L’ombra di una maxi-evasione fiscale si è abbattuta sulla holding di controllo del Gruppo Campari. La Procura di Monza, su richiesta della Guardia di Finanza di Milano, ha disposto il sequestro preventivo di azioni per un valore che supera {1,2} miliardi di euro, colpendo direttamente la Lagfin Sca, l’azionista di maggioranza del colosso delle bevande. L’indagine, che ipotizza un’omissione di imposte per circa {1} miliardo di euro su una base imponibile di {5} miliardi, ha immediatamente innescato una reazione sui mercati, pur con la netta presa di distanza della società quotata.
Il sequestro e l’ipotesi di reato
Il provvedimento di sequestro, eseguito tramite il blocco delle azioni ordinarie di Campari detenute dalla holding lussemburghese, è stato emesso nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”. L’azione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano e della Procura di Monza ha fatto seguito a una verifica fiscale nei confronti di Lagfin, portando all’iscrizione di due indagati nel fascicolo per omessa dichiarazione dei redditi e omesso versamento delle imposte. La somma sequestrata corrisponde all’imposta che si presume non versata.
La controversia sull’Exit Tax e la Stabile Organizzazione Occulta
Al centro della complessa vicenda, che ricorda in parte il precedente caso Exor, c’è la questione della cosiddetta “exit tax”. L’accusa si concentra su una presunta mancata tassazione legata a un’operazione di fusione transfrontaliera che ha visto la precedente holding italiana, Alicros, confluire in Lagfin con sede in Lussemburgo. Il trasferimento all’estero della sede della società incorporata avrebbe dovuto comportare il versamento di questa imposta, calcolata sui maggiori valori (le plusvalenze latenti) generati in Italia e non tassati al momento della fuoriuscita dal territorio nazionale.
Inoltre, gli accertamenti si focalizzano sull’ipotesi di una “stabile organizzazione occulta” mantenuta in Italia da Lagfin Italian Branch, la filiale italiana della holding lussemburghese. Mantenere l’effettiva gestione o parte significativa delle attività in Italia, pur avendo la sede legale all’estero, configurerebbe una violazione della normativa fiscale.
La posizione del Gruppo Campari e l’impatto sul titolo
Nonostante la gravità delle accuse rivolte alla sua holding di controllo, il Gruppo Campari, in una nota ufficiale, ha voluto precisare la propria estraneità all’indagine.
“Milano, 31 ottobre 2025 – In relazione agli articoli di stampa relativi al contenzioso tra Lagfin e l’amministrazione finanziaria, il Gruppo Campari precisa che la disputa non riguarda Davide Campari-Milano N.V. né il gruppo Campari. Ergo, non vi è alcuna conseguenza né per Davide Campari- Milano N.V. né per il Gruppo Campari.”
Questa dichiarazione è volta a rassicurare il mercato e a distinguere la posizione della società quotata in Borsa (Davide Campari-Milano N.V.) da quella della sua azionista di riferimento (Lagfin Sca). Lagfin, dal canto suo, ha espresso “assoluta serenità” rispetto a ogni potenziale contestazione, ritenendo ogni rilievo “destituito di ogni fondamento”.
Nonostante le rassicurazioni, la notizia ha avuto un impatto immediato sul titolo in Borsa. Dopo l’uscita delle prime indiscrezioni, le azioni Campari hanno registrato un calo, consolidando una tendenza negativa che, in un periodo recente, le aveva già viste scendere anche a seguito di risultati sotto le attese e incertezze sulla governance interna. Il sequestro ha acuito i timori degli investitori, creando un danno reputazionale tangibile.
Scenario e prospettive legali
Il fronte aperto è duplice: tributario e penale. La Lagfin ha ora {60} giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni in risposta al processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza, prima che scattino gli accertamenti definitivi. Parallelamente, il profilo penale dell’inchiesta, coordinata dai PM Enrico Pavone e Bianca Baj Macario, terrà conto di un’eventuale futura transazione con l’Erario, un meccanismo già visto in molti casi simili che prevede il saldo del debito fiscale per mitigare le conseguenze penali.
Il caso Campari-Lagfin di Monza solleva ancora una volta il dibattito sulla fiscalità internazionale e sulle strategie di delocalizzazione delle holding, evidenziando quanto l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza siano attente a individuare le cosiddette “stabili organizzazioni occulte” e l’elusione dell’exit tax. La conclusione di questa vicenda sarà un importante precedente per tutte le grandi realtà imprenditoriali con strutture societarie complesse e diramate all’estero.
