Sara Brancaccio è uno dei personaggi noti del web e della Tv. Dopo la Laurea in Giurisprudenza avvia la sua carriera nel 2013 aprendo una pasticceria a Pisa, successivamente deciderà di chiudere per dedicarsi alla figlia a tempo pieno. Dopo un momento di smarrimento iniziale, alla ricerca della sua strada, Sara Brancaccio ha avuto modo di mettersi in gioco con il programma tv di cucina Il Ristorante degli Chef e poco dopo Cookiss Bakery diventa un blog che le ha permesso poi di diventare un influencer.

 

Ciao Sara, dopo la laurea in Giurisprudenza, hai puntato sulla pasticceria, come nasce questa tua passione?

Dopo un viaggio a Parigi nel periodo dell’università. Lì avevo visto così tante pasticcerie meravigliose e mi sentivo una bambina in un parco giochi. Quel profumo di burro, quei dolci colorati e così innovativi, mi conquistarono. Una volta tornata a casa mi iscrissi al primo corso di pasticceria, poi al secondo, al terzo e, iniziai a maturare l’idea di aprire una bakery, un luogo dove servire dolci artigianali, dal gusto italiano, ma con lo stile anglosassone.

Hai frequentato corsi di pasticceria, quali e cosa ti hanno lasciato?

Ho frequentato diversi corsi di pasticceria al Gambero Rosso (Roma). Ho fatto uno stage in una pasticceria a Bassano del Grappa e poi ho lavorato per 2 anni nel laboratorio di Loretta Fanella. Pur occupandomi della comunicazione e non mettendo le mani in pasta, ho avuto modo di imparare moltissimo.

Nel 2013 apri prima il tuo locale fuori Pisa e poi un secondo store sul Lungarno Pacinotti, delle bakery americane, come mai hai puntato su questo tipo di pasticceria?

Sin da piccola ho sempre viaggiato molto, soprattutto negli USA ed in Inghilterra. Durante quei viaggi ero affascinata dal concetto di sedersi su di una poltrona e gustarsi con calma un buon caffè insieme ad una fetta di torta o ad un cupcake. Questo in Italia non si faceva, anzi, spesso si beve un caffè al volo e si gusta un cornetto vuoto senza avere chissà quali aspettative. 

Io, invece, volevo aprire un “posticino” dove realizzare dolci un pò diversi dal solito, colorati, innovativi, che raccontassero i gusti dei miei viaggi.

Sono partita con un laboratorio. Poi, dopo aver ingranato, ho avuto la fortuna di trovare un fondo sfitto nel palazzo Agostini, uno degli edifici storici più iconici di Pisa. Lì, ho completato il progetto, aggiungendo i tavolini, le bevande e soprattutto il brunch ed i pranzi. 

Dopo la chiusura dei tuoi locali, non ti perdi d’animo e trasformi il sito web del negozio in un blog, come nasce quest’idea?

Non sapevo come proseguire la mia strada. Poi, essendo a casa con la mia bimba appena nata, l’aprire un blog mi è sembrata la scelta più ovvia. Conoscevo già il linguaggio html, ero appassionata di fotografia e adoravo scrivere. C’erano tutti i presupposti per farlo funzionare. Mi sono rimboccata le maniche iscrivendomi a diversi corsi di fotografia, ho imparato il linguaggio SEO, il montaggio dei video e come funzionano i social. All’inizio è stata dura, c’è stata una fase in cui lavoravo per scambio merce, poi ad un certo punto to ho iniziato a dire tanti “no” pretendendo che il mio lavoro venisse pagato. Così, piano piano è diventato il mio lavoro. Oggi ho due collaboratori che mi aiutano per alcuni progetti più strutturati ed uno studio di registrazione (con cucina, luci e telecamera) dove lavoro ogni giorno.

Hai frequento corsi di fotografia ed imparato il linguaggio SEO, quanto ti hanno aiutato nella creazione del tuo Blog?

Non è stato immediato. All’inizio sono partita con quello che sapevo fare. Scattavo le foto dentro una light box con il cellulare. Scrivevo il blog senza far caso alle parole chiave e su un sito che si appoggiava ad una piattaforma che ti aiutava a progettarne la grafica. Era tutto sbagliato, ma ci stavo provando. Poi, ho capito che per trasformare quello che stavo facendo in un lavoro dovevo investire nella formazione. Così, mi hanno regalato la mia prima reflex e mi sono iscritta ad un corso di food photography. Di seguito ho poi seguiti altri due nel corso degli ultimi 3 anni, perché non si smette mai di mi imparare.

Stessa cosa per la scrittura. Ho ingaggiato un consulente che mi insegnasse come scrivere un articolo affinché potesse essere indicizzato sui motori di ricerca. 

Tutte queste cose sono  molto importati per un lavoro di qualità che ambisce ad ottenere una remunerazione. Così è stato, ma ha richiesto impegno, tempo e anche un investimento economico.

Hai partecipato anche alla trasmissione al “Ristorante degli chef” su Rai 2. Che esperienza è stata?

Strana. Sono finita nel gruppo dei 10 concorrenti ufficiali così un pò per gioco. Mi sono iscritta ai casting dopo aver ricevuto una mail, con nessuna aspettativa, consapevole del fatto che fossi timidissima e davvero l’anti televisione fatta persona. Inoltre eravamo migliaia e figuriamoci se avessero preso me! Poi però continuavo a superare i provini e arrivai alla prima puntata dove da 20 che eravamo saremmo rimasti in 10. La prova da superare era quella di reinterpretare la carbonara. Mi sono inventata una arancina di carbonara con all’interno il tuorlo liquido, su una fonduta di pecorino. Fu un’idea vincente ed entrai nel cast. L’esperienza fu davvero istruttiva. Mi sbloccai, persi la timidezza, che fino a quel momento mi aveva da sempre contraddistinto, tirando fuori una grinta ed una parlantina che non credevo di avere 🙂 

Sempre su Rai1 con Antonella Clerici a “È sempre mezzogiorno Rai”, come ti trovi difronte la telecamera?

