Pubblichiamo un articolo della Dr.ssa Anna Carderi Psicoterapeuta & Sessuologo che approfondisce la elazione tra ciò che mangiamo e lo stress.

Esiste una complessità di interazioni fisiologiche e comportamentali che collegano lo stress all’assunzione di cibo ed allo stato emotivo (Ulrich-Lai).

In questa interazione mutualmente interveniente è innegabile come il cibo per le sue proprietà gratificanti allevi lo stress emotivo e di contro come lo stress emotivo cambi i modelli alimentari.
In situazioni emotivamente stressanti la salienza che assume il cibo si modifica. Privilegiamo cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri .
L’uso protratto di cibi “iperpalabili”, cioè buoni e gustosi proprio perchè ricchi di grassi, zuccheri e/o sali, unitamente agli adattamenti neurobiologici che promuovono possono innescare comportamenti di tipo compulsivo e di dipendenza.

A livello dei neurocircuiti, lo stress cronico può influenzare il sistema dopaminergico mesolimbico e altre regioni del cervello coinvolte nei circuiti di stress/motivazione potenziando sinergicamente la sensibilità della ricompensa e della soddisfazione data dall’assunzione di cibi grassi e ad alto impatto glicemico.

I cibi “iperpalabili” possono avere un maggiore potenziale di dipendenza neuro-chimica rispetto agli alimenti tradizionali come frutta, verdura e proteine magre.
Una interazione mediata da alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), del metabolismo del glucosio, della sensibilità all’insulina e di altri ormoni legati all’appetito e neuropeptidi ipotalamici.
Una dinamica che si autoalimenta nel tempo, tanto è che la valenza compensatoria e anestetizzante del cibo ad alto contenuto di grassi e zuccheri innesca compensazioni alimentari di abuso e dipendenza.
Al pari del sesso e delle droghe, il piacere, il senso di soddisfazione e l’euforia che deriva dall’assunzione di cibo iperpalabile rinforza il comportamento e incoraggia a ripetere l’azione, in questo caso del mangiare, in un circolo disfunzionale che si autoalimenta.

Differenze individuali nella suscettibilità all’obesità e tipi di fattori di stress possono ulteriormente moderare questo processo (Yau YH, Potenza MN. 2013).
La percezione e la valutazione dello stress si basa su aspetti specifici degli stimoli esterni o interni che presentano e possono essere moderati o mediati da tratti della personalità, stato emotivo e risposte fisiologiche che insieme contribuiscono all’esperienza di sofferenza.

Poiché il cibo offre piacere a breve termine e sollievo dal disagio, il rinforzo negativo e l’angoscia possono motivare l’alimentazione correlata allo stress come un modo per regolare le risposte allo stress stesso.
La stimolazione ripetuta dei percorsi di ricompensa attraverso il cibo iperpalabile può portare ad adattamenti neurobiologici che alla fine aumentano la natura compulsiva di eccesso di cibo caratterizzato dalla frequente spinta ad iniziare a mangiare.
Date le proprietà gratificanti del cibo, si ipotizza che i cibi iperpalabili possano servire come “cibo di comodità” che agisce come una forma di automedicazione per dissipare l’angoscia indesiderata (Garg N, Wansink B, Inman JJ. 2007).
Ciò comporta una modificazioni del rapporto tra la persona e il bisogno di cibo.

Comprendere le associazioni e le interazioni tra stress , adattamenti neurobiologici e obesità è importante nello sviluppo di efficaci strategie di prevenzione e trattamento per l’obesità e le relative malattie metaboliche (Yau YH, Potenza MN, 2013).

Redazione Foodmakers

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