Cr/Ak Brewery nasce da un idea di Marco Ruffa, Anthony Pravato e Claudio Franzolin, ci potete raccontare i Vs esordi?

La nostra avventura parte nel 2012 come beer firm, cioè producevamo le nostre birre presso altri birrifici.

Complice la nostra inesperienza ci siamo affidati a birrifici non sempre adeguati (per essere politically correct) che ci lasciavano, inoltre, poco spazio di manovra: così le prime cotte sono state un mezzo fallimento. Questo ci è servito da lezione: non è facile proporre birre di qualità, anche se si vendono sempre e comunque in un lampo fra amici, conoscenti e curiosi. 

Tre anni dopo, con molta più esperienza e consapevolezza arriva la svolta, acquistiamo il nostro birrificio e nasce CRAK.

 

Nel 2015 fate il grande passo acquistando un impianto di proprietà da 40 ettolitri diventando microbirrificio e da qui il nome Crak (anche acronimo di Creative Revolution Alternative Knowledge), siete degli innovatori, ci spieghi come?

Prima di divenire (anche) un acronimo, CRAK, rappresenta la nostra filosofia. CRAK è nato come suono di rottura con il passato, per noi acquistare il nostro impianto è stata una svolta epocale. La nostra filosofia è quella del “tutto è possibile” bisogna solo trovare la strada giusta da percorrere con i mezzi che si hanno. Fin dall’inizio avevamo le idee chiare su quale fosse la parola chiave per le nostre birre, FRESCHEZZA. Da subito abbiamo spinto molto per far si che le nostre birre venissero bevute ovunque come le beviamo noi in birrificio. 

Nel 2015 la freschezza per le birre luppolate era importante ma da molti sottovalutata. Nel nostro piccolo abbiamo voluto dare una scossa ed un accelerata in direzione di una maggiore freschezza sensibilizzando maggiormente il consumatore finale. Non solo siamo partiti con l’esporre la data di confezionamento in ogni bottiglia (ora lattina) (come anche pochi altri produttori facevano) ma, fin da subito, abbiamo dotato ogni nostro fusto di un medaglione da esporre in spina con la data di infustamento (cosa che nessuno faceva), così anche chi ci beve alla spina sa quanto è giovane la birra che sta bevendo. Per dare un’idea di quanto la freschezza sia un chiodo fisso, dalla scorsa estate, abbiamo trovato un accordo per riuscire a spedire tutti gli ordini del nostro shop online con corriere refrigerato. È un piccolo grande sogno che siamo riusciti a realizzare, far arrivare la birra arriva a casa delle persone davvero come se la bevessero qui in birrificio, ovunque loro siano in Italia.

Avete 4 linee di prodotto, Year Round, Collaboration, Cantina e Limited, ci puoi descrivere nel dettaglio ci puoi spiegare la loro origine?

Le Year Round sono le birre che vengono prodotto con continuità, tutto l’anno. Birre con grande carattere ma sempre dotate di grande beva. Quelle birre che finisci la lattina senza nemmeno accorgertene. Si tratta di 5 diverse tipologie di birre luppolate. La Guerrilla è la protagonista di questa serie.

Le Collaboration riguardano quelle birre prodotte con gli amici birrai che abbiamo incontrato nei diversi viaggi in giro per il mondo. Una birra in collaborazione, per noi, deve essere nascere spontaneamente, dopo una chiacchierata a qualche evento birrario o da uno scambio di battute dopo che ti ritrovi a condividere uno Uber per andare ad un festival.

Le Limited release sono quelle ricette con le quali sperimentiamo, osiamo, portiamo al limite il nostro impianto, proviamo nuove combinazioni di malti, luppoli e lieviti. Ognuna di queste cotte è preceduta, però, da una serie di piccolissime cotte in un impiantino pilota con il quale studiamo la ricetta definitiva per queste birre.

Infine, CANTINA, è il nostro progetto di birre maturate in botte, con fermentazioni miste e spontanee. Con queste birre ci leghiamo maggiormente al nostro territorio attraverso l’utilizzo della frutta dei nostri frutteti e con il riutilizzo di botti provenienti da piccole cantine dei Colli Euganei.

 

La giuria della XIII edizione di “Birra dell’Anno” ha deciso che Cr/Ak Brewery, vi ha nominato birreria dell’anno, cosa avete provato?

È stata un sorpresa fantastica. Ma la cosa che più ci ricordiamo è il forte mal di testa del mattina dopo.

I Vs prodotti che vi hanno permesso questa performance sono : Mundaka per le Pale Ale, la NeIPA DDH Amarillo per le New England IPA e la Cantina BV05 per gli English Barley Wine, come nascono?

