La fase 2 è partita ecco alcune idee che ci sono pervenute dal nostro amico Giuliano.

Sono Giuliano Donatantonio e sono un cuoco. Chi mi conosce sa quanto sia importante per me il mio lavoro e la passione che mi muove in questo campo. La mia è una cucina semplice, rispettosa della tradizione e  promotrice della filiera corta e di qualità. Prima di scegliere i prodotti necessari, mi piace conoscerne le storie, quelle che poi devo “raccontare” al cliente attraverso i miei piatti. Nel poco tempo che il lavoro mi concede, cerco di incontrare il pescatore, il contadino e il casaro con i quali intendo iniziare una collaborazione.  Il loro lavoro deve trasmettermi qualcosa che mi dia la motivazione giusta per decidere di sostenerlo. Perché i loro prodotti sono antichi, eccellenti, coltivati e lavorati nel rispetto della terra, senza strafare. Prodotti considerati di nicchia, con un prezzo più alto rispetto a prodotti simili sul mercato. Prodotti che difficilmente una persona comprerebbe a quel prezzo quando poi “gli stessi” potrebbero averli per la metà. Perché molto spesso la qualità è mangiare tanto spedendo poco. Non si riesce a comprendere che un prodotto sottopagato è il frutto di uno sfruttamento delle risorse ambientali, di un allevamento intensivo e che se nell’immediato porta al beneficio delle tasche, a lungo termine porterebbe ad un esaurimento delle risorse e altri mille problemi.

Sostenendo e promuovendo la filosofia Slow Food di buono, giusto e pulito, col tempo sono diventato ufficialmente un cuoco dell’Alleanza Slow Food.

Quindi: il ristoratore compra i prodotti ad un prezzo superiore sostenendo un’azienda, il cliente paga un po’ in più perché sta scegliendo un prodotto di qualità e si crea una catena a sostegno dell’ambiente.

A causa di questa pandemia tutto si è fermato, anche il mio mondo.

Ristorante chiuso e io dipendente a casa speranzoso che tutto ritorni al più presto ad una pseudo normalità.

Dopo due mesi di quarantena e di fermo finalmente una fase 2, qualcosa inizia a ripartire a rilento e con mille difficoltà.

Chi è proprietario si fa due conti e davanti a sé si dipinge un quadro chiaro. Nella peggiore delle ipotesi si resta chiusi per sempre, nella migliore si riapre con capienza ridotta e costi immutati. Si riapre sì, ma come si fa a pagare il personale che non può essere licenziato (giustamente) ? Come si fa ad onorare i debiti? Come si fa a comprare dai fornitori i prodotti che servono per la ripresa? Se lo Stato da una parte si fa carico (o almeno dovrebbe) di tutte le categorie penalizzate da questo arresto forzato dell’economia, dall’altra parte dovremmo tutti venirci incontro per uscirne insieme da questo pantano. E allora perché non potrebbero essere, oggi, i contadini, i pescatori e i casari, insomma tutti i piccoli artigiani del gusto che hanno continuato a seminare, coltivare e allevare in questo periodo, ad aiutare i cuochi a non scomparire? Sarebbe bello inventarci qualcosa insieme per uscirne, tutti insieme, a testa alta e senza lasciare nessuno indietro.

Redazione Foodmakers

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