Adriana Firicano, attualmente Fondazione The Brass Group, con il suo cocktail La Lupa si è aggiudicata ad ottobre a Bologna il titolo di Lady Amarena Italia. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lei….

 

Ciao Adriana ci racconti come ti sei avvicinato al mondo della mixology?

Da piccola ho sempre coltivato tante passioni ma il mondo del bar  mi ha letteralmente rapita. Proverò a spiegarlo con un aneddoto che risale a più di  10 anni fa: avevo 12 anni quando vidi per la prima volta un barman noto a Palermo preparare un drink. Mi guardò e disse :”adesso farò una magia” prese un piattino gli mise l’assenzio e lo accese. Fu in quel momento che rimasi totalmente affascinata da quel mondo che ben presto avrebbe preso tutta la mia vita.

Partecipi a diverse gare, per esempio ricordiamo Lady Amarena 2019, che rappresentano per te le gare?

Sono sempre stata affascinata dalle competition, sono un modo per esporsi , mettersi alla prova ed imparare a gestire l’ansia da prestazione.  In  3 minuti devi dimostrare tutto quello che sai fare.  Capisci bene che la pressione è davvero tanta ma l’adrenalina e la voglia di dimostrare quanto vali a te stessa la valgono tutta.

Purtroppo c’è sempre l’altra faccia della medaglia. Per partecipare devi avere un carattere davvero molto forte  potresti infatti  ricevere delle  critiche costruttive  ( quindi  che ti spingono a migliorare)  come quelle  totalmente distruttive e sterili.  Non hai idea di quanti ragazzi della mia età ho visto  allontanarsi  dal mondo del bartending per questo motivo.

 

Il nome del tuo cocktail è “La lupa” ispirato alla celebre novella di Giovanni Verga, Da dove nasce questa suggestione?

Volevo mostrare quanto forme d’arte completamente diverse possano in realtà collimare portando  con me un pezzetto della mia Sicilia Bedda.“La lupa ” in quanto protagonista  rompe qualsiasi stereotipo di Donna, non si sottomette al patriarcato maschile e se ne frega totalmente di ciò che pensa la gente. Beh, come poteva non affascinarmi?

Tre cose fondamentali per essere una barlady?

Purtroppo stare al bar per una donna non è per niente facile ma Non voglio fare tutti quei discorsi già sentiti mille volte.  Non posso negare che in soli 5 anni di carriera lavorativa me ne siano successe di tutti colori quindi sicuramente la prima cosa fondamentale che dovrebbe avere una barlady è avere un carattere forte; essere attenta ai dettagli e continuare a studiare moltissimo, inutile negare la differenza di prestanza fisica fra una barlady e un barman. C’è, esiste. Ma in questo lavoro contro tutte le aspettative, la prestanza fisica non è poi così importante ed infine essere ospitali con in cliente.

 

Quale tecnica di miscelazione preferisci?

Non ho una tecnica di miscelazione preferita, dipende sempre dal drink richiesto dal cliente. Posso dirti però che quando sono molto nervosa, amo lo Stir and Strain, mi rilassa molto diluire e raffreddare.

Ma quanto spazio ha la creatività nel tuo lavoro?

Sarebbe semplice risponderti “molta”, in realtà  amo rispettare  la tradizione  e soprattutto la storia che c’è dietro un  drink.

Quando creo dei Twist on Classic ad esempio  amo aggiungere un particolare, un piccolo dettaglio che non va a snaturare la struttura del drink o il suo bilanciamento ma aggiunge  qualcosa di mio in un cocktail che ha secoli di storia.

 

E il distillato che preferisci miscelare?

Da qualche tempo a questa parte mi sono avvicinata al mondo del whisky,comprese tutte le tipologie e sue sfumature.  E’ davvero un mondo che mi affascina e piace.

Qual è il cocktail che preferisci bere e quello che preferisci realizzare?

Amo follemente il Mint JULEP infatti la lupa è proprio un twist on classic del suddetto , drink che mi ha portata alla vittoria della competition  “ Lady Amarena Italia ” e mi ha permesso di arrivare sul podio per “Lady amarena Global”.

Il cocktail che preferisco realizzare  è l’Hanky Panky, drink storico di Ada Coleman, icona  per tutte le donne al Bar.

 

A tuo parere, cosa non può mancare in un bar, a livello di servizio, di attenzione?  I

Dire che sono tre le caratteristiche principali che non possono mancare

-Empatia con il cliente

-Attenzione ai dettagli

-Creare una squadra affiatata ed appagata con a capo un buon leader.

Come vedi non ho inserito il bilanciamento del drink, ho sempre sostenuto che se mancano questi requisiti per me fondamentali pur magari  facendo degli ottimi drink l’esperienza del cliente  al bar è del tutto insoddisfacente.

Progetti per il futuro?

I progetti per il futuro ci sono ed anche tanti ma  da Siciliana D.O.C. sono molto scaramantica , di conseguenza preferirei   mi accompagnaste in questo bellissimo viaggio per scoprirli insieme.

Luigi Cristiani

Luigi Cristiani

Laureato in Economia, ha poi conseguito un MBA presso lo Stoà. Lavora in Enel Green Power dove si occupa di pianificazione e controllo . Dal 2010 scrive su diversi blog di economia e finanza (Il Denaro,...

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