Tradizione, qualità, fiducia e lungimiranza. Sono alcune delle parole chiave della storica azienda La Fiammante, il marchio di punta di una filiera produttiva con 50 anni di esperienza e una “attitudine innovativa unica”, riconosciuta da enti certificatori nazionali e internazionali.

ICAB, acronimo di Industrie Conserve Alimentari Buccino, produce e distribuisce tre marchi storici. Sono La FiammanteLa Paesana (o F.lli PAUDICE) e La Reale, che rappresentano la storia conserviera del made in Italy al Sud.

La Fiammante tutela il valore del lavoro contadino attraverso accordi diretti che garantiscono il giusto prezzo e il necessario sostegno agli agricoltori lungo le diverse fasi di produzione. L’alta qualità delle conserve La Fiammante è il frutto della selezione delle migliori materie prime fin dalla scelta varietale e del monitoraggio costante dell’intero ciclo produttivo, in grado di soddisfare le aspettative di un consumatore sempre più consapevole ed esigente.

Abbiamo parlato di questo e di altro con Francesco Franzese, CEO di ICAB – La Fiammante. 

A quando risale l’avvento della vostra storia aziendale tanto apprezzata in Italia e all’estero?

La Fiammante è una storica azienda campana. Fu rilevata dalla mia famiglia negli anni ’80, quando aveva sede nel quartiere napoletano di Ponticelli e contava circa 350 dipendenti. Nel 2005 abbiamo fondato la ICAB S.p.A. che comprende, oltre a La Fiammante divenuto marchio di punta della nuova società, anche i marchi storici La Reale e La Paesana (F.lli Paudice), molto apprezzati anche all’Estero.

Specifichiamo un po’ di numeri dell’azienda: quanti semi trapiantati ogni anno, quanti kg di pomodoro ogni giorno, quanti controlli giornalieri sul processo produttivo?

Durante la campagna del pomodoro (da luglio a fine settembre), ogni giorno, trasformiamo 1.500 tonnellate al giorno di pomodoro e inscatoliamo 1,3 milioni di barattoli. Numeri che assumono significato (e valore) solo se li associamo alla capacità di mettere in conserva il pomodoro a poche ore dal conferimento, per garantire al consumatore conserve solo da pomodoro fresco. Una produzione completamente tracciata fin dalla semina e in ogni fase di lavorazione, con oltre 1.700 controlli al giorno effettuati da impianti di ultima generazione e dai nostri addetti alla sicurezza in laboratorio.

Il patto di filiera: accordo diretto – lotta integrata – raccolta meccanica. Può chiarire meglio queste fasi?

La filiera del pomodoro è più complessa di quanto si creda. Tradizionalmente è composta da diversi anelli, tra i quali spiccano figure di mediazione commerciale tra produttori e industrie conserviere. Le disfunzioni di questo modello sono molteplici.

Innanzitutto il prezzo viene imposto dai commercianti agli agricoltori a valle della campagna, spesso a scapito della parte agricola, che non può certo trattare se il pomodoro è ormai in fase di raccolta e rischia di marcire in campo.  Poi, non è possibile stabilire un rigoroso calendario di raccolta e la qualità inevitabilmente ne risente. Infine, quando i produttori agricoli hanno bisogno di acconti per i primi investimenti di impianto delle colture gli intermediari anticipano, approfittandosi della sudditanza dei contadini per acquisire potere, se non addirittura la proprietà dei terreni. Più in generale questo schema impedisce alle aziende una reale conoscenza delle materie prime e di ciò che accade nei territori, comprese le pratiche di sfruttamento della manodopera.

Da oltre dieci anni, La Fiammante ha eliminato il ruolo degli intermediari e ha costruito faticosamente una “filiera corta” basata sulla condivisione di valori e di rigorosi disciplinari di produzione. L’azienda stringe accordi diretti con gli agricoltori molto prima dell’inizio della campagna, concordando un prezzo giusto, superiore di circa il 40% rispetto agli accordi di settore, con anticipi del 20% per i necessari investimenti di impianto e conduzione delle colture. Il disciplinare prevede il rispetto del calendario dei trapianti (e, di conseguenza, un calendario di raccolta che garantisca una lavorazione da fresco) e di pratiche virtuose in campo come la lotta integrata per abbattere l’impiego di fitofarmaci e la raccolta meccanica per combattere efficacemente la piaga del caporalato.

La Fiammante è da tanto tempo presente nel mondo della ristorazione. Cosa notate rispetto ai consumatori della grande distribuzione?

