Al campus “Principe di Napoli” di Agerola, si è appena conclusa la Kermesse di Campania Stories 2021  per la presentazione delle nuove annate dei vini campani in commercio: un viaggio alla scoperta della Campania e delle sue vigne, tra oltre ottanta aziende e trecento referenze presenti.

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Nelle prime sessioni d’assaggio, dal 30 al 2 settembre, l’ineguagliabile patrimonio ampelografico campano si è presentato alla stampa nazionale ed internazionale in una location dalla bellezza indiscutibile: il campus “Principe di Napoli” sede del percorso di alta formazione diretto da Heinz Beck, executive chef del ristorante Tre Stelle Michelin “La Pergola” di Roma.

Ed è in questo suggestivo scenario che la Campania “Semper Felix” si è racconta attraverso i suoi vini: passando per il Taurasi ed il Greco di Tufo, attraversando il Fiano di Avellino e giungendo fino all’Aglianico del Taburno.

Un viaggio non soltanto tra i banchi di assaggio, ma anche e soprattutto sul territorio con visite guidate tra la Costiera Amalfitana, il Sannio e i Campi flegrei, che hanno visto i giornalisti, nazionali e non, “testare” direttamente tra le vigne quanto degustato tra quei banchi, in un incontro diretto con i produttori.

Cosi tra le sue quattro Docg, le sue 19 Doc e le 10 Igp, la Campania, grazie all’organizzazione promossa da Miriade & Partners in combo con la preziosa collaborazione dell’AIS Napoli, ha presentato le nuove annate dei suoi vini, in un racconto di oltre 80 cantine dove ognuna delle quali si è fatta manifesto del proprio territorio.

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Ecco allora i “premiati” di Foodmakers, precisando, però, che quanto segue, suddiviso per le principali aree vitivinicole, non vuole essere una classifica, ma solo la personale preferenza della penna che scrive.

I vini bianchi della Costiera Amalfitana

In Costiera Amalfitana il primo bianco che nell’annata 2019 si fa ricordare è il Costa d’Amalfi Ravello Bianco Dop Vigna Grotta Piana” di Ettore San Marco. Un blend di Ginestrella, Biancolella e Falanghina, che ha visto appena 3000 espemplari. Mentre a ritroso di un anno, nel 2018, è il Costa d’Amalfi bianco Dop “Per Eva” di Tenuta San Francesco che lentamente evolve nel calice e mostra il potenziale di questo areale.

I vini Bianchi del Sannio

Tra i monovitigni, nel Sannio, brilla Mustilli con la sua Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti “Vigna Segreta” 2019.

I Vini Bianchi dei Campi Flegrei

E rimanendo sullo stesso vitigno, nei Campi flegrei, la Falanghina si presenta, invece, in tutt’altra forma e colore, e viene espressa alla perfezione da Agnanum, con il suo “Sabbia Vulcanica” una Falanghina Igp senza annata. Al pari risulta impeccabile, nello stesso territorio, anche la Falanghina dei Campi Flegrei DOPColle imperatrice” di Cantine Astroni, dove la bravura dell’enologo Gerardo Vernazzaro, si dimostra indiscutibile in “Strione” 2015, un calice nel quale si conferma la notevole potenzialità e spessore olfattivo che una Falanghina, con qualche anno in più sulle spalle, può regalare.

I vini bianchi dell’Irpinia – Fiano

Passando ad una delle zone a “più alta vocazione”, e dove, dunque, pare concentrarsi maggiormente l’aspettativa, c’è da dire che l’annata 2020, definita, dalla critica di settore, come annata “neoclassica”, si è presentata, nella sua declinazione di Dop Fiano di Avellino, effettivamente come “borghese”. Sono, in un giudizio generale, vini da odori e gusti senza demeriti, ma al pari che stentano, a trovare quei picchi di eccellenza, ai quali siamo abituati da questa terra. Eccellenze che arriveranno certo, non si stenta a credere, visto che uno dei tratti peculiari tanto del Greco che del Fiano, è la notevole longevità che li contraddistingue.

A voler dare, dunque, solo previsioni di stima il Fiano pare (ma solo pare) dimostrarsi, almeno in questa fase, superiore al Greco e si fanno ricordare, a calice terminato, Il Fiano di Avellino Dop di Di Meo dalla struttura olfattiva leggera e sinuosa, in un connubio di profumi secondari tra fiori bianchi e note vegetali dove il sorso è un giusto equilibrio tra acidità e sapidità. Mentre assume già i primi connotati di personalità, o leggasi di iniziale e piacevole evoluzione, il Fiano di Avellino Dop 2020 di Colli di Lapio, presentandosi abbastanza complesso sia nell’olfatto che alla beva.

