Gerardo Vernazzaro è il proprietario ed anche enologo di Cantine Astroni azienda che nasce nel cuore dei Campi Flegrei precisamente  sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, tra Napoli e Pozzuoli, un tempo riserva di caccia Borbonica ed oggi oasi naturale WWF Italia. In questo angolo di terra unica baciata dal mare, animata dal fuoco vulcanico e abbracciata dal mito, CANTINE ASTRONI si è impegnata nella salvaguardia, valorizzazione e promozione del grande patrimonio enòico tramandato dagli avi.

Lo abbiamo intervistato:

Qual è la storia dell’azienda??

Era il 1892 quando Vincenzo Varchetta decise di rafforzare la propria attività, convinto che i tempi fossero maturi per trasformare il piacere di produrre vino in una fiorente attività commerciale. Contributo decisivo fu dato dal figlio Giovanni, il quale, appena rientrato dalla seconda guerra mondiale, riuscì a trasformare in concretezza i sogni del padre. “Don Giovanni”, esperto conoscitore di ogni angolo vitato della Campania, infuse ai figli e ai nipoti tutta la passione e le competenze accumulate negli anni.

Attraverso la storia di quattro generazioni, la famiglia fonda, nel 1999, l’attuale azienda CANTINE ASTRONI, impegnandosi in un progetto di tutela e valorizzazione dell’ampelografia campana ed offrendo un’enologia di forti tradizioni, arricchita dalle moderne tecniche di coltivazione e vinificazione.

Oggi dove siete arrivati (produzione, fatturati, mercati, referenze, etc…)?

Produzione circa 250.000 bottiglie all’anno ,mercati 70% Italia -30% estero ( Geramania-Olanda-Svezia –Polonia -Malta-Stati  Uniti –Giappone –Hong kong- Taiwan-Ecuador )

Dal punto di vista dei vitigni da dove siete partiti  e come avete poi avete diversificato ci racconti il percorso…..

Siamo partiti e siamo rimasti ” fermi “ sulla valorizzazione dei vitigni da suolo vulcanico dei campi flegrei   FALANGHINA E PIEDIROSSO  sperimentando nel tempo vinificazioni diverse e valorizzando  le singole vigne o per dirla alla francese i CRUS  ,cioè vini ottenuti da uve provenienti da vigne specifiche e non da assemblaggi, in piccole produzioni limitate, ad esempio il VIGNA ASTRONI  (falanghina del cratere Astroni) lo STRIONE (macerato con bucce sempre da uve del cratere ), il TENUTA CAMALDOLI ( piedirosso Riserva dalla nosta vigna di quasi 30 anni sulla collina dei Camaldoli )  e l’ultimo nostro progetto   1300 bottiglie di un CAMPI FLEGREI BIANCO  vinificato in Anfore il TENUTA JOSSA 2018 in commercio da  Giugno 2020.

Territorio e sostenibilità, due parole spesso abusate, Voi invece come le avete declinate? Quali progetti avete realizzato?

La parola territorio e’ limitativa dovremmo parlare di terroir  una parola che non ha traduzioni in italiano ,non solo il territorio con il suolo, il clima ,ma anche le tradizioni colturali e culturali dalle quali attingere conoscenza antica, eventualmente migliorarla se possibile , in pratica le radici sulle quali far crescere il nostro presente e di conseguenza il nostro futuro , quindi  in questo contesto e’ fondamentale il terzo elemento  cioè l’ UOMO. In merito alla sostenibilità siamo partiti da oltre 10 anni  con la lotta integrata  per poi passare al biologico per la conduzione delle nostre vigne ,anche se non utilizziamo il bollino bio ,come leva commerciale ,perché  siamo convinti che il vino debba essere salubre, godibile a prescindere da ogni classificazione. Utilizziamo bottiglie ottenute dal 70 % da vetro riciclato, utilizzando formati leggeri che costano di meno ed incidono di meno sul peso del pallet e quindi hanno un impatto meno gravoso in termini di emissioni di anidride carbonica,  anche i cartoni sono ottenuti da riciclo, insomma cerchiamo di fare del nostro meglio.

La crisi Covid ci ha colto di sorpresa, come avete reagito e come vede lo il futuro del vostro settore? Qualcosa cambierà?

Alcuni dicono che la crisi può essere un’ opportunità, a me non piace affatto questa affermazione , meglio senza crisi e senza alcuna emergenza -! Questo clima di incertezza ci porta all’ isolamento e ad essere persone peggiori di prima.

Comunque  ritengo  che, in questo particolare momento dell’ economia, chi ha seminato ed ha lavorato bene negli ultimi 10 -20 anni, sia nel settore  vitivinicolo che nella  ristorazione, soffre meno di chi si e’ improvvisato. Ecco queste crisi falciano nettamente gli improvvisati. Il FUTURO ? Non so, mi occupo del presente, di certo  l’affidabilità del MARCHIO era ed e’ fondamentale, oggi ancor di più.

In particolare la crisi ha messo in evidenza la necessità di avere un canale digitale sviluppato , voi come siete organizzati?

Gli acquisti on line crescono sempre di più, ma noi abbiamo preferito non lanciarci per adesso in questo canale, soprattutto per non danneggiare  i nostri clienti, in modo particolare le enoteche che vendono on-line anche i nostri vini. Siamo forse più da supporto utilizzando abbastanza bene i social media per “ affascinare ed incuriosire “ il cliente finale, con la speranza che richieda  il nostro vino dove gli pare, al ristorante, in enoteca, on –line perché no.

Per finire una nota di colore, il vino (non tuo) che ti fa impazzire e con cosa lo abbineresti?

Adoro i vini di Borgogna  in particolar modo i rossi  di VOLNAY  come il CLOS DES DUCS  del marchese  di Angerville, a cosa lo abbinerei ? A niente, mi sorseggio tutta la bottiglia con un buon amico.

Antonio Savarese

Ingegnere gestionale, sono un Project Manager in Enel Italia nella funzione System Improvements. Da piu' di 15 anni svolgo attivita' come giornalista freelance e consulente di comunicazione per alcune...

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