In Indonesia nasce la startup Evoware, che ha trovato un metodo per produrre imballaggi di alghe marine biodegradabili al 100%, che rimangono stabili fino a due anni e che sono solubili in acqua calda.

L’Indonesia ha due primati: è la più grande produzione di alghe al mondo, ed è anche il secondo più grande produttore di rifiuti in plastica,

“Si possono anche mangiare e fanno bene alla salute”, spiegano i cinque fondatori di Evoware.

Evoware ,nel 2017, è stata tra i vincitori del Social Venture Challenge Asia? “Eat your cup, save the world!”. Ovvero: “Mangia la tua coppetta, salva la Terra!”.

L’idea nasce da una considerazione di base e cioè che il 70% dei rifiuti in plastica che finisce nell’oceano proviene da imballaggi per alimenti e bevande.

I prodotti di imballaggio a base di alghe di Evoware sono disponibili in due tipologie: a) una biodegradabile, che può essere utilizzata per il confezionamento di saponi e altri articoli non edibili, come stuzzicadenti, pannolini e assorbenti; b) una commestibile, che può essere usata come involucro per alimenti, come hamburger e panini, bustine aromatizzanti o bustine di tè e caffè. L’imballaggio commestibile, che è “quasi insapore e inodore”, si dissolve in acqua tiepida e il liquido che ne deriva è considerato nutriente, perché “contiene fibre, vitamine e minerali”.

Inoltre tutti i prodotti possono essere personalizzati per quanto riguarda gusto, colore e logo. Si possono stampare e si chiudono con il calore.

Dobbiamo sottolineare che la produzione di alghe è inoltre organizzata seguendo principi di sostenibilità: una scelta che non solo ha un impatto sociale positivo sull’ambiente, ma che sarebbe una fonte di mezzi di sostentamento per gli agricoltori indonesiani, che vivono in condizioni di povertà estrema, con alti livelli di malnutrizione e nessuna scolarità tra i bambini.

Sviluppare questo idea imprenditoriale si tradurrebbe in una crescita del loro benessere, dando loro la possibilità di una migliore qualità di vita.

L’idea è molto importante ed è d’esempio per tutti, soprattutto in un paese fortemente “dipendente” dalla plastica come l’Indonesia. Basta guardare questo dato assurdo per capire che è il momento di cambiare: nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesce.

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

Leave a comment

RispondiAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.