Dieta Mediterranea:

scrigno di longevità e benessere tra alimentazione e stili di vita

 

Nella cornice di Residenza di Ripetta il convegno di Good Food organizzato in collaborazione con il prestigioso Ateneo di Tor Vergata

Si è svolto qa Roma, presso la Residenza di Ripetta, il convegno La Dieta Mediterranea ai tempi del Bio” organizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Il convegno sulla Dieta Mediterranea è stato il primo evento di Good Food, il nuovo brand di iniziative dedicate all’alimentazione sana e compatibile. Il suo ideatore Giulio Masini ha rivolto un saluto ai presenti spiegando il significato di questo focus sulla Dieta Mediterranea: La Dieta Mediterranea è uno di quei grandi regali che il nostro Paese ha fatto al mondo, anche se per iniziativa di un americano che comunque nel Sud Italia, ha trovato tutte le condizioni migliori: prodotti della terra, sole e clima temperato, ambiente e tradizioni. Tanto che la parola Dieta non si riferisce più solo al fattore alimentare bensì al più ampio concetto di stile di vita”.

La curatrice culturale del convegno “La Dieta Mediterranea ai tempi del Bio”, Marina Ricci, ha introdotto i lavori focalizzando l’attenzione sull’aspetto della prevenzione: La Dieta Mediterranea è un ottimo driver per parlare di prevenzione a 360 gradi. Pensiamo alla sua capacità di prevenire molte delle malattie oncologiche, cardiovascolari, metaboliche e croniche e al suo rapporto con la genetica e oggi con l’epigenetica che studia la capacità di taluni fattori ambientali di modificare non solo il nostro ma anche il DNA dei nostri figli e nipoti. La Dieta Mediterranea risulta dunque essere un modello nutrizionale integrato, che mette insieme più fattori, dagli ingredienti della cucina mediterranea, al movimento, all’esposizione alla luce solare, al dormire bene, al rispetto del ciclo circadiano etc.”.

Tra gli esponenti della comunità medico-scientifica sono intervenuti: Pierluigi Innocenti, Debora Rasio, Giovanni Scapagnini, Giuseppe Sicilia, Felice Strollo e Luigi Tarani. Il coordinamento scientifico è stato affidato ad Alberto Terilli del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Tor Vergata. Tra gli accademici dell’Ateneo sono intervenuti il Preside della Facoltà di Medicina Orazio Schillaci e Laura Di Renzo. Presente anche lo chef stellato Angelo Troiani.

La Dieta Mediterranea è a tutti gli effetti uno scrigno di longevità. Come ha evidenziato il Prof. Giovanni Scapagnini, neuroscienziato, professore presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi del Molise e l’Università di Harvard, parlando dei suoi studi sui fattori che accomunano le cinque blue zone delle comunità centenarie presenti nel mondo – fra le quali la Sardegna (Ogliastra e Barbagia) e Okinawa – si tratta di un modello ben preciso inquadrato fra genetica, alimentazione, ambiente e stili di vita che mette in correlazione territori e popolazioni da secoli votati all’adozione di stili di vita virtuosi. Il Professor Scapagnini ha inoltre aggiunto che “la restrizione calorica, cioè il mangiare meno, sull’uomo sano migliora tutti i fattori di rischio dell’invecchiamento”.

Nata come regime alimentare, la Dieta Mediterranea è diventata sempre più una filosofia, un approccio economico, sociale e ambientale ai settori della produzione, della distribuzione e del consumo alimentare, come evidenziato da Marco Oreggia, fra i massimi esperti di agroalimentare, nel suo focus sull’olio extra-vergine di oliva: Vorrei partire dal dualismo che lo contraddistingue (l’olio è medicina naturale fin dall’antichità, alimento cardine della dieta mediterranea e al tempo stesso prodotto misconosciuto e tra i più frodati al mondo), per sottolineare l’importanza di una comunicazione corretta all’interno di questo settore. È fondamentale partire da un’informazione basata su fonti autorevoli per conoscere le qualità non soltanto nutrizionali e salutistiche di questo prodotto ma anche organolettiche e gastronomiche. L’obiettivo finale è formare consumatori in grado di fare scelte consapevoli e orientate alla qualità”.

Nel suo intervento la D.ssa Debora Rasio, oncologa e nutrizionista, ricercatore presso la Facoltà di Medicina dell’Università la Sapienza di Roma e Direttore del Master in Medicina Integrata presso l’Università telematica San Raffaele di Roma, ha sottolineato l’importanza della centralità del biologico riferito alla Dieta Mediterranea: L’inquinamento di tanta parte delle risorse idriche con pesticidi, diffusamente utilizzati in Italia, comporta la contaminazione non solo del cibo che mangiamo, ma anche dell’acqua che beviamo o dell’aria che respiriamo, con conseguenze importanti non solo per la generazione esposta, ma anche per le successive”.

I pesticidi, la cui presenza è riscontrata in laboratorio nelle urine dei bambini – ha aggiunto la Rasio – non sono ovviamente gli unici contaminanti presenti nell’ambiente. Ecco, dunque, che la necessità di passare al biologico diventa una scelta di grande necessità per la salute pubblica. Il biologico non rappresenta un fattore condizionante per la produttività dei terreni, ma un’occasione per innalzare il livello della qualità generale dei prodotti, che devono essere quanto più possibile diversi e unici nel loro apporto nutrizionale. Le coltivazioni intensive inoltre depauperano i terreni, che devono essere poi sottoposti a cicli di riposo e quindi non sfruttati per la produzione, e danneggiano la biodiversità, davvero importante a livello microbico per proteggere il nostro corpo da infiammazione e stress ossidativo.