 

Nascono tutti nel segno della grande bevibilità ed equilibrio, anche quando parliamo di birre importanti come la BV05 che è un Barley Wine da 14% invecchiato in barrique di vino dei Colli Euganei. 

Fa ancora più piacere vedere premiate due birre della serie Year Round, significa siamo sulla buona strada per creare birre da bere e non solo da contemplare.

 

Avete investito sulle lattine, siete i primi in Italia ad avere un macchinario per inlattinare, da dove nasce questa scelta?

Non avevamo mai preso seriamente l’idea della lattina fino a quando non siamo stati dal birrificio “The Alchemist” nel Vermont (USA). Lì abbiamo conosciuto bene il birraio e i ragazzi addetti al confezionamento ed oltre ad averci spiegato il perché loro avessero scelto la lattina, ci hanno dimostrato realmente quali fossero i vantaggi di un contenitore come questo. Ora, dopo 10 mesi dalla nostra prima lattina, possiamo dire che è stata uno dei più bei “rischi” che potessimo prenderci. 

 

Le lattina hanno un estetica molto accattivante che vi permette di avere una forte Brand Identity, come sono nate?

Le nostre lattine nascono innanzitutto con un formato innovativo, 400ml. È un formato nuovo che per noi si è dimostrato perfetto per il mercato italiano e non solo.

La grafica riprende, in parte, quella dell bottiglie. Minimali ma aggressive allo stesso tempo. Per la Guerrilla e la Giant Step abbiamo collaborato con lo stesso artista, Koes, che aveva disegnato anche l’etichetta della bottiglia di Guerrilla.

Gli abbiamo chiesto di disegnare un’etichetta, Guerrilla, che rappresentasse tutte le persone, senza distinzione di sesso o razza, incitandole a lottare per ciò in cui credono, un po’ come abbiamo fatto noi con CRAK. 

Giant Step è la sua naturale prosecuzione. Lottare significa anche prendersi dei rischi, prendere decisioni importanti, fare passi da gigante che, pur stravolgendo le nostre vite, possono portare ognuno di noi a realizzare i propri sogni.

Avete di recente aperto una tap-room bellissima, tra uffici e botti di invecchiamento, dove organizzano concerti e pic-nic nel prato circostante, come nasce quest’iniziativa?

La TapRoom è l’anima di un birrificio. Ce ne siamo accorti soprattutto negli Stati Uniti dove non esiste birrificio senza uno spazio dove bere le loro birre direttamente dove vengono prodotte.

Così, nel 2017, siamo riusciti a ricavare uno spazio nel nostro birrificio, fra produzione ed uffici, dove accogliere tutti gli appassionati e curiosi che vogliono provare le nostre birre. È incredibile quanta gente venga a bere qui con noi ogni settimana. La cosa inaspettata è la quantità di turisti che arrivano da tutto il mondo per bersi una Guerrilla al massimo della sua freschezza.

Ci teniamo a sottolineare che un punto di forza della nostra TapRoom è anche la nostra cucina. Sono tre le persone che ogni giorno creano le nostre Briciole, il nostro impasto ad alta idratazione e lunga lievitazione realizzato con farine locali macinate a pietra. OgniBriciola ha ingredienti diversi, la maggior parte dei quali li acquistiamo da piccoli produttori locali.

Come selezionate i luppoli che utilizzate nel processo di produzione?

Da due anni, durante il raccolto, abbiamo la possibilità, assieme ad una manciata di birrifici Europei, di volare a Yakima per poter scegliere i diversi lotti dei luppoli che utilizzeremo l’anno successivo. Da una stanza di selezione si esce parecchio storditi, dobbiamo ammetterlo, ma è fondamentale per noi poter scegliere i luppoli che caratterizzano le nostre birre.

Il processo di selezione è semplice, si entra in una stanza dove si hanno a disposizione una decina di lotti diversi dello stesso luppolo, a quel punto, dopo averli strofinati fra le mani, si annusano e si scelgono i migliori. La parte difficile è chiudere gli occhi ed immaginare il profumo di un certo luppolo all’interno di una nostra birra e dire “si è questo è quello che cercavo”. Conta molto l’esperienza e la curiosità per allenare la propria memoria olfattiva.

 

Quali sono i Vs prossimi passi?

La crescita, ma non quella basata sulla quantità. La qualità è un chiodo fisso è l’unica arma per distinguersi in un mercato tanto confusionario. Continueremo a non scendere a compromessi. Le proposte per vendere grandi quantità di birra ci sono, molte anche all’estero, ma finché non viene ci assicurata la qualità della birra fino alle pinte dei bevitori queste proposte non le considereremo.

Luigi Cristiani

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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