Siamo da sempre presenti nel mondo pizza, e in particolare della pizza napoletana, quali fornitori ufficiali dell’Associazione Verace Pizza Napoletana e di altre realtà professionali. Maestri indiscussi come Gino Sorbillo scelgono da sempre i nostri prodotti. Negli ultimi dieci anni tutta la Ristorazione ha riscoperto preziose varietà autoctone come il S.Marzano e il Piennolo del Vesuvio, accanto al datterino, al corbarino, alla ricerca di nuovi abbinamenti e di prodotti di più alta qualità rispetto al passato. Nella grande distribuzione il consumo è guidato maggiormente dal prezzo e dai prodotti che consentono di risparmiare tempo in cucina, come la passata che è diventata ormai la conserva di pomodoro più venduta in Italia. Fino all’avvento della pandemia Covid-19 il mercato del Food Service valeva circa il 50% del nostro fatturato.

Accanto al pomodoro, quali altri prodotti trattate e cosa state “studiando” per il prossimo futuro?

La Fiammante è famosa tra gli appassionati anche per la qualità di alcuni prodotti dell’orto. Cito i Peperoni Arrostiti cotti rigorosamente in forno a legna e lavorati a mano come una volta, ad esempio, o i Friarielli alla Napoletana. Dobbiamo alla tenacia di mio padre Luigi, vero paladino dell’artigianalità, se la qualità di queste conserve tradizionali resta tanto alta. Per il futuro saranno proposte nuove varietà di pomodorino, in linea con le curiosità crescenti del consumatore.

Oltre alla Campania, dalle regioni Puglia, Basilicata, Toscana, Molise e Abruzzo quali caratteristiche ottimali di coltivazione riuscite a cogliere?

Il pomodoro La Fiammante è 100% italiano da filiera corta. È coltivato in Campania, Puglia, Basilicata, Toscana, Molise e Abruzzo. Ma proviene da areali con caratteristiche profondamente diverse a seconda della varietà (cultivar). Il pomodoro lungo, quello utilizzato per il pelato per intenderci, è coltivato prevalentemente in Puglia e in Campania. Lì la qualità dei terreni e il clima mediterraneo assicurano materie prime eccellenti.

Qual è la percentuale di fatturato di presenza in Italia e in altri Paesi? 

Il nostro mercato è in Italia per il 75% e per il 25% all’Estero, diviso tra 45 Paesi.

Nell’ottica del rispetto della natura, come vi approcciate a concetti come energia pulita, depurazione delle acque, scarti di produzione?

La Fiammante è molto attenta alla sostenibilità, sia sociale che ambientale. Stiamo lavorando per realizzare un bilancio ambientale per monitorare più efficacemente le nostre performance. Già oggi esistono misurazioni legate a certificazioni internazionali. Produciamo da fotovoltaico il 60% dell’energia necessaria ai nostri fabbisogni. Inoltre a breve acquisteremo la restante parte da energie pulite. La produzione agricola è condotta con metodi di lotta integrata e biologico. Tutti i campi sono dotati di impianti a micro-goccia per il risparmio idrico. Gli scarti della produzione, rappresentati da terreno, semi e bucce, sono recuperati e forniti per il mangime animale o per il compostaggio, in un’ottica di economia circolare.

Abbiamo notato sul vostro sito una sezione dedicata alle ricette gustose da preparare. Un suggerimento ai lettori?

Dovendo sceglierne una, direi le pizzette montanare. È una ricetta semplice che ogni famiglia del sud tramanda di generazione in generazione. Mi ricordano momenti spensierati e serate in allegria, di cui abbiamo un gran bisogno.

Da marzo 2020 a oggi, dopo più di un anno di emergenza da coronavirus, avete riscontrato una maggiore vendita attraverso lo shopping on-line?

Considerati i numeri, l’acquisto on-line è per noi soprattutto una risorsa relazionale. È utile in particolare ai clienti che non riescono a trovare le nostre conserve al supermercato sotto casa. È una modalità che cresce inesorabile già da qualche tempo e che si è ovviamente intensificata da marzo 2020, con il succedersi di momenti di lockdown a causa dell’emergenza sanitaria. Stiamo realizzando proprio in questi mesi un nuovo sito web. Sarà più centrato su questa nuova abitudine di acquisto, per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti.

Imprenditorialmente parlando, quali sono le minacce che compromettono l’armonia tra aziende come la vostra e la Regione Campania?

Dobbiamo constatare che, purtroppo, la Regione Campania sta avallando autorizzazioni di insediamento ad Acciaierie e impianti di Depurazione Aerobica, senza considerare la natura di questi territori. Buccino è un’area a vocazione agricola, alle porte del Parco Nazionale del Cilento.

In conclusione, il nostro magazine è sempre curioso di anticipazioni sui prossimi avvenimenti. Ce n’è qualcuno da segnalare riguardo alla vostra azienda?  

Siamo pronti a inaugurare un impianto di Bag in Box. Si tratta di un imballo flessibile in alluminio che dovrebbe sostituire quelli rigidi realizzati in acciaio.

Pietro Bruno

Classe 1994, laureato in “Media, comunicazione digitale e giornalismo” presso la Sapienza Università di Roma. Nel 2017 ho pubblicato il mio primo saggio “È il tempo della radio in TV” (Guida),...

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