Andando a ritroso nel tempo, classe 2019, Di Prisco presenta un Fiano di Avellino Dop che genera sensazioni di appagamento e soddisfazione per la buona struttura gustativa e acidità, mentre sotto altre vesti, o meglio nella zona sud della Denominazione, il Fiano si esprime sotto forma di piacevolezza aromatica ed olfattiva, grazie a “Particella 928” un Campania Fiano Igp 2019 di Cantine del Barone.

E a confermare, che il Fiano è, e deve essere valutato nel suo tempo, in quanto vitigno connotato di grande longevità (o più semplicemente che nella vita ci vuole sempre un po’ di pazienza), è “Cupo” 2018 un Campania Fiano IGP di Pietracupa nel quale il fiano inizia a mostrare le prime note del suo splendore intrinseco. Qui l’evoluzione non viaggia per selve oscure, ma la strada è ben delineata tra note di frutta agrumata che riecheggiano nuovamente in retronasale e si assestano solo dinanzi a vere e proprie pietre di sale che si avvertono al palato

I vini bianchi dell’Irpinia – Greco

Come accennato, il Greco, si mostra leggermente in sordina rispetto al suo competitor Fiano, ma in ogni caso, anche nella 2020, trova conferma nei soliti “noti” e meglio conosciuti all’anagrafe come Cantine di Marzo col suo Greco di Tufo Dop 2020 e “Alexandros” di Colli di Lapio, con il quale Clelia Romano regala un sorso dall’impeccabile fattura e notevole finezza olfattiva.

Nella classe 2019, “Miniere” di Cantine dell’Angelo, è un Greco di Tufo Dop dagli inconfondibili odori di grafite e fiammiferi, che diventano gioco forza in un sorso amplio e fresco. E nella stessa annata il Greco assume, invece, connotati di finezza ed eleganza grazie a “Pietra Rosa” di Di Prisco, il cui sorso conferma che Pasqualino Di Prisco è uno dei maestri indiscussi di questa denominazione.

Fuori gara, è, poi, Di Meo con “Vittorio” 2008 un Greco di Tufo Riserva Dop, che non ha confronti. Il suo colore si fa presagio della quasi matericità degli odori che fuoriescono dal calice, e così tra nespola, albicocca e zenzero, in un gioco di odori stratificati, trova ancora spazio nella struttura olfattiva, note di resina, erbe selvatiche e rami spezzati. Una morbidezza glicerica si impone, poi, al palato, ma l’equilibrio è garantito da una spalla acida ben presente e viva. Vino da lunga, lunghissima evoluzione.

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Che la Campania sia terra di bianchi, è noto quanto il fatto che non ci siano più le mezze stagioni. eppure sul fronte rossi, anche in questa 2020, arrivano alcune referenze che fanno parlare di sé. Non tanto nelle sue Denominazioni principali, dove l’Aglianico, per sua naturale predisposizione richiede tempi lunghi (lunghissimi) di attesa, quanto, invece, in quelle denominazioni e vitigni, se vogliamo meno noti, ma nelle quali si scorge una bella espressione della Campania e dei suoi vini.

I Vini rossi dei Campi Flegrei

E così stupiscono positivamente, le denominazioni dei Campi Flegrei a base di Piedirosso. Sono, infatti, veri “vini di sete” i Campi Flegrei Piedirosso Dop “Colle Rotondella” 2020 di Astroni e così, in ex aequo, anche il Piedirosso 2020 di   Agnanum e nella 2019 il “Vigna Madre” de La Sibilla.  

I Vini rossi dell’Alto Casertano

La squadra casertana, con un Terre del Volturno Igp de il Casolare Divino, “Tralice 2018”, regala un Pallagrello nero  che quanto a gusto pare rappresentare la terza via fra l’austera potenza dell’aglianico e la spensierata leggerezza del Piedirosso.

I Vini rossi dell’Irpinia

Infine, come detto, invece, sul fronte aglianico, quanto al Taurasi bisogna parlare, come è giusto che sia di un “futuro futuribile”, lasciando a questo vitigno il tempo necessario per esprimere quelle potenzialità che ad oggi paiono ancora inespresse.

Ma si fanno ricordare, nella nuova annate di Taurasi Dop’15, Boccella Rosa, Di Prisco e Tenuta Scuotto

Mentre andando a ritroso nel tempo, è sempre Perillo che col suo Taurasi Riserva Dop 2009 chiude in bellezza la degustazione di Campania Stories.

 

Titti Casiello

Assunta Casiello

Persa negli effluvi nobili del vino da quando la maggiore età glielo ha consentito, curiosa di tutto ciò che è nuovo e che si può e si deve conoscere nella vita. Classe '84, ha speso gli ultimi anni...

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