Presentazione del progetto “Abere” di Marco Tinessa e Thomas Piras.
“Ci vediamo Abere!” È questa la domanda – per la verità più un imperativo “rituale” – che gli invitati si sono scambiati nei giorni precedenti all’evento di degustazione, tenutosi il giorno lunedì 13 Luglio presso l’Enopanetteria di Stefano Pagliuca in Melito di Napoli, da anni sede di prestigiosi ed “elettivi” eventi eno-gastronomici.
Il vino è cultura e la cultura unisce, ha una funzione di condivisione, di gusti, sguardi ed opinioni, che purtroppo ci è stata negata, nelle sue implicazioni di interazione sociale, in questi mesi di lockdown, e che quindi non vedevamo l’ora di riprendere a pieno ritmo.
È questa l’estrema sintesi, ed il fine ultimo, dell’evento di degustazione tenutosi in enoteca, svoltosi, come dicevamo, sotto l’egida del patron di casa Stefano Pagliuca e della propria moglie Raffaella Verde, i quali hanno deliziato gli astanti con gli oramai leggendari taglieri di pizze gourmet.
Presenti all’evento sommelier e responsabili di sala di eccellenze campane, ristoranti stellati di Napoli e provincia, e non solo: impossibile menzionare tutti, davvero imponente la schiera degli invitati, tra cui i bistellati Gianni Piezzo, Mario Sposito, Maurizio Cerio, seguiti da Alfredo Buonanno, Ciro Sannino, Salvatore Maresca, Alfredo Raucci, Pino Esposito, Imma Verde, Anna Coppola, Giuseppe Ventriglia, Salvatore Russo, Vincenzo Falcone.
Ma cosa abbiamo degustato?
Nel catalogo di “Abere!” non sono presenti solo vini italiani, ma anche Francesi, Spagnoli e Tedeschi, aventi come fil rouge quello di spostare l’attenzione dall’appartenenza geografica alla capacità di interpretare i fenomeni della natura, in vigna ed in cantina, insomma vini “artigianali” senza tuttavia incorrere in dogmatismi e pregiudizi “di bevuta”.
Un vino che non deve avere segreti, dalla vigna alla bottiglia, che possa raccontarsi senza veli a chi si versa un calice, in ultimo sapendo privilegiare la schiettezza e franchezza di gesta: un reciso diniego agli infingimenti ed alle necessarie appartenenze a categorie di settore, che possano influenzarne la filosofia produttiva sottesa.
Ecco i tre vini , che per me, hanno lasciato un segno:
Tenuta Anfosso, siamo in Liguria e l’azienda è stata fondata nel 2002 con 4.2 ettari vitati.
I grappoli sono raccolti a mano e portati in un vecchio garage adibito a cantina.
L’azienda produce varie tipologie di rossese ma quello che mi ha colpita è “Antea”, 100% rossese bianco. La grande particolarità è che Alessandro, proprietario della cantina, è l’unico a vinificate questo vitigno in purezza.
“Ognostro bianco”, siamo in Campania , nel comune di Montemarano. Dopo il successo di “Ognostro rosso”, Marco Tinessa aggiunge alla sua cantina anche un bianco.
Il vino è ottenuto dalla vinificazione in purezza di Fiano, il quale è coltivato in organico. Al mosto in fermentazione non vengono aggiunti solfiti né lieviti selezionati, ma la fermentazione avviene con lieviti indigeni. Questa scelta, condivisa anche da altre cantine e vigneron, permette di dare un carattere unico e singolare ad ogni annata.
Insomma, le sorprese non sono mancate , così come non è mancata la curiosità da parte dei partecipanti.
Non ci resta che alzare i calici, e sperare che eventi del genere possano ripetersi sempre più di frequente, con la stessa volontà innovativa, qualità dei prodotti e lungimiranza organizzativa!