È stata ancora più dura. Perché qui siamo in diretta, davanti a 2 milioni di persone e con accanto Antonella Clerici, che, nonostante sia sempre sorridente e capace di metterti a tuo agio con la sua gentilezza, è comunque Antonella Clerici e tu ti senti sempre un pò agitato. L’hai sempre vista in tv, è una super professionista e tu pensi in continuazione a fare ogni cosa alla perfezione nel rispetto di chi ti ha dato questa preziosa chance. Dopo la 4a puntata ho preso il ritmo ed è andata sempre meglio.

Qual è la tua tua idea nella pasticceria?

Mi piace mixare tecniche e ricette che provengono da luoghi diversi. Ho trasformato una pavlova in una crostata, ho cucinato un muffin al pane, burro e marmellata, ho preparato una panna cotta al latte e biscotti.

La pasticceria deve essere in primis divertimento. È sempre vista con timore perché è rigorosa, precisa e difficile. È tutto vero, però se ti presenti agli altri in questo modo finisce che questi si allontanano e comprano la pasta frolla già pronta al supermercato 🙂

Nel mio piccolo, ho sempre voluto ritagliarmi uno spazio dedicato a chi è alle prime armi. Raccontare loro la pasticceria con le parole che useresti per spiegarla ad un bambino, perché spesso si commettono errori cucinando un dolce a causa di passaggi dati per scontati o per errori banali nati da incomprensioni o scarsa conoscenza delle tecniche. Se invece le ricette le spieghi partendo dagli errori, dai piccoli trucchi, spesso le persone restano sorprese e cascano dalle nuvole rendendosi conto che forse, preparare un buon dolce, non è poi così difficile.

Hai scritto un libro “Dolci senza bilancia. Ricette e trucchi per scoprire che tutti possono fare un dolce”, ci racconti come nasce questo progetto?

Sulla scia di questo concetto di pasticceria semplice, ho preso spunto dalla torta sette vasetti che preparava mia nonna. Era un dolce buonissimo e di una semplicità unica. Quella ricetta è l’esempio lampante di come un dolce possa venire bene e anche buono pur non usando la bilancia per pesare gli ingredienti. 

Sono partita da questa ricetta sviluppando un libro dove si possono preparare dolci senza usare la bilancia, ma bicchieri monouso, cucchiaini e cucchiai. Lo scopo è quello di avvicinare all’arte dolce gli sfiduciati nei confronti della pasticceria perché timorosi di dover pesare ogni singolo ingrediente. È un modo di vedere la pasticceria in maniera più leggera e divertente, pur lasciando tanto spazio alle tecniche nei capitoli iniziali. Per coloro che invece sono già più esperti, il libro offre comunque la possibilità di pesare gli ingredienti con la classica misurazione in grammi.

Questo non significa che si debba fare tutto a caso, anzi! Il bicchiere monouso ha una sua capienza, che è sempre la stessa ovunque e quindi la ricetta è bilanciata seppur con qualche piccolo margine di errore. 

Hai collaborato con Loretta Fanella, cosa hai imparato da lei?

Lei è stata di grande ispirazione. In primis aveva sempre così tanto da raccontare delle sue esperienze passate, delle tecniche provate e dei progetti che aveva in testa. Sono stata con lei per due anni fotografando e registrando video dei suoi dolci, ma è stata una formazione continua perché ogni cosa in quel laboratorio era istruttivo, anche solo starci dentro in piedi senza far nulla in particolare.  

Odi i termini foodblogger e influencer, come definiresti la tua attività?

Bella domanda! Io non so mai come definirmi proprio perché non mi piace l’idea che la gente si è fatta di questa categoria. Io so quanto ho studiato, quanto continuo a farlo ed il lavoro che m’impegna ogni giorno. Mi disturba vederlo sminuito e quindi preferisco definirmi nel modo che usa mia figlia: una pasticceria che fa foto e lavora su internet 🙂

Quello che in pratica faccio è raccontare il cibo fornendo qualcosa di utile per il pubblico, che sia d’intrattenimento o istruttivo. Può essere la scoperta di un dolce tipico di una cittadina greca o una tecnica di pasticceria utile per chi guarda. Il tutto con semplicità e naturalezza, scegliendo con cura le aziende con le quali collaborare e delle quali parlare. Basta una collaborazione sbagliata per perdere quella credibilità che hai ottenuto negli anni con tanta fatica. 

 

Durante Tutto Food Milano2019 ti sei occupata di raccontare l’area del CENTRO Italia, com’è andata?

Benissimo! Abbiamo vinto come miglior team. È stata una bella esperienza dove ho conosciuto molti amici blogger e aziende del settore. Lì, si impara sul campo come gestire i rapporti con le aziende e di quanto conti creare un rapporto duraturo e sano con loro. 

Nel periodo Covid tutti si sono dovuti reinventare, tu cos’hai fatto?

Quello che facevo prima, ho cucinato tanti dolci, ma soprattutto sono stata più tempo con la mia bimba.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Proseguire quello che sto facendo, ma di farlo meglio. Molto meglio. Cerco sempre di guardare più in là. So dove vorrei andare, ma non è facile andarci. Io ci provo, poi chissà come andrà.

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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