Il Dr. Pierluigi Innocenti, neurologo e Presidente Assirem, intervenendo sulla relazione fra sonno, obesità e diabete ha sottolineato come gli alimenti amici del sonno siano quelli a base di triptofano, un aminoacido e precursore della serotonina che genera una sensazione di rilassatezza. 
Una corretta alimentazione come quella della Dieta Mediterranea – ha spiegato Innocenti – favorisce decisamente un sonno migliore. Dormendo meglio si generano una serie di effetti positivi fra i qualli la riduzione del rischio di sviluppare obesità e diabete. Durante il sonno viene prodotto dagli adipociti un ormone, la leptina, il quale aumenta il dispendio energetico e riduce il senso di fame, favorendo in tal modo la riduzione di obesità. Inoltre nel sonno si verifica una riduzione dell’attività del sistema nervoso simpatico, che determina una maggiore sensibilità all’insulina ed un abbassamento dei livelli di glicemia, con conseguente minore probabilità a sviluppare il diabete”.

Il Dr. Felice Strollo, endocrinologo Elle-Di, Roma, già Coordinatore del Dipartimento Malattie Metaboliche, Alimentazione e Benessere Fisico dell’IRCCS INRCA ha messo in relazione lo stile di vita mediterraneo con la possibilità di combattere il diabete “Bisogna riorientare il tiro da dieta mediterranea a stile di vita mediterraneo o cucina mediterranea perchè se rimaniamo preda degli stili simil americani non otteniamo molto. Noi siamo nati con un modo di vivere e pensare che stiamo perdendo. La fretta e i nuovi stili di vita convulsi e frenetici ci stanno facendo distruggere la vera base dell’alimentazione supercorretta che noi abbiamo sempre avuto, quella delle origini. Dobbiamo ripristinare questo per l’alimentazione e per il diabete. Il diabete significa ordine, rigore, obbligo di attenersi a certe qualità e quantità di cibi ma non rinunciare a nulla. Questo è mediterraneo. Il disordine classico che ci siamo abituati a vivere nel quotidiano sembra scontrarsi con lo stile mediterraneo ma l’ordine della natura ha portato gli Italiani a interpretare meglio delle altre popolazioni lo stile di vita proprio della Dieta Mediterranea. Quindi un tipo di vita simile è antiossidante. Uno dei danni più importanti nel diabete è l’ossidazione delle proteine e dei lipidi legati ad un glucosio eccessivo. Quando lavoriamo sull’antiossidazione nell’alimentazione quotidiana, abbiamo eliminato un pezzo enorme del rischio di diabete”.

Il Professor Luigi Tarani pediatra e genetista, nonché professore di Pediatria presso il Dipartimento materno infantile della Sapienza Università di Roma è intervenuto al convegno facendosi portavoce di una tematica di grande attualità, la correlazione tra comportamenti, abitudini e stili di vita di entrambi i genitori e lo stato di salute del nascituro. “La Dieta Mediterranea è uno strumento che fa bene sia al mantenimento in salute del genitore che al bambino. È lo strumento per costruire un fisico ideale, per avere un miglior effetto sulla fertilità, per avere meno esiti avversi come la prematurità o un neonato di basso peso. C’è una relazione molto stretta tra come mangiano i genitori e come crescono i bambini. Tarani ha poi aggiunto: “Il fumo di sigaretta, cosi come l’assunzione di alcol o l’esposizione a pesticidi, condiziona la crescita e lo sviluppo del bambino, nonché il manifestarsi di patologie specifiche. La figura paterna è tradizionalmente meno centrale nell’indagine per la salute dei bambini. Tuttavia studi di laboratorio e indagini specifiche hanno riscontrato collegamenti tra il concepimento avvenuto in età avanzata e il manifestarsi di disturbi neuro-comportamentali, mentre l’obesità è stata messa in relazione con l’insorgenza di problemi di autismo. L’obesità infantile, fenomeno in crescita, è riconducibile invece all’abitudine al fumo dei genitori fin dalla prima giovinezza.

Antonino De Lorenzo, nutrizionista professore ordinario e direttore del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione – Sezione di Alimentazione e Nutrizione Umana della Facoltà di Medicina dell’Università di Roma Tor Vergata, a margine del convegno ha rilasciato una dichiarazione facendo un excursus dagli studi condotti a Nicotera, in Calabria, a fine anni Cinquanta da Ancel Keys fino ad arrivare alle nuove discipline della nutrigenetica e nutrigenomica. Grazie alla nutrigenetica e nutrigenomica si ha oggi la possibilità di prevenire l’evento patologico partendo dalla somministrazione di piani nutrizionali mediterranei, non più su mere basi empiriche, ma personalizzati sulla profonda conoscenza dell’individuo“.

Fra gli esperti di cultura enogastronomica presenti al convegno, Angelo Troiani, fondatore del noto ristorante romano “Il Convivio” e Direttore didattico della scuola di cucina Coquis ha dichiarato che il buono e il sano non sono in competizione e che il buono sempre più spesso corrisponde al prodotto biologico. “Entrare nel circuito del biologico per noi ristoratori significa mettere in discussione il menu, ma ne vale la pena se si vuole mettere in tavola la qualità non solo delle produzioni biologiche ma anche della preparazione dei piatti biologici. Il biologico è anche il piatto che porto in tavola e i cibi e i ristoranti certificati biologici rappresentano una grande opportunità di portare in tavola il buono che è anche sano”.

Redazione Foodmakers

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