Nel corso di una nostra recente intervista al pizzaiolo Carlo Fiamma, venne menzionato il corbarino, un pomodoro che deve il suo nome all’antico borgo di Corbara, piccolo comune cullato e avvolto dal clima dei Monti Lattari in provincia di Salerno. Abbiamo deciso di saperne di più su questa specialità di pomodoro e sulle manifestazioni gastronomiche a esso collegate intervistando il 39enne Pierluigi Giglio, che è a capo della società Terre Corbaresi e che nel 2019 ha ideato “Corbarino Tour”,  il primo tomato tour al mondo per raccontare il vero pomodoro corbarino. Giglio è anche uno dei membri di Slow Food Comunità del contadino dell’agro sarnese-nocerino. Ma vanta pure un altro conferimento ed è da qui che prende il via la nostra conversazione.

Ciao Pierluigi! Recentemente sei stato nominato dalla Regione Campania “contadino custode di Corbara”. Cosa significa e quale responsabilità comporta?

Innanzitutto consiste in un rapporto diretto tra la Regione Campania, nello specifico la sezione agricoltura, e i contadini. È necessario un contatto tra lo Stato e chi gestisce prodotti d’eccellenza. Questa cosa mi è stata suggerita dall’istituto CREA di Pontecagnano che si occupa di sviluppo dell’agricoltura e mi ha fatto arrivare a un risultato per me insperato. Ora rappresento Corbara e il corbarino e tra pochi mesi sarebbe cominciata una ricerca sul corbarino fatta dall’istituto tramite il sottoscritto, ma non so cosa succederà con la quarantena in atto. Comunque, dopo aver installato a Corbara un tot numero di semi di corbarino dati a me dall’istituto, diventerò custode unico di questi semi e dovrò rigenerarli facendo un percorso di tre-quattro anni durante i quali sarà studiato una volta e per sempre il seme del corbarino.

Quando hai intrapreso la produzione e la commercializzazione del corbarino?

Il mio percorso è iniziato nel 2016 ed è stato abbastanza lento. Sapete, a Corbara vediamo questo pomodoro crescere sin dalla nostra nascita, fa parte di noi corbaresi. Nel 2016 ho preso in possesso un agrumeto, che rappresenta un po’ i Monti Lattari, appartenuto a mia madre e gestito da un colono e qui ho iniziato a coltivare il corbarino. Allo stesso tempo mi sono informato sull’immagine del corbarino nel mondo notando come sia conosciuto in tutto il globo terrestre, come venga usato dai migliori chef, come sia un prodotto ricercatissimo ma non difeso adeguatamente né dalla Regione Campania né dalla stessa Corbara. C’era una completa disinformazione su questo prodotto che stava e sta quasi scomparendo a Corbara. Così ho provveduto a studiare un progetto che potesse dare giustizia a questo pomodoro e incentrato soprattutto su Corbara, dal momento che il pomodoro porta il nome del nostro comune. Nel 2019 ho iniziato con un impianto di 30000 piante di corbarino, realizzando circa 12000 barattoli, inaugurando il brand “Di Corbara” capitanato dalla società “Terre Corbaresi” che fa capo a me.

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Qual è la mission commerciale dell’azienda Terre Corbaresi?

Tutto parte da un problema riscontrato. Nel mondo ci sono 14 produttori di corbarino, aumentati di tre o quattro nel 2019.  Si tratta di nomi eccellenti che non prendono però il pomodoro da Corbara. Solo due o tre aziende prendono il corbarino da piccoli produttori corbaresi. Significa che il corbarino viene prodotto dappertutto. Ciò non va bene perché il corbarino originale ha determinate caratteristiche dovute al terreno e al microclima corbarese. Mi fa rabbia sentir chiamare “corbarino” un qualcosa venduto male! Terre Corbaresi vuole rappresentare Corbara, infatti sul retro dei nostri barattoli ci sono le particelle del comune dove impiantiamo, facendo una produzione 100% corbarese e lo scriviamo ovunque, perché prima degli altri paesi ci deve essere Corbara che deve ritornare a produrre di nuovo. Terre Corbaresi sta attualmente contrattando con l’America puntando New York perché il prodotto vuole trovare spazio nella cucina di tutto il mondo, non basta l’Italia e siamo fiduciosi di riuscirci.  

