Museo Nazionale di Pietrarsa, affacciandosi dalla terrazza panoramica del Wettin, restituisce un colpo d’occhio straordinario.

Panorama dal Wettin Club

I lavori di riqualificazione della zona si sono protratti dal lontano 2012, anche attesi i numerosi vincoli imposti dalla Soprintendenza dei beni culturali, ma, una volta ultimati, anche con la collaborazione propositiva dell’Autorità comunale, è emerso chiaramente il progetto sotteso.

Da sinistra: Carlo Straface e Massimo Duranti

Gli eleganti giardini all’inglese – dotati di piante tropicali – ubicati all’ingresso ne evidenziano la natura decorativa, mentre la piscina dalle dimensioni olimpioniche, con annesso solarium, è un servizio importante per gli ospiti diurni; i privé dai moderni arredi restituiscono il senso della convivialità, ordinato e essenziale il cocktail bar, con un’ampia selezione di prodotti nazionali, gin e distillati, la ristorazione fine-dining è di là da venire, ma è esaustiva l’offerta di finger food, in base alla disponibilità del giorno.

Cocktail bar

Il direttore della struttura è Alfonso Buonaiuto, il resident chef è Christian Sparaneo, la cucina è, dicevamo, dalle chiare influenze mediterranee, e praticamente tutto è home-made, dalle montanarine fritte passando per i gamberi cotti al vapore, dal polpo scottato alla caponatina napoletana, in risalto l’impiego di latticini e formaggi freschi della costiera Sorrentina.

Ben dosato e servito impeccabilmente nel bicchiere “old fashioned” e con scorzetta d’arancia, il cocktail preferito dallo scrivente, l’Americano, per rendere più piacevole l’attesa del piatto unico, nel quale spicca la frittura croccante della montanarina, ma anche il panino napoletano è un tripudio di sapori al palato, mentre il tramezzino è degno di un club sandwich d’autore. In ulteriore pairing un Gin-Tonic dalle note penetranti, preparato con l’Hendrick’s, interessante l’offerta dei vini, con bollicine in evidenza e possibilità di mescita al calice.

Americano
Piatto freddo

A breve spettacoli teatrali, performance artistiche e musicali, in uno spazio in divenire poli-funzionale, che rappresenta il sogno di una vita dei promotori imprenditori: in ultimo l’ulteriore tassello di un’estensione fine-dining dell’offerta eno-grastronomica, con l’utilizzo degli splendidi terrazzamenti della “Torretta Belvedere” proprio negli spazi prospicienti il mare.

carlo straface

Carlo Straface

Carlo Straface, partenopeo di nascita, corso di studi in giurisprudenza, di professione avvocato e giornalista pubblicista, eno-gastronomia e letteratura le sue coordinate di riferimento. Sommelier di...

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