Giovedì 23 aprile su RAIUNO  andrà in onda la prima puntata di una nuova fiction Vivi e lascia vivere. La protagonista è Elena Sofia Ricci che interpreta Laura Ruggiero, una madre forte di tre figli, con un segreto terribile e un passato che ritorna.

Ogni famiglia ha i suoi segreti, è questo l’incipit della nostra storia. E la famiglia Ruggero ne ha uno enorme, di cui solo Laura Ruggero, la nostra protagonista, è al corrente. È lei ad averlo ideato e a custodirlo gelosamente. Laura, cinquant’anni portati con sfrontatezza, lavora come cuoca all’interno di una mensa; ha due figli adolescenti, un’altra figlia più grande con la quale ha un rapporto complicato e conflittuale e un marito, Renato, con il quale è sposata da vent’anni e che suona a bordo delle navi da crociera. Una vita apparentemente come tante fino al giorno in cui Laura, di ritorno da un misterioso viaggio, convoca i figli per comunicare loro una terribile notizia: il padre non c’è più. Di sosta con la nave a Tenerife, Renato Ruggero è morto in un incendio; di lui non è rimasto che cenere. Ed è da quella cenere, dal mistero di quella morte, che la vita di Laura riprende, cambia, cresce, fino a diventare qualcosa di completamente diverso. Laura si reinventa e con lei tutta la sua famiglia. Ciascuno scopre una parte di sé nascosta, un talento inconfessato grazie al quale iniziare una nuova vita. Ed è così che, dal nulla, Laura crea un nuovo lavoro, che trasforma in una vera e propria impresa al femminile, mentre il suo passato misterioso e insospettabile si riallinea al suo presente. Un suo grande amore mai vissuto, un uomo affascinante, ma ambiguo, implicato in affari poco puliti, compare a stravolgere il fragile equilibrio riportando nella vita di Laura l’amore, ma anche la diffidenza, la paura e infine mettendo concretamente in pericolo lei e anche i suoi figli. Il segreto custodito con tenacia da Laura verrà scoperto suo malgrado, e il terremoto emotivo che ne segue rischia di spazzare via lei e la sua famiglia come in una tempesta perfetta.

Vivi e lascia vivere è la storia di una famiglia ordinaria, con i problemi di una famiglia ordinaria, dove però niente è come sembra e che sposa i toni del family classico con il noir, fino a diventare, nel finale, un vero e proprio thriller.

Il protagonista della fiction è anche lo street food in quando Laura per ripartire con un gruppo di amiche crea una piccola impresa di street food, trasformando la passione per la cucina in un lavoro in proprio.

Uno dei protagonisti della fiction è anche il Sartù di riso un piatto iconico della cucina napoletana che però rispetto ad altri è meno diffuso. Ecco la sua storia: narrano le cronache che ai tempi di Ferdinando I di Borbone, nel XVIII secolo, la corte di nobili e amici del re non amasse per niente consumare il riso, privo del gusto ricco cui i notabili del tempo erano soliti soddisfare le proprie esigenze di gola.

Dopo aver sposato Maria Carolina d’Austria il menù regale cambiò radicalmente: la nuova consorte del monarca non amava particolarmente la cucina partenopea e venne così chiamata una task force di cuochi d’oltralpe che portarono nella capitale del Regno delle due Sicilie un bagaglio inediti di sapori e mescolanze, nuove alchimie di gusto che potessero risultare gradevoli anche all’esigente palato della regina consorte. Nacque così il sartù, un timballo di riso arricchito con uno strato di pangrattato e una miriade di ingredienti in modo da rendere meno anonimo lo “sciacquapanza”, la pietanza meno gradita dalla corte. Piselli, uova sode, funghi, fior di latte, pezzetti di carne, sono solo alcuni degli ingredienti che gli chef, a seconda dei gusti personali di chi dovrà mangiare la pietanza, aggiunsero al timballo di riso. Un giusto compromesso per un popolo che , nonostante conosca il riso dal XIV secolo, era solito usare il prodotto delle graminacee soltanto in caso di malattie intestinali

Secondo l’analisi etimologica il nome deriverebbe da “sourtout” cioè mantello e farebbe riferimento al ruolo avvolgente svolto dal pangrattato che come un soprabito avvolge il cuore di riso e altri ingredienti. Molto gradita è anche la versione rossa, piena di zeppa di gustoso ragù napoletano.

Il regista della fiction è Pappi Corsicato ecco il suo pensiero:

Il tema di questa serie è il cambiamento, in particolare la possibilità che ognuno di noi dovrebbe darsi quando la vita ti spiazza o ti fa male e ti mette davanti a qualcosa che non avevi previsto. 

La possibilità di prendere un evento doloroso, o una novità spiazzante, come un’opportunità per rivedere la propria esistenza e magari capire come mettersi in gioco.

Nella serie l’evento scatenante di questo cambiamento è la morte inaspettata del capofamiglia. Tutti, per prima la madre (Elena Sofia Ricci) e poi figli, si trovano improvvisamente costretti a confrontarsi con le questioni pratiche di tutti i giorni, scoprono lati nascosti del proprio carattere ed emozioni che non conoscevano che inizialmente li metteranno in crisi ma che poi li faranno cambiare e crescere diventando ogni giorno più sicuri di sé.

Questa condizione di trasformazione, di cambiamento, oggi più che mai mi fa riflettere su quello che sta accadendo a tutti noi a livello mondiale.

Il corona virus ci ha costretti a cambiare stile di vita, a relazionarci con gli altri e con noi stessi in un modo totalmente diverso e nuovo.

Non voglio fare un paragone forse troppo azzardato ma Vivi e lascia vivere, oltre a essere una serie family, è una serie in grado di farci riflettere sul fatto che bisogna essere capaci, anche quando un evento così devastante irrompe nelle nostre vite, di trovare il lato positivo.

Il personaggio di Elena Sofia Ricci è ispirato a quel tipo di donna che molti di noi hanno conosciuto nella vita o che abbiamo visto rappresentato in molti film. Io mi sono ispirato al personaggio di Filumena Marturano.

Donne dal carattere forte che non hanno paura di mostrare le loro fragilità anche a costo di mettere a repentaglio la propria condizione.

Accanto al racconto di una donna forte come il personaggio interpretato da Elena Sofia Ricci, in questa serie c’è anche la mia Napoli. Il mio desiderio è stato quello di far vedere un lato di Napoli che da molto tempo non si racconta più: i suoi colori, la sua luce, il suo splendore, quello che di fatto Napoli è sempre stata, una città che cambia continuamente e che si muove. 

Lo stesso movimento ho cercato di mantenerlo nella mia regia: molto è stato girato con la macchina a mano proprio per rendere più reali e più vivaci i personaggi, le situazioni e i luoghi.

Antonio Savarese

Ingegnere gestionale, sono un Project Manager in Enel Italia nella funzione System Improvements. Da piu' di 15 anni svolgo attivita' come giornalista freelance e consulente di comunicazione per alcune...

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