Raccontaci un po’ del corbarino. Quale forma, che dimensione ha? È vero che non è soltanto buono ma anche salutare?

Il corbarino è un piccolo pomodoro a forma di lampadina così come di pera, inoltre ha un colore rosso intenso e una buccia sottile. È unico al mondo perché Corbara ha un terreno incredibile, ovvero sabbioso, ricco di minerali e ricco di lapilli del caro Vesuvio. Possiamo dire che è un pomodoro “andato a nozze” con questa terra. Aggiungo che il corbarino ha bisogno di poca acqua, vuole andare sotto stress e di conseguenza i minerali risalgono nel pomodoro e gli danno un sapore straordinariamente di mare. Il sapore di mare è rafforzato dai venti, sia quelli di Castellammare sia quelli della Costa d’Amalfi che, incrociandosi sulla collina corbarese, si appoggiano tra i filari di pomodori lasciando su di essi il sapore salmastro. Assaggiandolo, non è difficile riconoscere tra mille il corbarino, ha un equilibrio  meraviglioso tra dolcezza e acidità. Fa benissimo anche alla salute, perché oltre ad avere la vitamina A e C, ha sostanze antiossidanti come carotenoidi e licopene. Un oncologo corbarese che vive in America, il Prof. Antonio Giordano, ha fatto una ricerca su due pomodori, il corbarino ed il sammarzano. Ebbene,  lo studio ha evidenziato che entrambi i pomodori riescono a fermare un tumore gastrico, dunque agiscono quasi come una medicina. Ricordiamo che nella vita scegliere una buona alimentazione significa volerci bene.

Quali sono le tipologie di prodotto offerte dal marchio Di Corbara? Soprattutto, come può essere utilizzato il corbarino nella ristorazione?

Il marchio “Di Corbara” presenta tre prodotti: il corbarino intero in succo, 100% corbarese che è il nostro cavallo di battaglia classico; poi la passata di corbarino a cui tengo molto perché ottima soprattutto per i bambini; infine il corbarino acqua e sale, che è una meravigliosa specialità. In generale, il corbarino si sposa con le pietanze di mare. In verità, dopo la prima produzione, lo sto sperimentando con tutto e devo ammettere che è stato piacevole cucinarlo preparando la lasagna o il ragù.

Quando è previsto l’avvio delle nuove fasi di produzione del corbarino? Spiegaci brevemente i passaggi da compiere.

Le fasi di preparazione sono partite. Stiamo già preparando il terreno, potando le piante di limone che ospiteranno sotto i filari. Dopo la metà di aprile, impianteremo le prime tremila piantine di corbarino, verrà fatta una piccola irrigazione e poi si lasceranno così al primo mesetto dopodichè verranno messi i pali e pian piano lo spago. Così sorgeranno i filari che arrivano fino a due metri. Il corbarino per storia non viene irrigato, purtroppo le temperature nel corso degli anni sono cambiate, non abbiamo più le temperature degli anni ’50-’60 ma dei caldi quasi africani, dunque il corbarino viene irrigato con una irrigazione di soccorso con goccioline. La maturazione, invece, viene valutata in base al grado zuccherino, la facciamo andare sotto stress e vediamo questi filari quasi gialli con i pomodori sopra. Arriva poi il momento della produzione. Logicamente lasciamo una parte anche per il fresco. La nostra è una coltivazione che io chiamo “eroica”, tutta fatta a mano, non ci sono attrezzi meccanici di grossa misura. Solo zappa in mano e tanto sudore. Nell’area dove si tiene il Corbarino Tour, la prima parte è abbastanza pianeggiante, dunque non ci sono tanti problemi. Invece, nell’altra terra avuta quest’anno che è a terrazze non possiamo passare neanche il trattorino, dunque tutto viene zappato a mano e allora ci vogliono persone che hanno competenze e passione.

Dal 2019 il pomodorino di Corbara si mette in mostra con le food experience del “Corbarino Tour”. Come è nata questa idea? Sarà replicata nel 2020?

Nella location dove impiantiamo il corbarino è nato il “Corbarino Tour”, esperienza enogastronomica per assaporare le prelibatezze del territorio a km zero. È una struttura ricettiva totalmente ispirata ai vitigni internazionali visitati dai turisti. Nel mio caso, ho voluto farlo con il pomodoro e il mio è il primo “tomato tour” al mondo con degustazioni e spiegazioni offerte. Ha dei pacchetti ben precisi per ospitare i turisti da tutto il mondo. Corbarino Tour è stata un’idea folle nonchè una straordinaria avventura che ha avuto il suo incipit proprio nel 2019 ospitando circa mille persone, tra cui molti giovani under 18. È stato emozionante vedere le persone a contatto con la natura e con il mio agrumeto, con i pomodori. Un sogno diventato realtà è la frase giusta da citare, anche con tanti partner che hanno creduto nel mio progetto. Senza dubbio un bilancio positivo quello del 2019. Peraltro, terminata la stagione estiva, ho voluto subito cominciare i lavori di modifica ancora in corso in vista dell’edizione nel 2020, su cui ci sono incertezze a causa dell’epidemia da coronavirus.

Ricordiamo ancora che il Corbarino Tour 2019 si è avvalso della collaborazione di chef rinomati come Valeria Raciti, vincitrice dell’ottava edizione di MasterChef.

Sono un grande appassionato della trasmissione MasterChef  in onda su Sky. Abbiamo  deciso di invitare Valeria Raciti in occasione della festa enogastronomica “Corbara e il Corbarino” e lei si è esibita in uno show cooking all’interno del centro storico di Corbara preparando un primo piatto con il pomodorino di Corbara. La chef è rimasta sorpresa dall’ambiente e lei stessa ha mostrato interesse per il Corbarino Tour. È importante portare avanti collaborazioni prestigiose. Mi fa piacere ricordare anche quella con Pepe Mastro Dolciere. Lo scorso anno il maestro Alfonso, venuto a mancare poco tempo fa, impiantò la prima piantina di corbarino insieme al sindaco e ai tanti opsiti. La mission di Pepe è raccontare il territorio e le materie prime di qualità. La nostra collaborazione è nata nel 2019. Durante la produzione natalizia e pasquale dei dolci loro utilizzano i miei limoni, cedri, arance e mandarini. Al Corbarino Tour, per finire la verticale, proponiamo un dolce a base di marmellata di corbarino, creato con tanto amore dal maestro Alfonso, che fu allievo di Iginio Massari.

 Sei in contatto con gli operatori turistici della Campania per capire come ridurre i danni del coronavirus al turismo?

Con gli operatori turistici ci siamo sentiti all’inizio dell’emergenza, non ci aspettavamo che l’Italia si fermasse completamente. È una situazione assurda con prenotazioni annullate nelle strutture turistiche e bed&breakfast. Al momento sto pensando cosa e come fare. Il Corbarino Tour non avrebbe senso senza la partecipazione dei visitatori. La ristorazione potrebbe partire, ma offrendo un servizio più economico. Aspettiamo per valutare bene il da farsi.

Pietro Bruno

Pietro Bruno

Classe 1994, laureato in “Media, comunicazione digitale e giornalismo” presso la Sapienza Università di Roma. Nel 2017 ho pubblicato il mio primo saggio “È il tempo della radio in TV” (Guida),...

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